ASSE TURCO-STATUNITENSE CONTRO ISIS

ASSE TURCO-STATUNITENSE CONTRO ISIS

Interessante l’amicizia tra USA e Turchia che si rivela come sempre un territorio importante nella geopolitica regionale

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini                             

Alla ricerca di una strategia più efficace per contrastare l’avanzata dei jihadisti dell’ “Islamic State of Iraq and Sham”(ISIS), gli Stati Uniti potrebbero a breve trovare un accordo con la Turchia. Secondo notizie che trovano eco sul “”Wall Street Journal” (WSJ), Ankara consentirebbe l’utilizzo delle sue basi militari alla Coalizione guidata dagli USA per pianificare i raid contro le postazioni di ISIS in Siria e Iraq. In cambio, la Turchia otterrebbe il sostegno statunitense al progetto di realizzare una zona cuscinetto dentro il territorio siriano lungo la frontiera che parte a Ovest da Latakia fino al confine iracheno a Est. Questo corridoio avrebbe un triplice scopo: spostarvi i numerosi rifugiati siriani; realizzare campi per l’addestramento di almeno duemila militanti dell’ “opposizione moderata”; imporre una “no-fly zone” impermeabile anche per la Siria.

Wall-Street-Journal1L’ipotetico accordo presentato dal WSJ appare credibile per molteplici motivi.

Innanzitutto, la Turchia fa parte della NATO che vi ha trasferito più di venti basi aeree, navali e di spionaggio elettronico coordinate dal “LandCom”, il Comando alleato delle Forze terrestri dei ventotto Paesi membri comprese quelle turche attivato a Smirne da dove dirige le operazioni in Siria e Iraq.

In secondo luogo la Turchia, con la Giordania, costituisce di fatto l’avamposto delle operazione di guerra USA/NATO che hanno un triplice obiettivo: distruggere ISIS, deporre Bashar al Assad dalla Siria Stato e riconquistare l’Iraq,

A questo punto, l’Asse sciita si troverebbe indebolito e l’Iran isolato, in quanto le milizie sciite di Hezb’Allah sono impegnati su due fronti: quello interno contro il Fronte al Nusra e ISIS, che ne attaccano da mesi le roccaforti in tutto il Libano, e quello esterno per l’impegno contro ISIS in Siria e Iraq. Infine, va considerato che all’interno della “buffer zone” rientra anche Kobane, la città curda assediata dal ISIS sin dal settembre 2014.

E proprio alla fine di Novembre, l’ “Unità di Protezione della città” ((Ypg) e gli attivisti curdi in Turchia hanno accusato Ankara di essere responsabili di due attacchi subiti: il giorno 29 un kamikaze di ISIS infiltratosi attraverso il valico fra Turchia e Siria si è fatto esplodere a Kobane, provocando la morte di trenta civili; lo stesso giorno aerei turchi avrebbero compiuto raid attaccando il centro di Kobane e ferendo combattenti dell’Ypg e civili mentre l’Esercito bombardava con artiglieria e carri armati.

Notizie pubblicate dall’Agenzia Stampa curda “Rudaw” secondo cui durante i raid i turchi a avrebbero interrotto l’elettricità ai campi profughi curdi al confine.

Le Autorità curde smentiscono.

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