Colombe e Serpenti. Forze Speciali e Intelligence: un connubio insostituibile.1.

Colombe e Serpenti. Forze Speciali e Intelligence: un connubio insostituibile.1.

Andando a curiosare nell’intelligence…..qualche pillola di riflessione….

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Un ninja...

Un ninja…

Le origini delle forze speciali nascono da lontano e, se volessimo risalire alla creazione di questi assetti, li troveremmo presenti in tutta la storia militare. In epoca antica gli esempi sono abbastanza numerosi: come dimenticare, infatti, il famoso battaglione sacro distintosi durante la battaglia di Cheronea nel 338 a.C. o il corpo degli Immortali Persiani sconfitti a Isso da Alessandro nel 333 a.C. che Erodoto cita nelle sue Storie. Se i primi due esempi rappresentano dei corpi d’élite legati alla storia euroasiatica, i ninja giapponesi presenti fin dal 1185 nella terra del Sol Levante costituiscono un’eccellenza in Estremo Oriente. Durante la guerra russo-giapponese del 1904 questi particolari combattenti hanno svolto l’importante funzione di agenti informativi e di sabotatori.

L’evoluzione dei conflitti bellici più recenti legati a fenomeni di insurgency necessitano di un forte contributo dell’intelligence e di queste unità speciali, che negli ultimi decenni hanno fatto spesso affidamento all’elemento high-tech, forse ponendo su un piano secondario l’elemento umano.[1]

La tecnologia 2.0 permette di interagire tra utenti sulle varie piattaforme social, diffondendo istantaneamente informazioni da qualunque parte del globo e pervadendo quasi ogni aspetto della società. Le fazioni di guerriglieri coinvolte in questo tipo di conflitti, per limitare scie informative, hanno operato una drastica riduzione dell’utilizzo dello strumento tecnologico, mantenendolo solo per il fine propagandistico.

La frontiera 2.0 è figlia del progresso bellico operato dalla scienza high-tech. Da secoli, infatti, lo sviluppo tecnologico rappresenta la punta di diamante degli eserciti occidentali, ma in un panorama di insurgency non produce quella superiorità strategica tale da garantirne la soppressione. Questo dovrebbe far comprendere che più il livello tecnologico si abbassa e più la risposta deve essere adeguata a quella tecnologia.

Per una migliore comprensione della problematica si deve far riferimento alle categorie dell’intelligence tradizionale ovvero: la HUMINT (human intelligence), l’IMINT (Intelligence delle immagini), la SIGINT (Intelligence dei segnali), la MASINT (Intelligence delle misurazioni e caratteristiche), la TECHINT (Intelligence tecnica) e l’OSINT (Intelligence delle fonti aperte).

L'ultimo ninja vivente

L’ultimo ninja vivente

Tutte le discipline sopra elencate costituiscono un bagaglio di conoscenza imprescindibile e hanno teoricamente importanza paritetica, ma devono essere implementate a secondo delle situazioni e dei bisogni per superare quelli che in gergo vengono chiamati “colli di bottiglia informativi”.

Di tutte le sei materie legate ai sistemi d’intelligence notiamo che solo una non richiede un particolare uso di mezzi altamente tecnologici, ovvero la HUMINT. Il fine di questa considerazione è quello di contribuire ad implementare quella che è la capacità che più si integra nella funzione operativa delle forze speciali, cioè la componente dell’intelligence umana.

HUMINT è l’acronimo delle parole inglesi Human Intelligence, cioè l’attività di raccolta d’informazioni per mezzo di contatti interpersonali: questa si contrappone ad altre fonti informative più evolute, come SIGINT, IMINT, e MASINT.

La domanda che sorge più spontanea è come questo settore dell’intelligence vada a interessare un assetto così particolare in ambito militare.

Per forze speciali s’intendono quei: “Reparti militari organizzati, addestrati ed equipaggiati in modo speciale, che utilizzano tecniche operative e modi d’impiego non in uso alle forze convenzionali, in situazioni di pace, di crisi o di conflitto in maniera indipendente o in coordinamento con operazioni di forze convenzionali, per conseguire obiettivi militari, politici, economici e psicologici”.

Poniamo dunque l’attenzione sulle parole: “Obiettivi militari, politici, economici e psicologici”. Gli obiettivi dell’intelligence e delle forze speciali coincidono e attraverso la loro azione tutelano quello che al giorno d’oggi si è soliti chiamare sistema paese.

Questi assetti agiscono da “force multiplier” cioè mezzi che aumentano l’efficacia delle forze proprie, e il loro scopo è quello di conseguire ciò che in gergo militare viene chiamata superiorità relativa.[2]

Il connubio fra intelligence e forze speciali nasce già in ambito di pianificazione operativa. Questo fattore dipende in larga parte dall’elemento della semplificazione, che risponde all’assioma secondo cui: più un piano è semplice e maggiore sarà la sua efficacia.

