YEMEN. CONFLITTI INTERNI E TERRORISMO

YEMEN. CONFLITTI INTERNI E TERRORISMO

I media non si occupano molto dello Yemen, il Paese mitico della Regina di Saba….piccolo elemento territoriale nel quale però Al Qaeda  è presente e combatte; gli Usa versano denaro come l’Arabia Saudita. Lo Yemen non può cadere totalmente in mani qaediste. Ne va anche della stabilità della Penisola araba.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

AQAP in Yemen

AQAP in Yemen

Lo scontro fra il Governo di Sana’a e Al Qaeda in the Arabian Peninsula sta assumendo i contorni di una guerra civile. Nei primi 10 giorni di maggio 2014, l’attacco dell’Esercito yemenita si è scatenato nel Sud del Paese contro i militanti di AQAP che avevano abbandonato la zona montagnosa di Mahfat di Abyan per avvicinarsi alla capitale.

Dall’inizio delle operazioni i qaedisti hanno ucciso otto soldati e fallito l’attentato contro il Governatore della Provincia di al-Bayd, Al Dhaheri al Shaddadi, e il Capo del Comando Militare Sud, Alì Muhsen Muthano. L’Esercito governativo con la copertura aerea e il supporto di centinaia di militari locali ha ucciso 18 militanti fra i quali due leader di AQAP, Abu Muslim al-Uzbeki e il capo dell’area Sharif Sabwani.

La ritorsione di Al Qaeda in the Arabian Peninsula (AQAP) non si è fatta attendere fornendo al Governo la prova dell’alto controllo territoriale del movimento anche dentro la protetta capitale. Nello stesso giorno dell’uccisione dei due esponenti, nuclei di AQAP hanno eseguito tre attentati a Sana’a. Uno nella zona delle Ambasciate dove sono state ferite decine di guardie di sicurezza preposte alla tutela dei siti. Un altro nucleo ha aperto il fuoco contro il convoglio nel quale viaggiavano il Ministro della Difesa, Mohammad Ahmed, e i responsabili della sicurezza che hanno reagito uccidendo due degli assalitori, un daghestano e un saudita. Infine, i militanti hanno tentato l’assalto al Palazzo Presidenziale yemenita uccidendo 5 militari di guardia. E gli USA hanno disposto la chiusura dell’Ambasciata.

Abd Rabbu Mansour Hadi e il principe saudita Mohammed bin Naif bin Abdulaziz

Abd Rabbu Mansour Hadi e il principe saudita Mohammed bin Naif bin Abdulaziz

La situazione nel Paese è sempre più instabile.

La Conferenza Nazionale del Dialogo si è chiusa nel dicembre 2013 dopo dieci mesi di lavoro prorogando di un anno il mandato ad interim del Presidente Abd Rabbu Mansour Hadi.

Il Presidente ha il compito di trasformare il Paese in uno Stato Federale costituito dalle sue Regioni sotto la supervisione e l’appoggio di Arabia Saudita e USA. Nonostante l’aiuto militare statunitense e saudita i risultati sono deludenti. Il Nord del Paese è teatro degli scontri inter-etnici fra tribù sunnite e milizie sciite zaidite degli Houthi, che impegnano anche le forze saudite lungo la frontiera. Nel Sud, AQAP non dà tregua ai Governativi e sempre più spesso attacca obiettivi sensibili anche nella capitale.

Il movimento indipendentista di Aden non ha rinunciato all’istanza secessionista organizzando manifestazioni anti-governative che spesso terminano con scontri con le Forze dell’Ordine.

La piaga degli attentati contro le strutture energetiche non è diminuita nonostante il Governo abbia cooptato le tribù lealiste del Nord per la difesa di pozzi e pipeline. Indicatori poco evidenziati dalla maggioranza dei media ne spiegano i motivi di fondo.

Lo Yemen è il Paese più povero in una Regione ricca di petrolio, con il 54,5% dei 24 milioni di abitanti al di sotto della soglia di povertà con meno di 2 dollari al giorno e un’economia basata su aiuti esteri.

Il Governo si è impegnato a una corretta gestione della fase di transizione che potrebbe attirare capitali stranieri e concludere gli accordi sulle riforme economiche sottoscritte sin dal 2005 con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale.

Accordi che potrebbero creare posti alla popolazione composta dal 75% di giovani con alto tasso di disoccupazione e un PIL pro-capite di 2.600 dollari all’anno, fra i 6 più bassi del mondo.

Bisogna riportarsi all’inizio delle rivolte arabe quando le prime manifestazioni nello Yemen sono state represse violentemente provocando l’immediato e interessato intervento di USA e Arabia Saudita.

Sin dall’inizio delle proteste, il Presidente Saleh accettò di sottoscrivere il percorso di transizione preparato dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), documento che ha lasciato al successore al termine del suo incarico a fine 2011.

Nello stesso tempo, il 26 febbraio 2011 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato all’unanimità la risoluzione 2140/2011 che riconosce gli sforzi dell’Autorità per una nuova Costituzione rispettosa dei diritti di tutti cittadini ed esorta i separatisti del Sud e gli Houthi del Nord a collaborare ponendo fine alle violenze.

Gli Houthi

Gli Houthi

Con l’iniziativa del 22 maggio 2011, l’Arabia Saudita tendeva a risolvere la crisi con l’Accordo di applicazione del meccanismo di transizione che verrà firmato da Saleh il 21 novembre 2011. Accordo che riflette la Risoluzione 2140/2911 del C.d.S. e prevede una Road Map di 28 mesi per completare la transizione, un Governo di Unità Nazionale e nuove elezioni definitive dopo quelle urgenti per la pilotata dimissione di Saleh anticipate nel febbraio 2012.

Obiettivo è la cooptazione dello Yemen in seno al CCG previsto nel 2016 in chiave anti – Iran che si troverà di fronte a un bivio: accettare quanto determinato con riferimento alla Risoluzione 2140/2011 oppure continuare a supportare gli Houthi pagandone le conseguenze.

Per realizzare il progetto, nell’estate 2012 gli USA hanno preparato il Comprehensive Approach che prevede la seguente road Map:

–       supporto politico per la transizione e gestione pacifica del Paese verso le elezioni con sanzioni USA per eventuali forze esterne che minaccino la pace nel Paese, senza indicare nomi ma alludendo all’Iran legato agli Houthi sciiti;

–       rafforzamento delle Istituzioni e del Governo per le riforme finanziarie e lo Stato di diritto;

–       aiuti umanitari stimati in 110 milioni di dollari, che rendono gli USA il maggior donatore del Paese;

–       assistenza con 68 milioni di dollari per le riforme economiche;

–       lotta al terrorismo.

Nello stesso 2012, gli USA da soli hanno versato allo Yemen 339 milioni di dollari, e hanno iniziato a contribuire anche Arabia Saudita, Cina, Germania, Gran Bretagna, India, Russia, Unione Europea.

Nonostante questi cospicui aiuti, il futuro dello Yemen non sarà facile.

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