SALAFISMO IN EUROPA. FORTUNA E PERICOLOSITA’.2. Il reclutamento.

SALAFISMO IN EUROPA. FORTUNA E PERICOLOSITA’.2. Il reclutamento.

 

Conoscendo meglio il Salafismo, si possono comprendere meglio anche le ragioni che possono spingere giovani Europei a combattere per l’ISIS

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Perché un giovane europeo, senza contare molte ragazze, è disposto a rinunciare alla libertà in cui è cresciuto e adottare uno stile che lo induce all’esclusione dalla vita sociale in cui fino a quel momento ha vissuto? Vi sono diverse possibili motivazioni per una tale radicale scelta.

La prima, secondo Olivier Roy, è data da un certo disprezzo che immigrati di seconda e terza generazione hanno per l’Islam praticato dai loro padri contaminato dalle culture di provenienza (Algeria, Marocco o Tunisia ecc.). Costoro cercano un Islam purificato da quelle che definiscono influenze aliene e la cosa più vicina a un Islam senza cultura è il Salafismo. La possibilità, inoltre, concessa da internet di poter assistere live a sermoni di rinomati studiosi dei Paesi del Golfo o del Regno Saudita amplifica l’illusione di appartenere a un’unica comunità: forse è la spiegazione più ragionevole, perché alcuni studiosi hanno fatto notare come il proselitismo portato avanti dall’Arabia Saudita potrebbe essere interpretato come una forma d’imperialismo.

Giuliano Ibrahim Del Nevo, jihadista italiano morto in Siria

Giuliano Ibrahim Del Nevo, jihadista italiano morto in Siria

Una seconda ragione, osservata da una giovane ricercatrice, Anabel Inge nel suo studio sul perché giovani donne si convertano al Salafismo, è la profonda conoscenza dei testi sacri. Molti dei nuovi convertiti vogliono una risposta a una semplice domanda: “Che cosa sia il vero Islam?” e la vogliono priva di connotati culturali o politici. I Salafiti sanno rispondere in modo preciso a questa domanda e la rafforzano con versetti Coranici o Hadith; per i neofiti, inoltre, è possibile acquisire una nuova conoscenza della scienza religiosa tramite classi e insegnanti.

Un terzo punto della questione è che spesso la conversione avviene tramite contatti informali, amici e conoscenti: con l’interazione giornaliera, i Salafiti trasmettono i loro principi fino alla completa conversione. Sono stati notati diversi casi in cui la conversione non abbia riguardato una sola persona bensì gruppi di amici; per fare un solo esempio, il gruppo di quattro amici di Portsmouth partiti insiemi per la Siria come combattenti (vedi Shiraz Maher, From Portsmouth to Kobane: the British jihadis fighting for Isis, New Statesman). L’amicizia è miscelata con la religione fino a fondare un tale grado di solidarietà di gruppo da rendere la cellula insondabile.

Altro punto da rilevare è il momento in cui l’avvicinamento alla religione avviene. In molti casi si tratta di giovanissimi in cerca di un’identità: l’età media notata è tra i quattordici – quindici anni fino ai primi anni venti. Il Salafismo risponde al loro desiderio di cercare una causa in cui credere e in cui fare parte. Un certo idealismo comune a tutti gli adolescenti li porta a distaccarsi dalla cultura in cui sono cresciuti e cui vogliono ribellarsi: il Salafismo dà loro una ragione per farlo anche nel simbolismo, adottando uno stile di vita radicalmente diverso da quello dei propri genitori.

jihadisti europei?

jihadisti europei?

Dal Radicalismo allo Jihadismo: il reclutamento

Nessuno diviene Salafita per andare a combattere: primo perché le comunità conosciute Salafite in Europa si professano sia apolitiche sia non-violente; secondo perché vi sono altri gruppi in cui ci si potrebbe inserire con più facilità. È un fatto, però, che le comunità Salafite più importanti in Europa si trovino in Francia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi e che da questi Paesi sia partito il più alto numero di combattenti per la Siria e l’Iraq. È ipotizzabile che il passaggio da Salafiti alla militanza armata sia in parte dovuto dalla radicalizzazione con cui un neofito diviene parte integrante della società Salafita. Si deve rilevare ancora una volta che essendo i precetti della Salafismo purista, (difesa dell’Islam, fonti del diritto, rifiuto della società occidentale e della democrazia ecc.), uguali a quello jihadista scivolare dall’uno verso l’altro è molto facile; soprattutto nel caso in cui il primo avvicinamento al Salafismo abbia portato a tagliare ogni tipo di legame con la famiglia. Basta visitare uno qualunque dei siti Salafiti, inoltre, per vedere come vi sia un supporto o più precisamente, una certa giustificazione agli atti terroristici accompagnata dal desiderio di un distacco totale dalla cultura del Paese ospite e dal desiderio di un califfato. Su questi temi i reclutatori hanno gioco facile a portare certi Salafiti ad abbracciare la militanza armata.

