VERITA’ NASCOSTE E GUERRA

VERITA’ NASCOSTE E GUERRA

La guerra è sempre una tragedia e nasconde sempre delle verità. E’ un fatto: se Hamas non è colpevole del rapimento e uccisione dei tre giovani coloni, Hamas è però colpevole di non controllare le sue ‘cellule’ , anche se ‘solitarie’. Colpe: tutti ne hanno. Chi paga? I civili, come sempre! Interessanti riflessioni nell’articolo che segue. Si può essere, o non, d’accordo ma occorre riflettere.                                                                                                                                                    

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini Unknown

Nella Striscia di Gaza venti giorni di bombardamenti hanno causato165 mila sfollati, 1.047 morti e 5.950 feriti con l’80% di vittime civili fra centinaia di donne e minori dai 5 mesi ai 10 anni, un imprecisato numero di vittime ancora sotto le macerie. L’attacco non ha risparmiato la scuola dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Assistenza ai Rifugiati danneggiandone altri 85 impianti.

Inoltre, si registrano: distruzione di 120 scuole, 18 ospedali, 3.330 unità abitative, 615 immobili residenziali, interi villaggi, centrali idriche ed elettriche che lasciano 1 milione e 200 mila persone ad accesso limitato all’acqua e l’80% della popolazione senza elettricità.

I razzi delle formazioni armate palestinesi hanno provocato 2 vittime civili (un terzo è vittima di “fuoco amico”), e una decina di feriti, mentre i soldati uccisi durante i combattimenti sono 40 e 138 i feriti.

La Comunità Internazionale sembra avere un sussulto e il Presidente USA chiede al Premier israeliano un’immediata tregua umanitaria arrivando a promettere la demilitarizzazione di Gaza in un accordo definitivo.

In questo contesto proviene dalla Polizia israeliana un racconto imbarazzante per la narrativa sull’ennesima “guerra difensiva” di Tel Aviv contro Gaza.

John Donnison, corrispondente della Bbc, riporta le dichiarazioni di Micky Rosenfeld, portavoce della Polizia, la quale avrebbe rivelato il 25 luglio che la leadership di Hamas non risulta coinvolta nel rapimento e uccisione dei tre ragazzi, Naftali Fraenkel, Gilad Shaer ed EyalYifrah, il 12 giugno. L’azione sarebbe opera di “una cellula separata, affiliata ad Hamas ma non operante sotto la sua leadership”. In realtà, la portavoce della Polizia non afferma nulla di nuovo.

A metà luglio, Max Blumenthal dell’ ”Electronic Intifada” riferisce che quando il 12 giugno i tre minorenni israeliani scompaiono mentre fanno l’autostop da Kfra Etzion, alle 22,25, uno di loro, Gilad Shaar, riesce a chiamare la Polizia israeliana.

Israel-MapNel corso della telefonata di 2 minuti e 9 secondi, si possono sentire i rapitori ordinare ai giovani di tenere la testa abbassata e mentre Shaar chiede aiuto si sente in sottofondo Radio Israele. Poi si sentono diversi colpi di pistola, un canto celebrativo e i rapitori che dicono “abbiamo i tre”. La mattina successiva, la Polizia collega la telefonata alla denuncia presentata dai genitori dei giovani e lo stesso giorno i familiari incontrano funzionari dello Shin Bet e ascoltano la registrazione della telefonata. Bat Galim Shaar, la madre di Gilad, chiede se gli spari significassero l’uccisione del figlio e – secondo la stessa Bat – la Polizia risponde che “i proiettili erano a salve”.

Quando l’auto usata per il sequestro viene trovata, bruciata al lato di una strada, lo Shin Bet comunica a Bat che nessuna traccia del DNA era stata rinvenuta, mentre proiettili e sangue sarebbero stati sparsi in tutto l’interno dell’auto. Apparato militare e Intelligence avrebbero imposto una censura per proibire ai media del Paese di pubblicare “tutti i dettagli dell’indagine …. e tutti i dati che avrebbero potuto identificare i sospetti”.

