I CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE, QUESTI SCONOSCIUTI!

I CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE, QUESTI SCONOSCIUTI!

Una interessante sintesi sulla presenza cristiana in Medio Oriente e sulla assoluta necessità del dialogo interreligioso anche se molte persone sostengono che non ci può essere dialogo con l’Islam. Invece il dialogo con l’Islam vero c’è; quel che non è possibile è il dialogo con volgari tagliagole che dicono di agire in nome dell’Islam.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Di questi tempi sentiamo molto parlare dei cristiani perseguitati in terra mediorientale (e non solo), bersagli di organizzazioni terroristiche ed estremiste.

Il recente attentato di metà marzo a Lahore, capitale del Punjab pakistano, l’ultimo di una lunga serie contro le chiese cattoliche di qualsiasi rito, ha riacceso l’attenzione sulla difficile vita dei cristiani ed ha provocato un’indignazione generale, compresa quella del Santo Padre.

E’ prepotentemente tornato alla ribalta il concetto di fondamentalismo, sinonimo di anti-occidentalismo, frutto della lotta contro il materialismo e la corruzione del mondo occidentale.

Il fatto che la persecuzione dei cristiani sia accresciuta in quest’ultimi anni, è legata in parte a questioni di natura economica e politica. Un occidente meno ricco ed un terzo mondo (se non tutto almeno in parte) in forte espansione.

Papa Francesco a Gerusalemme

Papa Francesco a Gerusalemme

Un gioco delle parti che modifica antichi equilibri ritenuti inamovibili. Il mondo di oggi non è mai stato così poco “occidente-centrico” e non è difficile poter immaginare che quella parte che s’è sentita sfruttata, umiliata, non considerata, abbia voglia di rivincita. Una rivalsa che colpisce i soggetti ritenuti più deboli ed indifesi: i cristiani appunto.

Ma quanto li sentiamo vicini a noi cristiani di Roma, i cristiani d’Oriente? Forse meno di quello che pensiamo, soprattutto perché disconosciamo la loro storia, dove e come vivono, quanti sono. E (fortunatamente) disconosciamo la difficoltà di vivere liberamente la propria religione in terre schiacciate da un Islam imperante diviso tra un sunnismo dominante e lo sciismo.

In Medio Oriente ci sono circa 16 milioni di cristiani (più di 5 milioni di rito cattolico) che vivono in mezzo a 400 milioni di arabi. Si calcola che nel mondo a più di 200 milioni di Cristiani viene impedito di professare liberamente il proprio credo; di certo la situazione rispetto al passato non è migliorata.

Ad eccezione di Cuba, degli Emirati Arabi Uniti e del Qatar in cui ci sono segnali positivi, l’intolleranza religiosa s’è acuita in Afghanistan, Siria, Yemen, Sudan, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Iran, Somalia, Pakistan, Nigeria, Maldive e Repubblica Centrafricana.

In Iraq, del milione e mezzo di Cristiani censiti prima della guerra e residenti a Baghdad, a Kirkuk e a Bassora, sarebbero rimasti non più di 400 mila; a Mosul sono completamente spariti dopo l’avanzata dell’Isis.

Diaspora di Cristiani anche in Siria con l’uccisione ed il rapimento di molti religiosi (ancora è ignoto il destino di Padre Dall’Oglio), e molti conventi e monasteri sfregiati e razziati.

I cristiani di Gaza (da it.radiovaticana.va)

I cristiani di Gaza (da it.radiovaticana.va)

A Gaza la piccola comunità cristiana è ciclicamente oggetto di attacchi da parte degli estremisti islamici; stessa sorte per i Cristiani copti d’Egitto che, con il 10% dei 90 milioni di abitanti, rappresentano la più grande minoranza cristiana di tutto il Medio Oriente.

In Birmania, Cina, Corea del Nord, Azerbaigian ed Uzbekistan, le persecuzioni non sono legate a motivi prettamente religiosi, bensì alla presenza di regimi dispotici e totalitari.

La notizia dei cristiani costretti ad abbandonare le loro case e fuggire non è un fatto nuovo, basti pensare a ciò che è successo in Armenia lo scorso secolo, oppure in Grecia.

