Riflessioni…in libertà sull’oscuro duello tra Washington e Mosca fra Jihadismo, petrolio, traffico d’armi e intelligence. 1.

Riflessioni…in libertà sull’oscuro duello tra Washington e Mosca fra Jihadismo, petrolio, traffico d’armi e intelligence. 1.

Alcune ipotesi di studio sulla chiara contrapposizione fra la Russia e gli Stati Uniti.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Se la storia ha insegnato che: “La guerra prima di essere combattuta sul campo di battaglia deve essere vinta nel tempio della moralità” come afferma Sun Tzu, mai come in questi ultimi mesi il ‘tempio della moralità’ è assurto alla ribalta dell’opinione pubblica internazionale quando si è parlato di Siria, Ucraina e Iraq. Tre crisi che rivelano un’interdipendenza che ha un sapore machiavellico… suntzu

Trovare la chiave di lettura giusta per questi teatri non è molto semplice perché, se analizziamo la curva della crisi, noteremo che l’elemento che si ripete quasi scientificamente è quello del disordine. In tal caso è l’elemento della confusione a fornire la spiegazione più semplice. In effetti, il caos costituisce l’elemento di contorno, costruito per nascondere il vero elemento catalizzatore che è anche il coagulante di queste crisi.

Paradossalmente l’elemento X dell’equazione è talmente semplice che potrebbe sfuggire ai più. Approvvigionamento energetico e denaro. Il denaro è il sistema propulsivo dell’economia dell’intero pianeta che si lega inevitabilmente allo sfruttamento delle risorse naturali e in particolare del petrolio e del gas di una determinata zona del pianeta, specificatamente quelle nella zona del Caspio e della Persia (attuale Iran).

La scoperta e lo sfruttamento dello Shale Gas, comunemente noto come gas non convenzionale, ha contribuito a ridisegnare la policy energetica di molti attori che negli ultimi 70 anni hanno avuto un ruolo chiave nel Medio Oriente. A sua volta la rinascita dell’Aquila Bicipite (la Russia), ha creato nuovi competitors nella regione Euro Asiatica e più in particolare nel Caspio, una delle regioni più ricche di Idrocarburi del pianeta. Con il progressivo esaurimento delle risorse nella regione del Caucaso il focus energetico si è spostato forzatamente nel Caspio rendendo non il caviale ma l’oro nero, il prodotto più importante per l’esportazione. Un export non legato al fabbisogno interno ma ai rilevanti investimenti economici che legano potenze emergenti come la Cina la quale ha un estremo bisogno dello sfruttamento di queste risorse.

Le crisi in Siria e Ucraina, e conseguentemente in Iraq, sono figlie di una lotta segreta combattuta a colpi di covert operation tra Stati Uniti e Russia negli ultimi sette anni. L’inizio di questa faida segreta è da ricercarsi in quella che è stata la crisi georgiana, meglio nota come il conflitto dell’Ossezia del Sud nel 2008. In quell’occasione gli Stati Uniti, almeno non ufficialmente, avevano dato “garanzie” alla Georgia su un ipotetico sostegno che il Paese avrebbe ottenuto da Washington in caso d’intervento russo. Sostegno che però non si concretizzò mai e che assestò un duro colpo alla credibilità americana nell’intera area. Consolidando la sua posizione nel Caucaso, Mosca ha perciò ripetuto ancora una volta che è l’unico attore credibile, con il quale interloquire su una qualsiasi questione riguardante l’approvvigionamento energetico nelle regioni del Caucaso e dell’Asia Centrale.

La partita però non si è chiusa, ma è continuata in maniera silente fino allo scoppio dei disordini in Siria. La questione siriana rappresenta, insieme a quella ucraina, tanto per gli Stati Uniti che per la Russia, un terreno insidioso su cui entrambi stanno giocando partite che rischiano di sfuggire drammaticamente al loro controllo. Storicamente Mosca ha un legame importante con la Siria, che trascende i soli interessi finanziari. Oltre ad essere sostanzialmente il maggior fornitore di sistemi d’arma del regime di Assad, la Federazione Russa detiene il controllo della base navale di Tartus, unico sbocco diretto dei russi nel Mediterraneo. Seppur con l’annessione della Crimea alla Russia lo sbocco nel Mediterraneo per i Russi non sia più uno dei pensieri più ricorrenti negli strateghi della Lubianka, rimane invece presente la vera ragione della vicinanza di Mosca a Damasco, che è la sicurezza nelle Regioni del Caucaso. Dal Caucaso negli ultimi due anni sono affluiti in Siria molti miliziani Jihadisti che hanno costituito nel corso degli anni una spina nel fianco nei confronti di Mosca, la quale ha dovuto impegnare moltissime risorse concretizzate in un imponente lavoro d’intelligence per garantire una durevole stabilità alla regione cecena e al Daghestan.