Blumenthal ne deduce che militari, intelligence e Governo sapevano da subito che i tre ragazzi erano quasi certamente già stati uccisi e anche chi ne erano gli autori poco più di un giorno dopo. Blumental precisa che l’emittente in lingua araba “Rai Al Youm” e il portale israeliano “Wallah!” riferiscono che già il 17 giugno Polizia israeliana e Shin Bet perquisiscono nel Sud di Hebron le case di Marwan Qawasmeh e Amer Abu Eishe, i principali sospettati del mostruoso crimine, mai rivendicato ma addebitato dalle Autorità Israeliane ad Hamas. In assenza dei ricercati, l’Esercito arresta e interroga quattro fratelli e la moglie di Qawashmeh.

Blumenthal aggiunge che secondo Rai Al Youm corrispondenti militari dei media israeliani avrebbero parlato con un funzionario palestinese e appreso che l’ANP era sulle tracce di due persone di Hamas scomparse dal giorno del sequestro e che ne era stata informata l’Autorità israeliana. L’ordine di censura dello Shin Bet sopprime tutte le informazioni relative all’identità dei sospettati fino al 26 giugno.

Senza presentare prove della colpevolezza di Hamas e senza programmare un intervento mirato alla cattura dei responsabili dell’orribile crimine, viene scatenata in Cisgiordania e Gaza una punizione collettiva presentata ai media come una missione difensiva contro una minaccia esiziale.

In Cisgiordania vengono arrestate 560 persone, uccisi 7 civili, eseguiti raid nell’Università palestinese, nei campi profughi, nei Centri Sociali e nelle abitazioni, con l’assistenza e il supporto delle Forze dell’ANP, sotto accusa per la pacificazione con Hamas e con il placet USA. Nello stesso tempo, Gaza subisce il primo bombardamento, premessa di un nuovo attacco.

La narrazione mediatica “a senso unico” presenta una vittima del terrorismo, Israele, aggredito da “un’entità nemica” che ne prefigura la scomparsa. E orienta una popolazione stanca di guerre e disponibile a cercare vendetta, culminata con la terribile uccisione di un sedicenne palestinese innocente, sequestrato e bruciato vivo.

Il silenzio stampa imposto ai media israeliani e quello della maggioranza dei media occidentali e arabi agiscono da catalizzatore di una rabbia e una violenza inarrestabili.

In realtà, inoltre, Qawashmeh e Abu Eishe, in passato membri dell’ala militare di Hamas, agivano da solitari contro la volontà della leadership di Hamas e – secondo il giornalista israeliano Shlomi Eldar – erano noti per gli attacchi contro civili israeliani durante il cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

Il movimento islamico riteneva le azioni dei due palestinesi, atti di sabotaggio con pesanti ricadute negative sull’intero apparato, che ne subiva le ritorsioni armate di Israele.

Movimenti di proteste palestinesi si moltiplicano dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania e si mobilitano anche associazioni ebraiche contro la guerra, tra cui “Ebrei contro l’occupazione” e Riservisti e Militari che rifiutano il servizio.

Qual è il fine di questa guerra?

Almeno tre: ampliare la buffer zone creata dal 2009 al valico tra Eretz e Gaza erodendo ulteriormente aree dei 364 kmq per quasi 2 milioni di abitanti perché i campi agricoli devastati e quelle migliaia di case e strutture ospedaliere distrutte a Beit Hanun, Maghazi e Bani Subella non saranno mai più ricostruiti; impedire la riconciliazione tra Fatah e Hamas; porre termine alle iniziative diplomatiche per la composizione della crisi israelo-palestinese rivelatesi inefficaci da Oslo nel 1993 all’ultima del luglio 2013.

Ma, l’occupazione dei territori palestinesi era e resta, secondo la legislazione internazionale, illegale. E l’apertura di un’inchiesta da parte dell’ONU su Israele per violazione della Convenzione di Ginevra avrà un seguito.

(chiuso il 30 luglio 2014)

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