LE BRIGATE DI DAISH

LE BRIGATE DI DAISH

Quali sono le forze militari di DAISH? Una carrellata.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini       

Negli ultimi mesi l’organizzazione “Al Dawlah al-Islamiyyah fi Iraq wah Sham” (DAISH) ha registrato un sensibile aumento di occidentali convertiti all’Islam radicale e di formazioni di matrice qaedista.

A ottobre, il gruppo responsabile dell’uccisione di centinaia di militari egiziani, Ansar Bait al Maqdis, attivo nel Sinai, ha giurato obbedienza ad Abu Bakr al Baghdadi (nome di battaglia di Ibrahim Awad Ibrahim Abu Badr bin Amosh, al Badri al Samarrai, nato a Samarra e non nella capitale irachena), autonominatosi Califfo di DAISH e del mondo islamico.

Il movimento di Baghdadi ha accettato il giuramento della formazione egiziana attraverso una registrazione audio, anche per dimostrare che il Califfo non è stato ucciso come diffuso dai media il 9 novembre.

Solo due mesi prima, un altro gruppo egiziano, “Jund al Khilafah fi Ard al-Kinana” (I Soldati

del Califfo in Egitto), si era affiliato a Baghdadi.

Dal continente africano le organizzazioni che si affiancano a Daish sono: a settembre, “Al

Qaeda in the Islamic Maghreb” di Mokhtar Belmokhtar operante da Algeri all’intera

fascia sahelo-sahariana fino al Corno d’Africa e il gruppo Khoresan di Muhren

al Fadhli, già vicino a Osama bin Laden e al Fonte al-Nusra; la libica “Ansar al Sharia

che a novembre proclama il Califfato a Derna; in Nigeria, sin dal luglio gli integralisti

di Ahlis Sunna Lidd’awati wal-jihad” (Militanti Impegnati alla Propaganda degli

e del jihad secondo i princìpi del Profeta) noti in Occidente come il gruppo Boko Haram;

a luglio gli Shabaah somali.

Altre formazioni che si riferiscono a Daish sono: “Al Qaeda in the Arabian Peninsula”

(AQAP) yemenita comandata da Nasser al-Wusheyshi; nella regione dello “Sham” (Libano,

Siria, Iraq), il piccolo gruppo Abdullah Azzam, attivo nella zona transfrontaliera Siria- Libano e al-Nusra, passato dalla guerra all’ ”Islamic State of Iraq and Sham” (ISIS) oggi Daish, alla tregua in agosto fino all’alleanza tattica a settembre nelle aree a maggior impegno.

Dall’Asia, le Brigate degli affiliati sono: l’ex qaedista Abu al-Uda al Sudani sin dall’aprile,

operante in Afghanistan; dal Pakistan, a luglio, il gruppo “Tehreek-e-Khilafat” già taleban di

matrice deobandi e molto legato ad al-Qaeda; dall’Indonesia, sempre a luglio, i Mujaeddin

dell’Est, la “Jamaah Islamiyah di Abu Bakr al-Bashir, già militante in al-Qaeda e la Jama’ah

Anshairut Tawhid; dalle Filippine, il gruppo di Abu Sayyaf.

Cellule operative sarebbero presenti in Canada, dove il 23 ottobre al Parlamento di Ottawa un

militante ha ucciso un soldato ed è penetrato nel Palazzo, venendo poi ucciso, e in Cina.

Altri serbatoi di reclutamento sono: gli occidentali convertitisi all’Islam radicale e poi andati

a combattere in Iraq e Siria, ormai arrivati a circa 17 mila; i sunniti iracheni emarginati dopo

la guerra USA – U.K. in Iraq del 2003 e in Mali dopo l’intervento della Francia del gennaio

2014, tutt’ ora in corso.

La linea di comando di Daish attualmente non risulterebbe significativamente mutata:

–       Baghdadi, incontrastato leader, è ferito;

–       i due vice, Abu Muslim al Turkman, Capo dell’Intelligence e Governatore dei territori “conquistati”in Iraq, sarebbe solo ferito, così come Abu Alì al Anbar, Governatore dei territori siriani e Capo del Consiglio di Sicurezza;

–       Capo militare è ancora Omar al-Shishani, ceceno;

–       Abu Mohammed al Adnani, Capo della propaganda e membro della Shura (Governo) potrebbe essere stato ucciso anche se con la sua firma è stato inviato un Tweet nel quale fa stato del ferimento di Baghdadi;

–       Baghdadi, benché ferito, sarebbe rimasto alla guida del Consiglio della Sharia, che vigila sul rispetto di tutti gli altri Consigli alle direttive del leader. Il Consiglio conserverebbe il potere di nominare il “Califfo” nel caso di morte di Baghdadi;

–       la Shura, alla quale partecipano tutti i Ministri di particolari competenze (in un numero indicato fra 10 e 15) conserva il potere consultivo;

–       il Consiglio Militare, formato da tre esponenti del movimento, sarebbe rimasto con Abu Ayman al-Iraqi, già esponente dell’Intelligence irachena con Saddam Hussein, e Abu Ahmad al-Alwani, in passato militare baathista, mentre sarebbe rimasto ucciso nel raid aereo Abdul Rahman al-Athaee (n.d.b. Abu Saja).

A latere, indipendente anche da Baghdadi, continuerebbe a guidare le battaglie più impegnative Ibrahim Al Douri (n.d.b. Naqshbandi Sheikh), leader del New Baath Party ed esponente del “Supreme Command for jihad and Liberation” (JRTN).

La guerra durerà a lungo anche perché la “Coalizione” sconta errori di fondo:

–       le armi fornite all’ ”opposizione moderata” contro la Siria vengono in gran parte ad essere acquisite in battaglia dai militanti di Daish o consegnate dai disertori siriani e lo stesso avviene per le armi fornite al debole esercito iracheno;

–       il principio di estromettere il Presidente Bashar al-Assad comporta una guerra che facilita le conquiste di Daish;

–       la posizione della Turchia, di fatto ostile ai peshmerga curdi impegnati con Baghdadi, ne riduce la potenzialità;

–       manca la cooperazione con l’Iran, che, con i peshmerga ed Hezb’Allah è l’unica ad avere inviato sul terreno corpi scelti della Guardia Repubblicana al comando del generale Ghasem Suleiman e rimane l’unica vittoriosa contro le Forze jihadiste.

Questo accade mentre gli Usa, dopo le dichiarazioni fatte nel vertice svolto in Australia dal Presidente Obama, prima di inviare soldati sul posto aspettano che Daish superi la “linea rossa” comunicando il possesso anche di ordigni atomici, dopo essersi impossessato di quelle chimiche siriane e irachene.

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