Perché ci meravigliamo? Di cosa stiamo parlando? Iraq…Iran…Afghanistan…

Perché ci meravigliamo? Di cosa stiamo parlando? Iraq…Iran…Afghanistan…

Concrete sintetiche riflessioni di uno storico cinico. Iraq, Afghanistan, Iran, Siria…Egitto.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Hassan Rohani e Alì Khamenei

Hassan Rohani e Alì Khamenei

Lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS o ISIL), sunnita, minaccia, e non solo, di marciare su Baghdad. E’ già (12 giugno 2014) ad una ora di marcia dalla capitale. L’Iran, sciita, giura che combatterà il ‘terrorismo’ e la violenza in Iraq…cioè in parole povere i sunniti…come sempre ha fatto. Nessuna novità in tema.

Dopo la presa di Mosul, importante centro petrolifero iracheno, e l’avanzata verso Tikrit e Baghdad da parte degli Al Qaedisti, risulta evidente una volta di più l’errore del mondo occidentale che prima si allea per interessi finanziari e economici (leggesi petrolio e altre ‘derrate’ a valenza strategica) con chi poi vorrà defenestrare in quanto dittatore che non rispetta i diritti umani. Ecco: Saddam Hussein era un dittatore, era colui che con le armi chimiche ha distrutto interi villaggi. Era colui con il quale però si sono fatti affari fin quando lo ‘spirito della democrazia da esportare’ e certamente l’attacco terroristico alle Torri Gemelle hanno fatto scattare la molla.

Stessa situazione per la Libia. L’Egitto è un caso a parte.

Tornando all’Iraq, è evidente che Teheran è un alleato e sostenitore di Al Maliki, sciita Primo Ministro iracheno che non riesce a tenere sotto controllo il territorio e le sue stesse forze di sicurezza, per non parlare dell’esercito che si sta sciogliendo al sole dell’avanzata qaedista. Mohammad Javad Zarif, Ministro degli Esteri iraniano, ha in questi giorni dichiarato la sua condanna per la morte di cittadini iracheni, sottolineando il fatto che Teheran avrebbe sostenuto con tutte le sue forze il governo legale di Baghdad, cioè il governo shiita, contro il terrorismo, senza meglio specificare in quale modo questo appoggio avrebbe potuto essere concretato.

L’Iran sa benissimo che ISIS cerca anche di distruggere il regime siriano di Bashir Al Asad, di cui Teheran è uno strenuo sostenitore. L’Iran potrebbe esser accerchiato dai Sunni e perdere quella supremazia che il mondo occidentale ha di fatto ottenuto di nuovo per Teheran, dopo la caduta dello Shah Pahavi che era riuscito a vincere sul nemico iracheno come guardiano del Golfo. Abbattendo, infatti, Saddam Hussein che appunto dopo la caduta del Pahlavi era riuscito, nella confusione post rivoluzionaria dell’Iran, a prendere la parte dei protagonista nel Golfo non più ‘persiano’ ma ‘arabo’…il mondo occidentale ha profondamente favorito il ‘diavolo’ iraniano, come era chiamato almeno fino a pochissimo tempo fa, ridandogli vigore e forza contrattuale nella regione strategica.

Un Tank di ISIS

Un Tank di ISIS

E cosa accade in un altro territorio che confina con l’Iran, la terra degli Afghani? Gli eserciti occidentali si stanno ritirando da Kabul e Herat credendo di aver portato una parvenza di democrazia e di aver distrutto i taliban (e noi Italiani, di aver addestrato le locali Forze di Polizia). Errore gravissimo. Nel momento in cui si crede di avere per sempre schiacciato la testa del serpente qaedista, questo risorge a nuova vita, se mai era morto. ISIS avanza e avanzerà e i regimi costituiti dagli occidentali, che non sono profondamente radicati sul territorio e con leader deboli, soccomberanno a meno di nuovi interventi occidentali con ‘danni collaterali’ che non sono solo la morte di inermi civili, ma la loro fuga attraverso il Mediterraneo per trovare una vita migliore (sperano) e comunque fuori della portata delle armi. Ecco un ‘danno collaterale’: la massiccia trasmigrazione di grandi numeri di profughi, di donne con bambini e di minorenni non accompagnati (il fenomeno più doloroso e grave) in un mondo occidentale europeo non preparato a simili migrazioni che pure sono epocali nella storia. Ma si sa: i governi hanno la memoria corta, anzi cortissima.

Dunque: l’abbattimento di alcuni regimi ha portato a grandi destabilizzazioni. Ci vorranno anni affinché si torni ad un equilibrio in questo scacchiere. Inizierà l’Egitto? Sarebbe un ottimo segnale, considerata l’importanza regionale di questo territorio che fin dall’epoca ottomana si era distinto per leadership in quel quadrante strategico nonostante fosse nominalmente suddito del Sultano di Costantinopoli. Se potessi dare un consiglio al Presidente generale Al Sisi: ‘stia attento…Lei è tra l’incudine e il martello….se lascia troppo le briglie sul collo della popolazione, la contesteranno molti suoi cittadini e le impediranno alcune necessarie riforme (Fratelli Musulmani) ma se userà un poco il pugno forte con il Paese..dopo un po’ si dirà a livello internazionale che Lei non rispetta i Diritti Umani e le ritireranno l’appoggio e le risorse finanziarie necessarie per risollevare l’economia egiziana…’.

Temo che ISIS raggiungerà l’obiettivo che si è posto, almeno in Iraq. Che sarà di Kirkuk, altro centro importante petrolifero, un tempo persiano (inizi secolo XX)? Che ne sarà dei Kurdi che abitano quella parte settentrionale della mai nata, perché inesistente, nazione irachena?

Vedrò il Califfato sunnita? Temo di sì. Da storico cinico, dico che questo momento dei mutamenti mediorientali è uno dei più interessanti dell’ultimo trentennio che ho vissuto non sempre da spettatore soltanto…

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Il Presidente dell'Egitto Abdul Fatah Al Sisi

Il Presidente dell’Egitto Abdul Fatah Al Sisi

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