Molti religiosi cristiani hanno apertamente manifestato la loro preoccupazione: un autorevole esponente del Patriarcato dei Caldei iracheni ha parlato di “piani satanici” contro la popolazione cristiana che ogni giorno nelle televisioni, nei giornali e nelle piazze, vengono definiti degli infedeli e trattati come cittadini di seconda serie.

Cristiani identificati come “occidente”, portatori di mali oscuri che devono essere perseguitati. Si dimentica però, o si fa finta di dimenticare, che oggi il Cristianesimo ha perso la sua spinta propositiva, a differenza dell’Islam che ha un ruolo decisamente più marcato nelle società mediorientali.

Nell’Islam non ci sono due autorità distinte e separate come nel cristianesimo; non c’è Dio e Cesare, non c’è una Chiesa e uno Stato ognuna con la propria giurisdizione, con le proprie leggi ed istituzioni.

Per un musulmano Chiesa e Stato sono la stessa cosa, anzi lo Stato islamico è considerato una necessità per custodire, difendere e preservare la legge di Dio. Nella teoria e nella concezione popolare lo Stato Islamico è “semplicemente” una teocrazia.

Del resto, tutti gli storici sono concordi nel ritenere da sempre l’Islam una religione del potere in cui il fatto che i musulmani possano governare i non musulmani, rientra nella normalità della percezione religiosa.

Dalla diaspora dei cristiani iracheni che ancora utilizzano l’aramaico antico, la lingua più utilizzata ai tempi di Gesù, all’attività dell’Isis in Siria, il passo è stato relativamente breve.

I miliziani dello Stato islamico agiscono non solo nell’Iraq centro-settentrionale ed in Siria, ma anche negli altri paesi della regione mediorientale con l’obiettivo di scardinare i confini coloniali – retaggio occidentale da più di un secolo – e creare una zona araba islamica unita e forte comprendente non solo il Medio Oriente, ma anche il Nord Africa, parte dei Balcani e dell’Asia occidentale. La minaccia è reale, e le potenze mondiali sono in allerta.

In tutto ciò che sta succedendo, la Chiesa cristiana d’Oriente è priva di colpe? Certamente no. Il problema più evidente è la sua frantumazione e divisione, foriera d”incomprensioni e di liti che non aiutano l’unità dei cristiani.

Riavvicinamento  tra la Chiesa cattolica e la Chiesa cristiana d'Oriente (Fonte: Wikipedia)

Riavvicinamento tra la Chiesa cattolica e la Chiesa cristiana d’Oriente (Fonte: Wikipedia)

Probabilmente ci sono troppe correnti e riti tra la Chiesa alessandrina, l’antiochena, l’armena, la caldea e la bizantina, in cui ciascuna parte vuole conservare la propria tradizione, senza nulla cedere a vantaggio di una unione d’intenti.

In questi tempi (forse più che in passato), c’è un autentico bisogno di riscoprire l’aspetto missionario di una Chiesa pronta ad impegnarsi e che per lungo tempo, per ragioni storiche e per sopravvivenza, è stata poco attiva ed in qualche caso anche “collusa” con il potere locale.

Cosa fare allora per arginare la deriva di un Islam violento che non ha nulla a che vedere con un Islam moderato? Quale strategia si deve adottare per fermare l’avanzata dell’Isis?
In primis l’intervento – non inteso (solo) come intervento militare – della comunità internazionale allo scopo di riconciliare le parti in lotta, difendere la libertà religiosa e dare sostegno e supporto alle varie comunità.

Altresì è importante ricucire il dialogo interreligioso per poter arrivare finalmente ad una soluzione del conflitto tra israeliani e palestinesi, senza tralasciare l’Iraq, la Siria e la Libia.

Infine, investire da subito sull’educazione, antidoto contro la paura e il radicalismo, affinché le nuove generazioni possano dialogare tra loro senza ostacoli ideologici ed essere portatori di un reale cambiamento che accetti la diversità, il pluralismo ed i principi del multiculturalismo e della libertà religiosa.

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