YEMEN FRA PACE E GUERRA CIVILE

YEMEN FRA PACE E GUERRA CIVILE

Yemen, piccolo territorio, raramente se ne dà notizia sui giornali italiani ma è come altri, una possibile esca per un ulteriore caos…

 Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Meno di 48 ore dopo la bozza di Accordo firmato dall’inviato speciale ONU Jamal Benamar che avrebbe dovuto riportare la pace nel Paese, Ansar Allah, l’ala militare degli sciiti Houthi, ha ripreso il controllo totale della capitale, Sana’a.

Il capo della rivolta, Abdel Malek al-Houthi, ha proclamato la vittoria in un discorso televisivo ripreso da schermi giganti e affermato di mirare alla pacificazione con il Partito rivale, Al Islah, e ascoltare le istanze del Movimento sudista indipendentista con l’obiettivo di ripristinare l’unità nazionale.

Poco prima, il Presidente Abd Rabbo al Mansour Hadi aveva denunciato un complotto pilotato da attori esterni, alludendo all’Iran senza nominarlo, in grado di scatenare una guerra civile e assicurava il ripristino dell’Autorità.

Quale era la posizione degli Houthi e quale quella del Governo per rendere necessario l’intervento dell’ONU?

Il centro storico dela capitale Sana'a

Il centro storico dela capitale Sana’a

Le richieste degli Houthi. Il movimento degli Houthii, sciiti zaiditi, richiede: il pieno controllo del porto di Midi, nella provincia di Hudaydah; un ruolo più rilevante nel Governo con partecipazione nella scelta dei Ministri; una presenza permanente nella capitale.

La posizione Houthi risale alla rivoluzione del 26 settembre 1962 che ha rovesciato il sistema dell’imamato hashemita sciita e fondato la Repubblica Araba dello Yemen consolidando il rapporto fra Stato e Regioni settentrionali. Questo modello statuale favorisce l’afflusso degli sciiti- zaiditi nell’Esercito e nell’apparato statale fino all’unificazione del 1990.

Gli equilibri regionali sono cambiati nel 2011 dopo l’elezione del Presidente Hadi che ha portato al potere la “Congregazione Yemenita per le Riforme”, alleato sunnita. La Congregazione rimpiazza con i propri fedeli sunniti i membri della tribù del precedente Presidente Saleh, sciita zaidita.

Così gli Houthi hanno iniziato le proteste articolate su due fronti. Il primo fronte ha avviato manifestazioni pacifiche e sit-in nella capitale per un nuovo Governo che preveda anche una rappresentanza politica Houthi e migliori condizioni socio-economiche. Per il secondo fronte, gli Houthi si avvalgono dell’ala combattente, Ansar Allah, che ha assaltato in più riprese Sana’a e attaccato prima il rivale clan sunnita al-Ahmar e poi la caserma del Generale Mohsen che, come il clan al-Ahmar, opera sotto l’ombrello del Partito al-Islah, base elettorale del Presidente Hadi.

Gli scontri si sono protratti nel tempo con oltre 40 morti e numerosi feriti vittime solo negli ultimi giorni.

La posizione governativa.

Il Presidente Hadi ha riunito il 18 settembre scorso il “Comitato Supremo Militare”, ostile alla presenza permanente degli Huthi a Sana’a per evidenti motivi di sicurezza. Il CSM oppone che proprio le proteste e le incursioni armate degli Houthi nella capitale e nel Nord hanno fatto rinviare di un anno le elezioni fissate dalla “Conferenza per il Dialogo Nazionale” a febbraio 2014.

In questo contesto l’ONU ha incaricato Jamal Benomar di presentare alle parti un’adeguata proposta di pacificazione, indispensabile per un Paese in grave crisi socio-economica, con spinte indipendentiste nell’area di Aden, a Sud, e con la minaccia del gruppo jihadista di matrice qaedista e recentemente affiliato all’ Islamic State guidato da Abu Bake al-Baghdadi.

La bozza dell’Accordo firmato dall’inviato ONU prevede la nomina, da parte del Presidente Hadi:

–       di un nuovo Governo entro un mese dalla firma, con un numero di seggi ministeriali per gli Houthi pari se non superiori a quelli del Partito al-Islah;

–       del Primo Ministro;

–       del gruppo di lavoro per redigere la nuova Carta Costituzionale, tenendo presente il consenso nazionale;

–       di due consiglieri, uno per gli Houthi e una per il Sud, da inserire nella Commissione di valutazione dello stato dei colloqui di pace svolti dagli esponenti politici durante il biennio 2013 – 2014;

–       di una Commissione per supervisionare il ritiro degli Hoiuthi da Sana’a e dalle cittadine di Amran e al Jawat occupate dal luglio 2014 dopo gli scontri con le tribù degli al-Ahmar e Forze governative.

Al momento, c’è di fatto un concreto tentativo di colpo di Stato con almeno due interessati Paesi confinanti: Arabia Saudita e Iran.

Alle porte una probabile guerra civile…se già non è in atto…

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