Essi insistono anche evidenziando l’insensibilità occidentale verso le sofferenze dei Mussulmani in generale e Sunniti in particolare: gli esempi portati, spesso con l’ausilio di video riguardano la Cecenia, la Palestina e la Siria. Certamente l’insofferenza dell’opinione pubblica medio orientale verso questo doppio standard non è prerogativa Salafita: ricordo un tweet subito dopo l’inizio dei bombardamenti americani in Iraq “perché gli americani intervengano basta che siano a rischio comunità non Sunnite.” Sottinteso: se sono i Sunniti a morire l’Occidente non interviene. Il che non è corretto giacché gli Occidentali sono rimasti a guardare la distruzione delle minoranze Cristiane in Siria per due anni. Frasi e commenti hanno un forte effetto emotivo: qualunque difesa sarà inefficace perché apparirà contraddetta dai fatti. Sono i reclutatori a sfruttare a pieno questa debolezza unita a un’altra questione che rende poco credibili i governi occidentali: si predica la democrazia, ma molte volte si difendono governanti che sono poco più che tiranni. Un esempio in proposito è al-Maliki che se pure non ha creato la situazione in Iraq ha contribuito a esacerbarla. Altro fattore da considerare è la sensazione da parte dei Mussulmani in Europa è di essere vittime di razzismo per la loro religione dagli attentati dell’Undici Settembre e che le leggi anti terrorismo siano state adottate per costringerli a rinunciare al loro credo.

Queste frustrazioni emergono con atteggiamenti contrari all’integrazione e di rifiuto verso la cultura ospitante; evolvono con un graduale rifiuto delle istituzioni democratiche occidentali e con atteggiamenti violenti. A questo punto avviene il reclutamento Jihadista. Questo non deve succedere necessariamente in moschee; anzi: visto i sempre maggiori controlli nei luoghi di culto, questo tipo di incontri si svolge in case private; altrettanto comune è il reclutamento in prigioni, centri per accoglienza per rifugiati o per poveri. In questi casi un fattore emotivo è molto importante: con la Jihad si dà l’opportunità di iniziare una nuova vita all’interno di un’onesta e pura comunità. Non si deve inoltre disconoscere l’importanza di Internet come luogo di contatto e di radicalizzazione.

La Moschea di Al Azhar al Cairo

La Moschea di Al Azhar al Cairo

La radicalizzazione, dunque, avviene ben prima della partenza per teatri di guerra: questo deve essere esaminato attentamente quando si considerano le politiche per evitare o bloccare le partenze verso la Siria. L’attentato contro il parlamento Canadese è avvenuto per mano di un uomo cui era stato rifiutato il passaporto per la Siria proprio per questa ragione. Il fatto che la sua reazione sia stata quella di cominciare a sparare fa riflettere su come si debba considerare una soluzione non solo per chi ritorna dalla guerra ma anche per quelli che vorrebbero partire. Il problema deve essere in primis risolto in Occidente non penalizzando la libertà di culto ma monitorando attentamente come i precetti religiosi sono insegnati. Mentre è vero che la maggior parte dei Salafiti europei soffre ingiustamente per la cattiva fama che il loro gruppo ha acquisito negli ultimi anni, è necessario notare che è dalle loro fila che sono sorti per la maggior parte i gruppi di europei che ora stanno combattendo al fianco dell’ISIS. Si può accusare le comunità Salafite europee di aver volontariamente preparato Jihadisti? Questo no, ma sarebbe ingenuo credere che i loro principi siano privi di responsabilità per i giovani delle loro comunità partiti per l’Iraq. Le lezioni all’interno delle moschee hanno condotto sottilmente molti a scegliere tra la loro identità nazionale e la loro religione. Una volta fatto questo e identificato l’Occidente come nemico attraverso video, articoli e scritti, è facile indicare una via per cambiare le cose con la Jihad. Di più, dopo aver decretato che un Occidentale è un nemico ed è legale ucciderlo, il passo successivo è ancora più breve: è legale ucciderlo anche in Patria e questo darebbe il via a una serie di attentati slegati gli uni dagli altri, impossibili da prevedere.

Se veramente i responsabili delle comunità Salafite vogliono essere apolitiche, dovrebbero condannare la violenza e i massacri con più forza di quanto stanno facendo ora.

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