I 5 rubli di Zar Alessandro II

I 5 rubli di Zar Alessandro II

L’appoggio di Washington e dei Paesi occidentali, insieme a quello di alcuni Paesi del Golfo, è stato determinante nel foraggiare quello che veniva chiamato il Free Syrian Army, che però ben presto ha lasciato il posto alle formazioni Jihadiste legate ad Al-Qaeda. Questo ha imbarazzato più volte l’amministrazione americana, paradossalmente salvata sulla questione delle armi chimiche da Mosca. Salvataggio non operato per mera cortesia, ma per evitare che le formazioni Jihadiste supportate da un ipotetico appoggio diretto americano, si riversassero nel Caucaso una volta caduta Damasco.

Washington e Mosca, proprio sulla questione siriana, hanno perso il treno per uscire dall’impasse Georgiana, venendo ancora una volta alle mani sulla questione ucraina, con Putin nella veste di nuovo Zar e Obama in quella di chi è chiamato alla cattedra dalla maestra, non conoscendo bene la lezione.

Il Sigillo del Presidente degli Stati Uniti d'America

Il Sigillo del Presidente degli Stati Uniti d’America

Il sostegno incondizionato di Washington e dell’UE a Kiev ha fatto si che Mosca si arroccasse su posizioni oltranziste e giocasse la partita in Ucraina nella maniera in cui voleva fosse giocata, ovvero su quello di una guerra a bassa intensità capace di picchi mediatici. Va dato atto alle agenzie russe di uno straordinario lavoro nello studio di contesto, ereditato probabilmente dal KGB(Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti). La conoscenza da parte del GRU (Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie), dell’SVR (Služba Vnešnej Razvedki) e di FSB (Federal’naja Služba Bezopasnosti Rossijskoj Federacii) del tessuto sociale ucraino e dei quadri dell’esercito ha fatto supporre, a ragione, che all’interno delle forze armate di Kiev fossero presenti forze oltranziste di estrema destra e che l’unica maniera di far capitolare un nemico sulla carta più forte, nei confronti delle milizie filorusse, fosse sfruttare l’instabilità interna di un Paese che di stato ha solo i confini sulla carta geografica. A loro volta gli USA, tramite la SAD (Special Activities Division) della CIA (Central Intelligence Agency) hanno giocato la loro partita sfruttando anch’essi l’instabilità politica, coadiuvati anche da unità dell’intelligence israeliana, da sempre ostili al ruolo della Russia in Ucraina a causa del traffico d’armi che da Mosca, tramite i corridoi con la Bielorussia e i porti dell’Ucraina, vanno a rinforzare la Siria e l’Iran. L’incidente del volo MH17 in Ucraina è un tragico esempio del tentativo di portare a ragione la propria opinione nel “tempio della moralità” da parte dei due attori ai quali stanno sfuggendo dalle mani le fila dei propri burattini.

Già a poche ore dal disastro entrambi i principali attori si scambiavano accuse su chi avesse abbattuto il Boeing 777, con tanto d’immagini satellitari dell’intelligence USA che mettevano in luce il fatto che i Russi fossero complici di aver fornito ai ribelli russi un sistema anti-aereo complesso come il BUK (russo: “Бук”)[1]. Versione in sé forse poco verosimile, vista la presenza di tale sistema d’arma in forza all’esercito di Kiev. A sua volta Mosca si è impegnata subito a recitare la parte di chi osserva solo con interesse ed è interessata alla verità, fornendo altre immagini satellitari che mostrano un Sukhoi-25 ucraino in volo a 3-5 Km di distanza dall’MH17[2]. Quest’avvenimento ha quindi portato a un inasprimento delle posizioni che ha di fatto chiuso a ogni qualsivoglia intesa fra USA e Russia nell’Europa dell’Est.

(continua)

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[1] Il BUK è un sistema di missili terra-aria sviluppati dall’Unione Sovietica e dalla Federazione Russa per attaccare missili da crociera, bombe intelligenti, velivoli ad ala fissa, elicotteri e UAV. Il sistema, denominato dalla NATO SA-11 “Gadfly”, è il successore del 2K12 Kub con prestazioni migliorate in quanto dotato di motore a razzo anziché di statoreattore, ed è un sistema antiaereo molto più moderno, abbastanza simile al Tartar-SM-1 statunitense. Il sistema è caratterizzato da un lanciatore quadruplo montato su scafo cingolato semovente simile a quello del 2K12 Kub, è entrato in servizio nel 1980 contemporaneamente al sistema S-300P, denominato dalla NATO SA-10 Grumble.

[2] Il Sukhoi Su-25 (Сухой Су-25), nome in codice NATO Frogfoot e DoD RAM-J e soprannominato dalle forze armate russe “Grach” (corvo), è un aereo da attacco al suolo e supporto ravvicinato progettato dall’OKB 51 (ОКБ Сухого) sviluppato in Unione Sovietica nei tardi anni settanta ed impiegato negli anni successivi principalmente dalla Voenno-vozdušnye sily SSSR (VVS), l’aeronautica militare dell’Unione Sovietica, e da alcune forze aeree delle nazioni del Patto di Varsavia e filosovietiche.

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