DALLA TREGUA ANNUNCIATA ALL’INVASIONE

DALLA TREGUA ANNUNCIATA ALL’INVASIONE

Come scrive il nostro analista grande esperto di Medio Oriente, il conflitto israelo-palestinese è nel suo momento peggiore da molti anni a questa parte. Si annunciano tregue e scoppia un vero conflitto. Nell’articolo che segue una sintetica analisi della situazione attuale.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

DALLA TREGUA ANNUNCIATA ALL’INVASIONE

Il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki Moon, arriva in Medio Oriente per cercare gli spazi politici di una tregua nella guerra asimmetrica che oppone Israele al movimento islamico Hamas.

Il fallimento dell’iniziativa egiziana per la pacifica composizione del conflitto ha di fatto accelerato la decisione israeliana di avviare l’operazione di terra nella Striscia di Gaza.

In soli due giorni, le vittime palestinesi sono aumentate da 220 a 334, con un considerevole aumento di quelle civili e in particolare dei bambini, 2.270 feriti e 55 mila sfollati alloggiati negli edifici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’assistenza dei profughi.

Prosegue anche la missione del Capo dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen. Dopo l’incontro con il Presidente Al Sisi, Abu Mazen ha lasciato Il Cairo diretto ad Ankara per colloqui con il Premier Erdogan e il Segretario Generale di Hamas, Khaled Meshaal, ai quali ha rinnovato l’invito ad accettare l’Accordo di tregua israelo-egiziano.

Il leader di Hamas pone come condizioni per l’accettazione della tregua: fine del blocco di Gaza; liberazione dei prigionieri politici riarrestati dopo la scarcerazione mediata per la liberazione del militare israeliano Gilad Shalit; apertura del valico di Rafah con duttilità in dipendenza dell’emergenza sanitaria.

Per comprendere le rispettive posizioni delle parti cominciamo dai dati essenziali.

Il sequestro di tre giovani studenti israeliani il 12 giugno a Hebron e il rinvenimento dei loro corpi alla fine del mese fa riemergere il baratro che divide Abu Mazen da Hamas, nonostante l’avvenuta pacificazione dell’aprile 2014. Israele accusa dell’orribile crimine l’intero movimento che ne nega il coinvolgimento.

La massiccia operazione di ricerca dei responsabili inizia con un bombardamento a Gaza e prosegue nell’intera Cisgiordania con l’arresto di 560 persone, l’uccisione di 6 civili, un raid nell’Università palestinese, in abitazioni e centri sociali con l’assistenza e il supporto delle Forze di Polizia dell’ANP.

Nel corso dell’inchiesta, secondo notizie in lingua araba di “Rai Al Youm” e del portale israeliano “Walla!”, già il 17 giugno Polizia israeliana e Shin Bet avevano perquisito nel Sud di Hebron le case di Marwan Qawasmeh e Amer Abi Eishe, i principali sospettati. In assenza dei due, erano stati fermati e interrogati fratelli, figli e la moglie di Qawasmeh.

In realtà, nonostante Qawasmeh e Abu Eishe fossero stati membri dell’ala militare di Hamas, agivano da solitari contro la volontà della leadership di Hamas. I due erano noti per gli attacchi a civili israeliani durante le fasi di cessate il fuoco fra Israele e Hamas. Il movimento ne riteneva le azioni, atti di sabotaggio con pesanti ricadute negative sull’intero apparato, esposto alle ritorsioni armate di Israele.

Sin dall’inizio, la linea di Abu Mazen è in aperto contrasto con quella di Hamas. L’ANP collabora con le Forze israeliane per gli arresti nelle ricerche dei giovani sequestrati e allo scoppio della crisi di Gaza pur condannando i bombardamenti di Tel Aviv si fa promotore di un accordo per una tregua immediata e senza contropartite.

Dal suo canto, Israele ha due obiettivi da perseguire con l’ennesima campagna militare a Gaza: depotenziare sensibilmente la capacità reattiva delle formazioni armate presenti a Gaza distruggendone i tunnel costruiti sotto i 14 km di confine di Rafah tra la Striscia e l’Egitto da dove proviene il rifornimento di armi; trovare e smantellare i tunnel scavati al confine di Eretz fra Gaza e Israele per impedire l’infiltrazione di nuclei armati nel Paese.

Per il primo obiettivo, Tel Aviv può contare sul Presidente egiziano che ha incluso Fratelli Musulmani e Hamas nell’elenco delle organizzazioni terroriste, procedendo alla distruzione di 1.100 tunnel e chiudendo Rafah anche in costanza dei bombardamenti israeliani.

Il governo di Tel Aviv è allarmato anche dalla crescente presenza ai funerali delle vittime a Gaza delle bandiere nere del Califfato Islamico proclamato in Iraq e Siria alla fine del giugno 2014 e da allora operante con l’acronimo IS (Islamic State).

Secondo l’intelligence israeliana, il gruppo salafita qaedista Ansar Al Bayat Maqdis, operante nella penisola del Sinai, inserita da una Corte egiziana nella Black List e responsabile di attacchi contro siti e militari e attentati contro Israele a Eilat, si sarebbe schierato con IS e avrebbe inviato combattenti e armi anche nella Striscia di Gaza.

Valutazione che verrebbe condivisa del Presidente egiziano, secondo il quale all’inizio di luglio la sicurezza ha fermato 15 militanti di IS in procinto di entrare a Gaza.

L’intelligence dell’ANP si spinge oltre. Convinti del declino di Hamas dopo il colpo di Stato del 3 luglio 2013 in Egitto, esponenti della sicurezza sostengono che i leader delle formazioni salafite della Striscia riuniti nel gruppo “Al Quds Mujahiddin Shura” hanno giurato fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi dopo le vittorie in Iraq e Siria nel maggio 2014. E ritengono inoltre opera di combattenti di IS il lancio di razzi a lunga gittata contro Israele durante la seconda decade di luglio.

Per quanto concerne il Gruppo salafita di matrice qaedista Ansar Bayat al Maqdis, esso venne creato nel Sinai dopo la caduta del Presidente Mubarak nel 2011. E’ accusato dell’uccisione di oltre 200 militari e ufficiali egiziani e pur contrario ai Fratelli Musulmani e alla loro partecipazione alle elezioni ne ha supportato l’ascesa e vendicato la caduta con manifestazioni di protesta e attacchi ai golpisti.

Il leader di Ansar Al Bayat Maqdis, Shadi al Menei, sarebbe stato ucciso in uno scontro a fuoco a Magharo da militari egiziani nella notte fra il 22 e il 23 mentre a bordo di un’auto con altre quattro persone si stava recando a un oleodotto.

Il conflitto israelo-palestinese attraversa la fase peggiore degli Accordi di Oslo del 13 settembre 1993.

(20 luglio 2014)

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