SALAFISMO IN EUROPA. FORTUNA E PERICOLOSITA’.1.

SALAFISMO IN EUROPA. FORTUNA E PERICOLOSITA’.1.

Il Salafismo in Europa è molto radicato e spinge il reclutamento dei giovani foreign fighters. Qualche sintetica delucidazione sul Salafismo

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Salafita è un termine che ricorre spesso in articoli riguardanti la Siria e ISIS e che è usato come sinonimo per fondamentalisti. Pochi però si sono presi la briga di domandarsi chi sono i Salafiti o di spiegare perché i membri di questo credo islamico sono così sensibili al richiamo della Jihad. Non è un caso che i fatti di cronaca che un occidentale ricorda con più facilità legati a questo termine siano gli attacchi dell’11 Settembre in America, gli attenti di Madrid (Marzo 2004) e Londra (luglio 2005) e l’omicidio di Theo Van Gogh nei Paesi Bassi nel Novembre del 2004.

imagesNella mia ricerca sugli jihadisti europei ho spesso incrociato varianti della frase come “ha cominciato a seguire il credo Salafita e poi è partito per la Siria”. Si reiterava troppo spesso per essere una coincidenza per cui ho cominciato a ricercare lo sviluppo del Salafismo in Europa. Ho scoperto che, pur non essendo un fenomeno nuovo, il Salafismo europeo ha recentemente attratto l’attenzione dei responsabili della sicurezza per il suo trend in ascesa. Perché giovani cresciuti in Occidente, sono attratti da una versione dell’Islam così rigida? La risposta non può essere semplicemente le politiche d’integrazione fallimentari perché ridurrebbe troppo la questione considerando solo un attore dell’integrazione (società integrante) senza considerare l’universo esistente dall’altra parte del dialogo ovvero quello dell’immigrato. In quest’articolo voglio considerare cos’è il Salafismo, quale ragione porta i giovani Mussulmani europei ad abbracciarlo e quali meccanismi li conducono in seguito a seguire la via del Jihad.

Il Salafismo: principi di base

Il termine Salafita si rifà all’espressione araba al-salaf al-salih i “Pii Progenitori” e indica espressamente la base del loro credo. Infatti, secondo un hadith il Profeta Muhammad aveva indicato in tre generazioni coloro cui i Mussulmani avrebbero dovuto rifarsi per vivere rettamente l’Islam: as-sahaba, (i Compagni del Profeta), al-tabi’in (I seguaci dei Compagni)e al-Tabi’ al-Tabi’in (i Seguaci dei seguaci). Tutto ciò che è venuto dopo questi Savi, è considerata innovazione (bid’a) e come tale deve essere estirpata dall’Islam: in altre parole poiché “i Pii Progenitori” avevano a loro disposizione solo il Corano e gli Hadith, i Salafiti respingono duramente ogni uso della ragione e della deduzione.

Un altro punto cardine della dottrina Salafita è il tawhid, l’unicità di Dio, che per loro è assoluta: questa posizione ha diverse conseguenze a livello giuridico, verso gli altri gruppi islamici e a livello politico.

A livello giuridico vi è il rifiuto della divisione in cinque scuole giuridiche dell’Islam, anche se il loro credo ha molte affinità con la Scuola Hanbalita poiché affermano che vi è un’unica possibile lettura dell’Islam.

Come si può capire da quanto ho detto fino ad ora, il rifiuto della possibilità di una pluralità nell’Islam legata tra l’altro al fatto che la presenza di diverse letture dell’Islam è vissuta come fitna, disordine che mette a rischio l’unità dell’Umma rende i Salafiti aggressivi contro ogni tipo di minoranza mussulmana.

Un’ultima conseguenza legata alla dottrina del tawhid a livello politico è che Dio è il supremo Legislatore, secondo il Corano, per cui legiferare, magari in maniera contraria alla legge di Dio è un attentato alla sua Sovranità. Questo porta a un interessante corollario: per sua stessa scelta e per rispettare i suoi principi, il movimento Salafita è stato fino a qualche decennio fa fondamentalmente apolitico e votato più allo studio dei testi sacri e alla predicazione che a un qualsiasi intervento nella vita pubblica.

L’unica eccezione al “sistema diabolico della democrazia parlamentare” è quella presenta da Muhammad Nasir al-Din al-Albani cioè che la partecipazione alla vita politica porti all’elezione di deputati timorosi di Dio e pronti a usare il loro potere per portare alla sostituzione di uno stato secolare con un Islamico. Questa è la ragione, tra l’altro, che ha portato all’ascesa in politica del partito Salafita al-Nour in Egitto. In molti comunque non condividono quest’opinione: su un sito Salafita italiano alla domanda di un cittadino egiziano residente in Italia se fosse lecito o no partecipare alle elezioni democratiche la risposta che ho trovato, è stato un no risoluto.06-aivd-i

Le fazioni del Salafismo

Mentre i principali precetti sono comuni a ogni fazione, le strategie con cui sono portati avanti differiscono ampiamente anche su posizioni molto importanti come apostasia e Jihad. La classica suddivisione del movimento Salafita è dovuta a uno scienziato americano, Wiktorowicz, che ha individuato tre particolari gruppi al suo interno.

