GUERRA NELLO YEMEN E CONVITATI DI PIETRA

GUERRA NELLO YEMEN E CONVITATI DI PIETRA

 

Lo Yemen…sta diventando di moda…un’altra regione strategica nell’ordinato caos mediorientale.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini 

Il 4 maggio, il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) al termine della riunione per discutere della crisi yemenita comunica attraverso il Ministro degli Esteri al-Jubeir che l’Arabia Saudita sta valutando l’ipotesi di un cessate-il-fuoco temporaneo per consentire l’arrivo di aiuti ai civili.

Una delle porte di accesso alla città di Sanaa

Una delle porte di accesso alla città di Sanaa

L’ipotesi prevede il coordinamento della distribuzione di viveri, medicine e altri generi di prima necessità con l’ONU.

In effetti, la guerra ha causato in poco più di un mese 1.244 morti e 5 mila feriti con un alto numero di vittime civili, abitazioni e infrastrutture civili.

Per la prima volta dalla fondazione del CCG nel 1981, è presente al Vertice un leader straniero il Presidente francese Francois Hollande.

Il Presidente Hollande conferma il suo supporto alla Coalizione dei dieci Paesi impegnati nella guerra yemenita e raggiungerà il giorno successivo il Qatar per ultimare la vendita dei jet da caccia Rafale a Doha.

E, a proposito di bombardamenti aerei sullo Yemen, con sorprendente coincidenza con il meeting del CCG, il Rapporto dell’Human Rights Watch (HRW) denunzia l’utilizzo nello Yemen da parte della Coalizione araba a guida saudita, di bombe a grappolo, proibiti dalla Convenzione Internazionale ONU del 2008 sulle armi a grappoli, adottata da 116 Stati.

L’HRW presenta video e altri elementi di prova che indicano come le bombe a grappolo siano state utilizzate il 17 aprile nel corso di attacchi aerei della Coalizione su roccaforti degli Houthi. Sul posto, sono stati trovati ordigni del tipo BLU 108, prodotti dalla Textron System Corporation e fornite dagli USA ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

In merito, gli Stati Uniti difendono la liceità della vendita perché, come l’Arabia Saudita, non hanno firmato la Convenzione che proibisce quell’armamento.

In realtà, gli americani non dicono che la legge statunitense vieta la vendita di bombe a grappolo a Paesi che ne fanno uso in aree abitate da civili. Del resto, USA e Gran Bretagna tra il 2003 e il 2006 sganciarono sull’Iraq 13 mila bombe a grappolo.

E bombe a grappolo cadono anche in Siria il 2 maggio, durante un raid USA contro lo Stato Islamico a Birmahle, a Nord Est di Aleppo, uccidendo 52 civili, come denuncia l’Osservatorio Siriano per i diritti umani.

L’Esercito americano conferma di aver bombardato l’area due giorni prima negando di avere colpito zone abitate da civili. Sostanzialmente gli USA ripropongono per lo Yemen lo stesso metodo, opportunamente adattato, utilizzato nelle guerre in Afghanistan e Iraq.

In questi Paesi, infatti, esiste l’impunità per i reati commessi dal personale americano e dai contractors USA impegnati nel conflitto attraverso contrattati bilaterali (SEPA) firmati dai Presidenti dei Paesi aggrediti. Presidenti eletti su indicazione e/o con il chiaro appoggio USA.

In questo scenario non manca il convitato di pietra, anzi due: Al Qaeda in the Arabian Peninsula (ACQAP) e l’Islamica State of Iraq and Sham. Anche se non fanno parte ufficiale della Coalizione, ne svolgono nello Yemen un’attività speculare, come del resto fanno in Siria.

Dall’inizio della guerra, hanno aumentato gli attacchi contro i “ribelli” Houthi, sciiti zaiditi, nella capitale Sana’a, nella roccaforte sciita del Nord Sa’dah, nella provincia di Shabwa, a Sud Est del Paese, e ad Ibb. I responsabili sono AQAP e ISIS che hanno causato 137 morti e 350 feriti fra gli Houthi, colpendo moschee, strutture governative, obiettivi militari e civili sciiti.

E, in un crescendo di rivendicazioni e smentite, ISIS non ha fatto mancare i video con la decapitazione di 4 soldati yemeniti e la fucilazione di altri 11 (ISIS rivendica con il nome Katiba di Shabwa e AQAP smentisce ogni suo coinvolgimento) il 30 aprile a Shabwa.

Precedentemente, sempre ISIS aveva rivendicato l’uccisione di 5 “ribelli” Houthi a Ibb.

Sulle due formazioni non è ancora chiaro se vi sia uno scontro o una collaborazione tattica.

Fatto sta che AQAP da gennaio 2015 si avvale di un Comitato Rivoluzionario guidato dal Partito Assarallah e con a capo Mohammed Alì al-Houthi.

Mohammed Alì al-Houthi (fonte: Daily Mail)

Mohammed Alì al-Houthi (fonte: Daily Mail)

Gli Houthi oltre a mantenere la zone occupate da settembre 2014, sono tuttora saldi nella capitale Sana’a e ad Aden.

Nella “nuova capitale” peraltro l’Esercito governativo ha schierato il 3 maggio i primi 100 soldati della “Coalizione” (truppe da Sudan ed Emirati) arrivati per una “ricognizione sul terreno” che sarebbe stata organizzato dai sauditi, che però negano. Sembra ci sia una sorta di divisione territoriale fra AQAP e ISIS.

AQAP aumenta la sua influenza a Est e a Sud del Paese, mentre ISIS e le sue ramificazione privilegiano la capitale e il Nord.

A latere delle due formazioni vi è poi Ansar al Sharia, vicina ad AQAP, che ha conquistato località strategiche per il controllo delle modeste risorse energetiche del Paese.

Resta una certezza: la guerra continua.

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