Un apprendimento dettagliato della situazioneriduce i fattori non conosciuti e il numero delle variabili che devono essere prese in considerazione implementando il fattore della sicurezza.[3] Una mancanza d’informazioni può costringere, infatti,un commando ad aumentare il numero delle forze per controbilanciare i rischi o addirittura portare al fallimento dell’operazione.

Un esempio calzante di quanto asserito è costituito dall’utilizzo di “Villa Carmela” durante il secondo conflitto mondiale da parte del Servizio Informativo della Regia Marina. La X^Flottiglia MAS utilizzò una villa nei pressi di Puenta Maiorga alla fine della Baia di Algeciras per tenere sotto il costante controllo l’intera flotta della Royal Navy ormeggiata nella rada di Gibilterra. La villa, acquistata da Antonio Ramognino, e l’Olterra, una nave mercantile camuffata, furono utilizzate dalle forze speciali italiane come base avanzata di pianificazione e partenza per le operazioni che dovevano avere come obbiettivo l’affondamento del naviglio mercantile e delle unità da combattimento inglesi nella vicina rada.

Un apporto, quello dell’intelligence, presente anche nella pianificazione della Mivtsa‘ Yonatan (“Operazione Yonatan”), condotta dalle forze speciali israeliane nel luglio del 1976 in Uganda. Grazie al lavoro dei sistemi informativi è stata utilizzata dal commando israeliano una Mercedes del tutto simile all’auto del Presidente Ugandese Idi Amin, che ha consentito alle forze speciali israeliane di superare l’ultimo checkpoint prima dell’edificio dove erano imprigionati gli ostaggi.

Una immagine ufficiale di Otto Skorzeny

Una immagine ufficiale di Otto Skorzeny

Le modalità, con cui le operazioni di HUMINT che coinvolgono le forze speciali vengono condotte, dipendono sia da protocolli ufficiali, che dalla natura delle fonti.[4]I contatti umani costituiscono la vera sostanza della HUMINT che è finalizzata oltre che allo spionaggio anche al controspionaggio. Materia questa che interagisce in modo rilevante con i compiti delle forze speciali, come dimostra l’operazione Greif (Airone) durante l’ultima guerra. Nell’ottobre del 1944 l’Alto Comando della Wermacht formò un’unità speciale al comando dell’SS-Obersturmbannführer, Otto Skorzeny, che sarebbe penetrata oltre le linee nemiche indossando divise americane, con l’obiettivo di spargere il panico nelle retrovie alleate e conquistare i ponti sulla Mosa, permettendo il passaggio delle unità corazzate tedesche. Questo creò un contraccolpo psicologico significativo tra i soldati alleati, seguito da veri e propri atti di isteria generale. Le truppe americane erano convinte, infatti, che una vera e propria armata nemica invisibile agisse intorno a loro.

Il tipo d’informazione prodotta dalla HUMINT può avere molteplici origini quali ad esempio: le osservazioni durante viaggi, i rifugiati politici o prigionieri di guerra sfuggiti al nemico. I dati raccolti si basano inoltre su materie che la fonte conosce in maniera particolare, come informazioni sensibili cui l’interlocutore ha accesso. Il caso di Greif è esemplificativo del concetto, i contatti umani e l’osservazione dovevano, infatti, essere una vera e propria arma da rivolgere nei confronti del nemico.

Per mantenere una visione più ampia possibile va però continuamente ricordato che l’attività descritta non potrà mai andare disgiunta da un costante e minuzioso lavoro di analisi incrociata con le informazioni recuperate da altre categorie informative.

(continua)

[1] Utilizzo massiccio di UAV (Unmanned Aerial Vehicle) RQ-1 Predator, RQ-4 Global Hawk e UCAV (Unmanned Combat Air Vehicle) MQ-9 Reaper noto come Praedator B da parte di alcune Agenzie di intelligence per operazioni: di monitoraggio, acquisizione informativa o targeted killing.

[2] Per forza o superiorità relativa s’intende l’entità della forze in un dato momento e in un dato luogo, in grado di produrre un vantaggio tattico per un breve intervallo temporale ma che se sostenuto potrebbe garantire un vantaggio strategico.

[3] Le operazioni speciali devono possedere: una semplice pianificazione, una preparazione portata avanti in sicurezza, con continue ripetizioni e l’esecuzione deve essere condotta con sorpresa, velocità e aggressività.  

[4] Le fonti possono essere: neutrali, amiche, ostili, consapevoli o inconsapevoli del proprio coinvolgimento nella raccolta delle informazioni.

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