  1. I “Puristi”: questo primo gruppo è numericamente il più vasto. Il loro primario obiettivo è “mantenere puro l’Islam come descritto dal Corano, dalla Sunna e dal consesso dei Compagni” e ritengono qualunque intervento a livello politico un’innovazione illegale; per questo rifiuto a un intervento nella vita pubblica sono stati denominati da alcuni i “quietisti”. Vista questa loro posizione iniziale è facilmente comprensibile come loro identifichino come Jihad lo sforzo pacifico verso una purificazione della religione attraverso l’insegnamento e la propaganda (da’wa) e non con rivolte armate.
  2. I “Politici”. Questo gruppo è formato, secondo l’analisi di Wiktorowicz, da studiosi Salafiti influenzati dal pensiero dei fratelli Mussulmani, in particolar modo da Sayyid Qutb, e per i quali per dare un giudizio legale vincolante si deve anche considerare il periodo storico e politico in cui si vive. Lo strappo tra i puristi e i politici avvenne con la “fatwa” con cui nel 1991 gli Americani furono autorizzati a risiedere in basi militari in Arabia Saudita. Questo evento fu vissuto come la dimostrazione che i Puristi non erano in grado di comprendere la realtà moderna e, di conseguenza, non erano in grado di emettere corrette sentenze religiose. I “politici” al contrario, avevano sia le conoscenze religiose sia politiche per applicare nel modo più corretto i precetti Salafiti all’interno del mondo contemporaneo. Si spinsero anche oltre arrivando ad affermare che loro avevano responsabilità di discutere la politica e di criticare se necessario un leader che non rispondeva ai dettami islamici. I politici prendono parte alla vita politica dei Paesi in cui risiedono e diffondono la loro agenda riformatrice tramite petizioni e manifestazioni.
  3. Gli “Jihadisti”. L’ultima fazione dei Salafiti è quella formata da chi ritiene che la violenza (atti di terrorismo, rapimenti o guerra aperta) sia uno strumento legittimo per la costruzione dello Stato Islamico che, a sua volta, è il cardine per la protezione della purezza dell’Islam. Si può far risalire l’origine di questo gruppo all’invasione russa dell’Afganistan quando molti Salafiti combattenti furono influenzati da gruppi più estremisti come dalle ali più radicali dei Fratelli Mussulmani. Il loro indottrinamento politico avvenne sul campo di battaglia con chiari effetti sul loro pensiero.

Tutte e tre le fazioni concordano sulle fonti del diritto e sulla necessità di mantenere puro l’Islam; quello in cui dissentono è l’interpretazione della situazione in cui ciascuna norma dovrebbe essere applicato. Per fare un esempio, tutte e tre le fazioni – come del resto l’intero mondo mussulmano – ammettono che in certe condizioni, (occupazione di un territorio mussulmano da parte di un infedele o aggressione a un Paese Mussulmano), il Jihad diviene un obbligo religioso per ciascun fedele. Solo i Salafiti Jihadisti, però, affermano che il Jihad è un obbligo anche contro governanti Mussulmani corrotti.

La classificazione di Wiktorowicz è universalmente accettata perché rispetta gruppi esistenti in realtà, ma negli ultimi anni ha subito alcune critiche perché definita troppo rigida e perché non spiega i complessi rapporti tra i tre gruppi. Non è raro, infatti, che membri dei “quietisti” passino attraverso una fase “politica” e che “jihadisti” diventino poi “quietisti”.

Questa fluidità dei gruppi è una delle questioni che rendono interessanti per non dire pericolose le scuole Salafite in Europa: per dei neofiti può essere semplice iniziare un percorso “purista” incentrato sullo studio della religione per poi scivolare verso un corso più militante.

Un’altra cosa da tener presente quando si parla di Salafismo è che il movimento è privo di una gerarchia. Si tratta, infatti, di un network segmentato e decentralizzato: un insieme di cellule e microgruppi che condividono gli ideali ma che non sono necessariamente in contatto gli uni con gli altri. Più importante ancora, non prendono ordini da nessuno. Economicamente parlando, il proselitismo in Europa di questo gruppo è appoggiato dall’Arabia Saudita cui si devono molte delle Moschee costruite in Europa. È necessario ricordare che il Wahabismo non è altro che la versione Saudita del Salafismo e che esistono diverse borse di studio che ogni anno permettono a giovani Europei di studiare nelle Università del Regno. Queste moschee si presentano come apolitiche e contrarie alla violenza ma predicano un totale distacco dalla “corrotta” Europa. Ciò che fanno ovviamente non è illegale ma la predicazione di questo tipo d’idee rende semplice lo scivolamento di alcuni versi posizioni più radicali, verso il Salafismo Jihadista.

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