BOKO HARAM. IL SEQUESTRO E LA TRATTATIVA

BOKO HARAM. IL SEQUESTRO E LA TRATTATIVA

Delle studentesse nigeriane nulla si sa per ora. Forse il silenzio mediatico potrebbe aiutare la trattativa o è solo una dimenticanza dei media, incalzati da altre migliaia di notizie? Il mondo però si è accorto della pericolosità  di Boko Haram con molto ritardo.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

L’invio di contingenti statunitensi, britannici e francesi in Nigeria e nella Regione dei Laghi e la campagna mediatica attivata a livello globale con lo slogan #Bring Back Our Girls hanno indotto esponenti della Shura di Boko Haram a trattare la liberazione di un gruppo di 50 fra le ragazze rapite ad Aprile a Chibox in cambio della scarcerazione di 100 loro combattenti.

Maiduguri

Maiduguri

La decisione sarebbe stata presa a Maiduguri, capitale del Borno e roccaforte del gruppo, anche su pressione dello Yusifiyya Islamic Movement, ala scissionista moderata che proprio nella capitale aveva negoziato una tregua con Abuja nel gennaio 2013 poi rifiutata da Boko Haram. Neanche questa volta l’accordo ha avuto seguito a causa della diffusione di notizie che sarebbero dovute restare riservate. Durante le trattative, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Alex Badeh annunciò la localizzazione del posto, dove si trovavano le ragazze sequestrate ed escluse un intervento di forza.

Nei giorni precedenti inoltre media locali riferirono che l’Esercito nigeriano avrebbe avvistato le studentesse nel Nord di Kukawa a Ovest del Lago Ciad, suddivise in gruppi nascosti negli accampamenti degli islamici a Madayi, Dogon Chuku e Meri mentre altre sequestrate si troverebbero a Kangarwa, nello Stato di Borno.

Infine, il Camerun ha reso noto di aver inviato ai confine con la Nigeria 1.000 soldati dei Reparti Speciali e ancora altri media hanno riferito che 80 marines, inviati nel vicino Chad, hanno raggiunto l’impenetrabile Foresta di Sambisa alla ricerca delle studentesse. La foresta estesa per 60 mila kmq si trova a 330 km da Maiguduri ed è l’abituale rifugio dei militanti di Boko Haram dopo le azioni.

Le trattative sono state sospese perché l’emissario di Boko Haram ha avuto il sospetto che il Governo Federale di Abuja stesse guadagnando tempo solo per tentare la localizzazione delle studentesse e dare il via a un’operazione di recupero con un modulo operativo adoperato nel marzo 2013 dalle forze britanniche e nigeriane nello Stato di Bauchi nel Nord del Paese. Queste forze eseguirono un blitz per liberare 7 ostaggi che furono invece uccisi dai militanti di Ansaru, ala internazionalista di Boko Haram.

E’utile tenere presente che Boko Haram nasce nel 2002 fondato da Ustaz Mohammed Yousuf ucciso nel 2009 dall’Esercito nigeriano in una battaglia insieme a circa mille islamici e sostituito da Abu Bakar Shekau, tuttora leader del movimento.

Abubakar Shekau

Abubakar Shekau

Shekau ha dotato il gruppo di due articolazioni: Yusifiyya Islamic Movement(YIM), più moderata e utilizzata per eventuali trattative con Abuja, e quella internazionalista, Ansaru, che esegue operazioni anche al di fuori del Paese e mantiene i rapporti con Al Qaeda in the Islamic Maghreb (ISIS).

Il leader ha giurato a fine novembre 2012 la fedeltà ad Ayman Al Zawahiri, memoria storica di Al Qaeda e capo ideologico delle formazioni qaediste come Al Qaeda in the Arabian Peninsula nello Yemen, Shabaat somala, Ansar al Sharia libica, Al Nusra in Siria.

In questo modo, Shekau persegue un duplice obiettivo. In Nigeria attacca villaggi e scuole orientate verso valori non islamici e i siti governativi corrotti e infedeli, cioè quello che Al Qaeda chiama il “nemico vicino”. Per il “nemico lontano” vuole formare un movimento di jihad mondiale con i combattenti in Afghanistan, Pakistan, Kashmir, Cecenia, Iraq, Arabia Saudita, Yemen, Somalia, Algeria, Libia e Mali. Il centro decisionale del potere di Sheakau resta Maiduguri, dove elabora la sua strategia con la Shura composta da 30 eletti.

Solo con grande ritardo la minaccia di Boko Haram è stata percepita a livello mondiale, in occasione del sequestro delle studentesse di Chibok nell’aprile 2014.

La gravità di questo ritardo può trovare corpo nello stesso Presidente statunitense. Non a caso è il Presidente USA all’Accademia militare di West Point a dare la notizia che la guerra al terrorismo non è finita e a lanciare il piano per un “Partnership Terrorism Fund” per sostenere i Paesi che lottano contro gli estremismi.

Il Presidente sta chiedendo al Congresso un fondo di 5 miliardi di dollari per formare e aumentare le capacità di quei Paesi che sono in prima linea: Yemen, Somalia, Libia e Nigeria in favore della quale ha inviato 80 soldati in Chad per localizzare e salvare le studentesse rapite.

Il futuro non si presenta facile riguardo a Boko Haram.

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