USA, IRAN E L’ACCORDO SUL NUCLEARE…ma si sono messi d’accordo? E lo Yemen?

USA, IRAN E L’ACCORDO SUL NUCLEARE…ma si sono messi d’accordo? E lo Yemen?

Sintetiche note sulla situazione attuale sul tanto ‘sbandierato’ accordo Usa-Iran sul nucleare…che non si siano compresi? Problemi di lingua e traduzione?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

 Appena dieci giorni dopo lo storico accordo sul nucleare fra il Gruppo P 5 + 1 (i 5 Paesi membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania) e l’Iran, il Presidente USA approva un provvedimento della Commissione Esteri del Senato che attribuisce al Congresso l’incarico di rivedere l’intesa con Teheran.

Si tratta di un documento che la C.E.S. ha deliberato all’unanimità condivisa da democratici e repubblicani per una riscrittura dell’accordo del 2 aprile la cui firma è prevista per il 30 giugno.

Per quanto attiene ai Trattati Internazionali, il Presidente USA ha il potere di evitare il coinvolgimento di Camera e Senato mentre per la revoca delle sanzioni solo il Congresso può decidere a meno che non intervenga l’ONU. In pratica l’annunciato accordo storico si trova in bilico.

L'Ayatollah Khamenei

L’Ayatollah Khamenei

Che succede?

Nella dichiarazione congiunta di Losanna si legge “fine delle sanzioni USA e UE contemporaneamente all’applicazione, verificata dall’AIEA, degli impegni presi da Teheran”.

Invece, nella scheda diffusa dagli USA subito dopo l’intesa si legge “sospensione delle sanzioni solo quando l’AIEA avrà compiuto i passi concordati…. e .. ripristino in caso di inadempienza”.

In sostanza, contrariamente alle dichiarazioni congiunte, il Presidente USA sostiene la rimozione graduale e condizionata delle sanzioni. Questa posizione è appoggiata anche dal Presidente francese.

A fronte di questa interpretazione, il Presidente iraniano Hassan Rowhani precisa che non firmerà alcun accordo se le sanzioni non verranno rimosse sin dal primo giorno della sua applicazione. La Guida Suprema Alì Khamenei si schiera con Rowhani e accusa di slealtà gli USA per aver diffuso una scheda confliggente con la dichiarazione congiunta. Sul fronte interno, i conservatori riprendono le critiche contro la leadership accusandola di aver firmato un accordo che gli USA presentano come una resa della sovranità iraniana.

Nel quadro geo-politico, Teheran sembra invece riprendere influenza sulle principali crisi regionali nonostante l’opposizione di Arabia Saudita e Israele che vivono come una minaccia l’intesa USA-Iran sul nucleare. L’attivismo iraniano prende corpo in più iniziative.

Innanzitutto, la Russia toglie subito l’embargo alla fornitura di missili anti-aerei S-300 deciso nel 2010 e che dopo gli accordi di Losanna ritiene superato. E, a fronte alle preoccupate reazioni di USA e Israele, Mosca sta negoziando con Teheran anche la costruzione di reattori nucleari e l’assemblaggio di veicoli russi.

Sin dall’intervento della Coalizione sunnita a guida Arabia Saudita nello Yemen a fine marzo, l’Iran non rimane uno spettatore inefficace. I bombardamenti della Coalizione hanno causato oltre 700 morti, più di 2 mila feriti e 120 mila rifugiati interni.

L’Arabia Saudita ha ottenuto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU una Risoluzione che impone l’embargo di armi ai ribelli Houthis e le dimissioni dell’Inviato Speciale ONU per lo Yemen, il marocchino Jamal Ben Omar, impegnatosi per 4 anni per una riconciliazione mai avvenuta.

L‘Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) è alla ricerca di fondi per un Paese in cui 10 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà con meno di 2 dollari al giorno, 16 milioni sono privi di acqua potabile e 5 milioni, compresi 900 mila bambini, soffrono di malnutrizione.

Teheran prende contatti con Turchia, Pakistan e Oman e propone un piano articolato con una premessa e quattro punti:

  • immediata fine dei bombardamenti per evitare vittime innocenti;
  • cessate il fuoco, assistenza umanitaria, dialogo inter-yemenita, Governo di larghe intese.

Nonostante l’Arabia Saudita accusi l’Iran di interferenza invasiva nello Yemen supportando gli Houthis con armamento e unità combattenti, in realtà questa piccola componente sciita è certamente sostenuta dall’Iran ma non ha alcun collegamento organico come Libano, Siria, Iraq.

imagesIn realtà negli anni ’60, l’Iran dello Shah Reza Pahlavi controllava il Paese, ma sin dal decennio successivo l’Arabia Saudita ha influenzato il Paese aprendo la scuola Wahabita (allora sconosciuta nello Yemen), istituzioni, moschee e opere caritatevoli, che hanno dato inizio agli scontri fra gli Houthis, che, perseguitati, si sono spostati soprattutto nel Nord del Paese.

Gli Houthis sono militarmente sostenuti soprattutto di militari e intere tribù rimasti fedeli all’ex Presidente Saleh. Ora i sauditi appoggiano i Fratelli Musulmani del Partito Al Islahl.

In questa altra guerra accadrà quanto sta avvenendo in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Mali, Sud Sudan. Le formazioni combattenti di matrice qaedista trarranno vantaggio da instabilità e mancato controllo del territorio del Paese e faranno sentire la loro voce.

Come sta facendo Al Qaeda in the Arabian Peninsula (AQAP) che il 16 aprile ha assaltato aeroporto, porto e impianto petrolifero di Mkallah, nell’isolata provincia meridionale di Hadramawt.

E l’Islamic State of Iraq and Sham (ISIS) inizia a inviare gruppi di militanti.

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