USA – IRAN. ANALISI SU IPOTESI DI ACCORDO SUL NUCLEARE. E’ l’ora delle decisioni….

USA – IRAN. ANALISI SU IPOTESI DI ACCORDO SUL NUCLEARE. E’ l’ora delle decisioni….

John Kerry ha dichiarato che è il momento delle decisioni finali rispetto al nucleare iraniano. A che punto è la situazione?

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

John Kerry

John Kerry

Il 21 marzo a Losanna, il Presidente iraniano Hassan Rohani e il Segretario di Stato USA John Kerry parlano di importanti progressi per la conclusione positiva dei colloqui sul nucleare iraniano nel prossimo round di incontri previsti il 26 marzo con chiusura il 31. In realtà la situazione rimane in bilico per le posizioni confliggenti in seno alle stesse parti e fra gli interessati attori esterni. Ne analizziamo i punti salienti per Iran, USA e protagonisti ineludibili.

Situazione IRAN e Gruppo 5 + 1 (i 5 membri permanenti nel C.d.S ONU e la Germania).

Con l‘adesione al Trattato di non Proliferazione Nucleare nel 1968, l’Iran si impegna a non sviluppare armi nucleari ma è accusata da più parti di utilizzare il programma civile per produrre anche uranio arricchito e plutonio potenzialmente adeguate all’uso militare.

In merito, sarebbe in corso un Accordo che prevede l’invio dell’uranio arricchito in Russia per la trasformazione in barre di combustibile per alimentare la centrale nucleare di Boushehr.

L’Iran accetta di ridurre la quantità dell’uranio arricchito al 20%, mentre il Gruppo di contatto chiede che la produzione dell’uranio arricchito si limiti al 5%.

Teheran ha inoltre costruito due siti di arricchimento di uranio a Natanz e a Fordow, sotto terra e anti-bomba e non lontano da Qom. Di questo ultimo il G. P 5 + 1 chiede la chiusura mentre l’Iran ne propone la trasformazione in Centro di Ricerca Medica.

Il Presidente della Repubblica Islamica Iraniana, Hassan Rohani (Foto Irna)

Il Presidente della Repubblica Islamica Iraniana, Hassan Rohani (Foto Irna)

L’Iraq ha anche costruito ad Arak un reattore ad acqua pesante destinato alla ricerca accettando di limitarne la produzione di plutonio a un chilo all’anno.

L’Iran firma nel 2003 il Protocollo Aggiuntivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) che consente più rigide ispezioni nelle installazioni nucleari ma il Parlamento non lo ha ancora ratificato. In merito, il G. P 5 + 1 chiede la ratifica del Protocollo e l’estensione del regime ispettivo per 20 anni a fronte dell’accettazione dell’Iran a 5 anni.

Fondamentale richiesta dell’Iran è l’abolizione di tutte le sanzioni economiche impostegli nel 2006 nella prima risoluzione dell’ONU. Contenzioso questo particolarmente difficile perché USA e Unione Europea hanno adottato sanzioni distinte. Inoltre, per gli USA la revoca di alcune sanzioni dipende dal Presidente mentre altre dal Congresso, attualmente a maggioranza repubblicana, contrario a qualunque Accordo con l’Iran. Sul punto, peraltro, nell’Accordo provvisorio del 20 gennaio 2014 USA e G. P 5 + 1 hanno rimosso alcune sanzioni.

L’opposizione all’Accordo: USA, Iran e Israele

Durante gli incontri dell’Iran con il G. 5 + 1 in Svizzera, 47 dei 54 Senatori Repubblicani assumono un’iniziativa senza precedenti e firmano una lettera indirizzata alle Autorità iraniane nella quale dichiarano che eventuali impegni assunti dall’attuale Presidente non sarebbero vincolanti per il suo successore.

I conservatori iraniani sono rinforzati dalla nomina dell’Ayatollah Mohammad Yazdi, ultra-conservatore, a Capo dell’Assemblea degli Esperti, consesso che orienta la nomina della Guida Suprema. Essi chiedono alla Guida Suprema Alì Khamenei che l’eventuale Accordo venga sancito dall’ONU per evitare che gli USA rifiutino la revoca totale delle sanzioni e contestualmente la Guida sottolinea che i colloqui con il G. 5 + 1 sono inerenti solo alla questione nucleare e non riguardano la crisi siriana.

Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, riconfermato nelle elezioni del 17 marzo, invita il portavoce della Camera USA John Boehner e un gruppo di Senatori del Congresso in Israele il 31 marzo, data scelta per la coincidenza con la chiusura dei colloqui sul nucleare iraniano. La posizione del premier è ampiamente sostenuta dalla maggioranza del Paese.

Critiche alla posizione di Tel Aviv da media ed esponenti israeliani.

Il logo dell'emittente qatarina Al Jazeera

Il logo dell’emittente qatarina Al Jazeera

Durante il negoziato sul nucleare, l’emittente qatarina “Al Jazeera” e il quotidiano britannico “Guardian” entrano in possesso del documento “Spycables” relativo alla valutazione del pericolo sul nucleare iraniano tra il Mossad e il Primo Ministro nel corso degli anni. Dai documenti emerge fra l’altro che quando il Premier nel 2012 mostrava all’ONU il disegno di una bomba con la miccia accesa sottolineando che l’Iran avrebbe avuto l’atomica entro un solo anno, il Mossad riteneva il pericolo remoto spiegando che l’Iran lavorava all’arricchimento di uranio per i reattori a scopi civili per rifornimento energetico e ricerca scientifica.

Il Mossad aggiungeva che: il 5% dell’uranio arricchito e la provvista di 100 chili di uranio al 20% erano in linea con le necessità del rifornimento dei reattori; non emergevano indicazioni tali da ipotizzare un innalzamento dei livelli di arricchimento per scopi militari. Inoltre, gli ex Capi del Mossad Meir Dagan, dimessosi nel 2011, ed Efraim Halevy hanno pubblicamente e in più occasioni ridimensionato la minaccia iraniana sostenuta dal Primo Ministro. Nel maggio 2014, inoltre, il Generale Uzi Eilam, per 10 anni membro della Commissione per l’Energia Atomica Israeliana, durante un’intervista spiegò che per realizzare l’atomica l’Iran avrebbe avuto bisogno di oltre 10 anni.

Conseguenze nel quadro geostrategico nell’ipotesi di un Accordo.

Un eventuale Accordo avrebbe ripercussioni nell’intera regione mediorientale perché rafforzerebbe l’Iran e la “mezzaluna sciita” formata da Iran, Iraq, Siria, Libano e formazioni palestinesi filo-sciite.

Teheran rimane, nonostante le sanzioni che stanno strangolando economicamente, il Paese di fatto sinora vincitore sul terreno della guerra insieme a Hezb’Allah libanese e Curdi sull’Islamic State of Iraq and Sham ( ISIS).

L’Iran ha condiviso con gli USA le dimissioni di Nuri al-Maliki, ex Premier e primo responsabile della situazione in cui si trova l’Iraq per avere emarginato e combattuto sunniti e curdi e consentito una corruzione anche a danno delle Forze Armate, come emerso dallo scandalo del pagamento dei 50 mila militari mai esistiti.

L’Iran, come riconosciuto pubblicamente dal Segretario di Stato USA, è l’unico in grado di porre fine alla guerra in Siria.

Ma è anche più debole economicamente e ancora privo di un ruolo economico e, soprattutto, è attaccato dai Paesi più vicini all’America: Israele, Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), Asse sunnita, gran parte degli esponenti politici statunitensi. Come emerge da alcuni recenti esempi.

Nel febbraio 2015, Israele con un raid aereo sul lato siriano del Golan ha ucciso 12 militari delle unità speciali di Iran ed Hezb’ Allah, fra cui due generali (uno libanese, l’altro iraniano) che combattevano contro ISIS.

L’Asse sunnita agevola, paga e arma formazioni anti-siriane, molto delle quali si congiungono all’ISIS, portandosi le armi ricevute.

Gli Stati Uniti dalla proclamazione della Repubblica Islamica Iraniana nel 1979, hanno: armato Saddam Hussein per scatenare la 1° guerra del Golfo (1980 – 1988) contro Teheran; vietato ogni scambio commerciale con l’Iran dal 1995; ottenuto la risoluzione 1737 del dicembre 2006 per proibire la vendita all’Iran di materiale e tecnologia nucleare balistica.

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