LA RESISTENZA DI KOBANE. La Risoluzione S/RES/2178 (2014) presentata dagli USA sulla campagna contro il Daish al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

LA RESISTENZA DI KOBANE. La Risoluzione S/RES/2178 (2014) presentata dagli USA sulla campagna contro il Daish al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

14 raid aerei americani su Kobane tra mercoledì e giovedì. Ma la città resiste anche grazie ai peshmerga, i guerriglieri curdi.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

All’alba dell’11 ottobre, i combattenti di Daish (Al Dahwla al Islamiyyah fi Iraq wa Sham) hanno sferrato un ulteriore assalto a Kobane da Sud, Est e Ovest facendo uso di artiglieria pesante per annientare i pochi gruppi di peshmerga che oppongono resistenza casa per casa, grazie all’impego delle “Unità di protezione popolare” (Ypg).

La Coalizione a guida USA contro Daish sa che il movimento può contare su parte dell’arsenale razziato i varie basi militari irachene tra cu 1.500 veicoli militari Humvees americani, artiglieria pesante tra cui 52 lanciamissili con una gittata di 32 km e missili antiaerei Manpad. Mentre la Turchia schiera al confine Nord 32 carri armati con militari che guardano passivamente gli eventi in corso a Kobane, solo l’inviato ONU in Siria, Staffan de Mistura, parla da Ginevra del massacro che si verificherebbe se Daish prendesse il pieno controllo della città, ormai occupata al 40%.

Combattenti islamici (Foto AFP)

Combattenti islamici (Foto AFP)

I dati rompono il silenzio della Coalizione di guerra voluta dagli USA con l’obiettivo di fermare Daish. A causa della chiusura della frontiera turco-siriana, 13 mila curdi sono fermi ai margini frontalieri sul lato siriano dopo che i turchi hanno aperto il fuoco contro di loro e la maggior parte dei 172 mila fuggiti ha abbandonato la Turchia per ripararsi in Kurdistan iracheno. Ankara non ha esploso un solo colpo contro Daish ma non risparmia la violenza contro i curdi soprattutto in Turchia contro i manifestanti, i locali curdi disgustati del loro immobilismo.

I peshmerga sono anche delusi dai lunghi tempi della Coalizione anti-Daish, che conosce l’arsenale dei jihadisti che intende combattere.

Infatti, dai dati tratti dal sistema di mappatura globale “iTrace” realizzato dal “Conflict Armament researce“ con ricerche sul terreno, risulta, fra l’altro, che dell’armamento fanno parte lanciagranate M60 di fabbricazione USA e Veicoli Humwees con artiglieria M198 sottratti dai depositi iracheni che li avevano ricevuti dagli americani.

Al quarto giorno di proteste che hanno interessato 35 città turche, il bilancio degli scontri è di 31 morti, 360 feriti e 1.020 arrestati.

Ankara prende tempo perché dall’eventuale intervento a terra vuole ricavare due vittorie: a) il consolidamento di un ruolo egemonico nell’area a livello NATO, che ne ripagherebbe la perdurante mancata accettazione in seno all’Unione Europea; b) la caduta di Assad, da alleato divenuto nemico al punto da essere paragonato al Daish dal Presidente Erdogan.

C’è di più.

In conclusione della riunione speciale del Consiglio di Sicurezza ONU presieduto dal Presidente Barak Obama il 24 settembre 2014, è stata adottata all’unanimità la Risoluzione S/RES/2178 (2014) presentata dagli USA sulla campagna contro Daish.

Gli americani chiedevano al C.d.S. – e l’ hanno ottenuto – l’obbligo di tutti i Paesi a “prevenire e sopprimere il reclutamento, l’organizzazione, il trasporto e l’equipaggiamento di individui che si recano in altri Stati allo scopo di pianificare, preparare o attuare atti terroristici, oppure di fornire o ricevere addestramento terroristico e finanziamenti per tali attività”.

Di conseguenza, in base al Capitolo 7 dello Statuto ONU, il C.d.S. ha l’autorità di adottare sanzioni per obbligare gli Stati a eseguire quanto disposto.

Da inchieste documentate del New York Times (2013) risulta che USA e alleati della NATO hanno finanziato, armato e addestrato in Libia i gruppi islamici dai quali è nata Ansar al-Sharia, che, rovesciato Gheddafi, ha inviato centinaia di militanti in Siria per supportare l’opposizione armata anti-Assad.

Il Segretario di Stato americano John Kerry a Sydney

Il Segretario di Stato americano John Kerry a Sydney

Anche l’offensiva in Iraq dell’ ”Islamic State of Iraq and Sham” (ISIS) da cui è nato Daish è stata finanziata, armata e supportata logisticamente da USA e alleati NATO che hanno anche assicurando le vie di transito per combattenti e armamento tramite Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Giordania e Turchia.

Dati supportati, peraltro, dall’incontro (maggio 2013, riportato con fotografie sui media) fra il senatore statunitense McCain con al Baghdadi, ora Califfo dei Daish.

Nello stesso senso va (ottobre 2014) la clamorosa gaffe del vice Presidente USA Joe Biden, il quale, nel corso di un incontro registrato ad Haward, ha ammesso che:

–       Turchia, Emirati Arabi Uniti e altri alleati USA hanno “involontariamente” aiutato l’espansione di ISIS e altre formazioni armate per abbattere Assad fornendo milioni di dollari, armi e afflusso di estremisti da tutto il mondo;

–       nel corso di un colloquio con il Presidente turco, lo stesso si sarebbe dichiarato pentito di avere agevolato il passaggio di combattenti verso Siria e Iraq attraverso le frontiere del suo Paese.

Ne consegue che i primi ad essere sanzionati dovrebbe essere gli stessi che hanno proposto l’approvazione della Risoluzione del 24 settembre 2014.

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Il Premier australiano Tony Abbott nella Coalizione internazionale contro l'ISIS

Il Premier australiano Tony Abbott nella Coalizione internazionale contro l’ISIS

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