LIBANO E ISLAMIC STATE. La minaccia del gruppo Khoresan

LIBANO E ISLAMIC STATE. La minaccia del gruppo Khoresan

 

Il Libano, come è ben noto anche ai non addetti ai lavori, è sempre stato un ‘melting pot’…la presenza di ISIS e di Khoresan lo ha reso molto vulnerabile. La sua stabilità poggiava su un’instabilità controllata. Palestinesi, prima e ora i nuovi ‘arrivati’ sulla scena mediorientale ne minacciano i confini e la stessa esistenza.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il 20 settembre, dalla valle della Beqaa, militanti dell’Islamic State (IS) hanno diffuso con un tweet fotogrammi dell’uccisione di due soldati catturati il 2 agosto durante la battaglia di Arsal, conclusa con la disfatta dell’Esercito libanese, la conquista della cittadina e la resa di una ventina di militari.

Un soldato sciita e un sergente sunnita sono stati sgozzati perché avevano tentato la fuga.

Il giorno dopo al-Nusra ha attaccato un posto di blocco di Hezb’Allah nel villaggio di Khraibeh, nella valle della Beqaa con un bilancio di 3 morti e decine di feriti.

Al Nusra è la formazione facente parte dell’opposizione “moderata” siriana che la Coalizione Internazionale (C.I.) dei 10 Paesi guidata dagli USA supporta per combattere IS. E al-Nusra, come le altre organizzazioni dell’opposizione “moderata, ha siglato con I.S. un patto di “non belligeranza”.

Nasrallah, capo di Hezb-Allah

Nasrallah, capo di Hezb-Allah

E’ Hezb’Allah ad attaccare in Siria il Fronte al-Nusra colpendone una base nella quale uccide 23 jihadisti compreso il leader, Abdel Leith al-Sham.

Il Libano ha subito i contraccolpi della crisi siriana sin dai primi mesi della rivolta in Siria.

Dall’estate del 2011, a Tripoli (di Libano), nel Nord, gli scontri fra la maggioranza sunno-salafita obbediente a Saad Hariri e all’Arabia Saudita, e la minoranza dei 25 mila alawiti, vicini a Siria ed Hezb’Allah, non sono mai cessati, nella disattenzione generale.

Il livello di conflittualità interna – per linee etniche, religiose, tribali – ha raggiunto punte di massima eco mediatica solo fra l’estate del 2013 e il giugno del 2014 dopo il clamore di autobombe, stragi nelle moschee sciite e sunnite, attacchi nella capitale, omicidi mirati, scontri armati nei campi profughi palestinesi. Azioni eseguite per aumentare l’instabilità nel Paese, le lotte tra Partiti e Istituzioni di opposte religioni, la conflittualità fra le milizie private e favorire un clima di guerra civile accentuando le divisioni tra la popolazione libanese e i nuovi arrivati siriani, che si sommano a quelli dei rifugiati palestinesi nei 12 campi profughi.

Il Paese è scivolato in forte crisi socio-economica anche per l’arrivo di oltre un milione di profughi siriani, di cui 450 mila nella Valle della Beqaa; ha un Governo in bilico e un Parlamento che non riesce ancora a eleggere il Presidente dall’aprile 2014.

In realtà, le operazioni terroristiche, spesso rivendicate dalla Brigata Abdullah Azzam, attiva a cavallo della frontiera siro-libanese, erano in realtà suggerite e pilotate dall’Islamic State of Iraq and Sham, ri-denominato dal 29 giugno luglio IS.

Ma solo nel 2014, dopo la proclamazione del Califfato di Baghdadi, gli USA segnalano una nuova minaccia per tutta l’area dello Sham: il gruppo Khoresan, guidato da Muhsen al-Fadhil, un tempo vicino a Osama bin Laden e attualmente operante con al-Nusra. E Muhsen ha dichiarato il 22 settembre che intende marciare sul Libano, dove sono già presenti i militanti di al-Nusra a Tripoli nel Nord e nelle enclavi sunnite al confine con la Siria.

In realtà, già oltre 40 cellule di I.S. sono presenti in Libano, per colpire Hezb’Allah e le zone sciite, oggetto di feroci attacchi da oltre un anno e mezzo.

Il Libano è nell’interesse dell’IS per due principali motivi. Il primo obiettivo è la conquista di uno sbocco nel Mediterraneo.

Nasrallah e il simbolo di Hezb-Allah

Nasrallah e il simbolo di Hezb-Allah

Il secondo è l’attacco a Hezb’Allah, sciita e nemico che combatte in Siria e Iraq per tutelare quella “mezzaluna sciita” con epicentro a Teheran e periferia nelle formazioni sciite palestinesi Palestinian Islamic Jihad di Ramadan Abdallah Shallah e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale di Ahmed Jibril, che hanno uffici anche a Damasco e Teheran.

Mezzaluna sciita che vede – inizialmente – Paesi della Coalizione Internazionale su posizioni militarmente non dissimili da quelle di I.S.: Arabia Saudita e gli altri Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman Qatar), Turchia, Giordania, Egitto, Francia, Gran Bretagna e Israele supportano le opposizioni armate contro quei regimi, dalla guerra israeliana contro il Libano nel luglio/agosto 2006 alla “Coalizione dei volenterosi” che ha innescato la guerra civile in Siria.

E’ probabile che I.S. trovi anche un “terzo incomodo”, un altro Paese che, secondo dichiarazioni riportate da media, sta preparando un “attacco preventivo” contro il Libano per tutelare la sicurezza dei suoi cittadini.

Il Generale della riserva Yaacov Amidror, esponente delle Forze Armate israeliane (IDF), spiega sul sito del “Centro Strategico Besa” che nel quadro del contenimento di Hamas si rende necessario porre in sicurezza non solo il Sud ma anche il confine Nord con il Libano.

Posizione condivisa in seno all’IDF, che dopo la guerra del luglio/agosto 2006 contro Hezb’Allah e il Libano, sottolinea la minaccia rappresentate dalle due Organizzazioni islamiche.

Se il blocco di Gaza e le perdite subite da Hamas rendono remota la possibilità di un attacco come avvenuto nel 2006 con il sequestro del militare Igad Shalit, Hezb’Allah non avrebbe eccessiva difficoltà a penetrare dal Nord le colonie più vicine al confine.

Oltrepassando la “linea Blu” (segna il confine Israele – Libano), un attacco preventivo con l’occupazione di aree del Sud e una campagna per la distruzione dei missili in possesso del movimento sciita gli impedirebbe ogni iniziativa che metterebbe a rischio la sicurezza dei cittadini israeliani più vicini al confine.

Le mire convergenti di due dissimili entità verso un nemico comune potrebbe portare Israele – mosso dal diritto di proteggere i suoi cittadini – ad attaccare anche I.S. che costituisce una minaccia anche più forte di Hezb’Allah e Hamas nei confronti di Tel Aviv.

Certo, nella lunga guerra contro I.S. Israele, che ha già espresso la sua disponibilità, non si tirerebbe indietro.

Lo scenario del Medio Oriente del prossimo futuro non sarà mai più quello di prima.

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