ARABIA SAUDITA. LOTTA AL TERRORISMO. Una storia

ARABIA SAUDITA. LOTTA AL TERRORISMO. Una storia

Il terrorismo incombe e non solo quello jihadista….anche le donne sono coinvolte…segno dei tempi che cambiano.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Mansour al Turki

Mansour al Turki

Il 6 maggio, Mansour al Turki portavoce del Ministero dell’Interno saudita comunicò l’esito di un’operazione anti-terrorismo che ha portato all’arresto di 62 militanti vicini alla galassia jihadista, al fermo di 35 sauditi e all’identificazione di altre 4 persone di cui è in corso la ricerca. I militanti hanno legami con jihadisti siriani e yemeniti e un filo diretto con l’Islamic State of Iraq and Sham (ISIS) operante in Iraq e Siria.

Accusati di gestire il passaggio di combattenti e il contrabbando di armi attraverso il confine con lo Yemen, i componenti della cellula utilizzavano una fabbrica per preparare esplosivo e detonatori elettronici.

L’ampia eco mediatica dell’operazione anti-terrorismo costituisce un segnale a livello interno e internazionale del cambio di strategia dopo le forzate dimissioni del Principe Bandar bin Sultan, Capo dell’Intelligence che aveva investito tempo e finanziamenti per organizzare le principali forze islamiche contro la Siria sino a formare, nell’ autunno 2013, il Fronte Islamico emarginando il ruolo dei Fratelli Musulmani, dell’Esercito Libero Siriano e del Qatar.

Nel quadro di questo nuovo approccio alla situazione regionale, la prima attività del nuovo responsabile della sicurezza, Principe Mohammad bin Nayef, è stata la legge che vieta ai sauditi di partecipare o istigare a combattere in altri Paesi e a partecipare a manifestazioni in sostegno di una fazione. Disposizione seguita dall’inserimento nell’elenco delle organizzazioni terroriste del Fronte Jabbat al Nusra, dei Fratelli Musulmani e delle due formazioni sciite degli Houthi operanti nello Yemen del Nord ed Hezb’Allah saudita, ritenute emissarie dell’Iran.

Il preludio della campagna repressiva va in scena alla fine di aprile, in occasione del nono anniversario di regno dell’Emiro Abdullah con lo svolgimento della più grande esercitazione militare del Regno chiamata Abullah’s Shield. Nella provincia orientale saudita alla King Khaled Military City ad Hafra al Batin, di fronte a Iran e Iraq partecipano 130 mila soldati. I Sauditi mostrano i missili balistici CSS-2 acquistati segretamente in Cina nel 1987 durante la guerra Iran – Iraq. Missili che, pur vecchi, hanno una gittata di 2.650 km e, in Cina, sono dotati di ordigni nucleari.

Alla conclusione dell’esercitazione furono coinvolti tutti i settori militari e della sicurezza facenti capo ai Ministri di Difesa e Interno oltre che dell’Intelligence e della Guardia Nazionale. Non sono mancati infine l’accenno alla volontà di costituire un Istituto per la guerra elettronica nella Regione orientale e di incrementare i budget per la difesa a 67 miliardi di dollari all’anno divenendo il quarto Pese dopo USA, Cina, e Russia.

Succede che l’Arabia Saudita si trova davanti a tre minacce per la sua sicurezza provenienti da Siria e Iraq e dallo Yemen.

In Siria e Iraq il contrasto dell’ISIS con il Fronte Jabbat al Nusra e il leader di Al Qaeda potrebbe spingere i combattenti verso Nord in Turchia o verso Sud in Arabia Saudita.

Inoltre, dalla Siria come dall’Iraq le milizie sciite obbedienti al Comandante dell’Esercito Mukhtar, ramo di Hezb’allah iracheno, minacciano apertamente Arabia Saudita e Kuwait per le discriminazioni nei confronti delle minoranze sciite nei due Paesi del Golfo.

Nell’ipotesi d’insuccesso in Iraq del Partito islamico Dawa dell’attuale Premier Maliki, l’Iraq potrebbe dividersi per linee etniche, religiose e tribali favorendo l’infiltrazione dei jihadisti in Arabia Saudita lungo le frontiere di circa mille km.

Nello Yemen poi Al Qaeda in the Arabian Peninsula (AQAP) è particolarmente attiva nel Nord e ha frequenti scontri nelle zone frontaliere di oltre 1.700 km con l’Arabia Saudita. Se l’esercitazione militare sopra ricordata era indirizzata a Damasco, Baghdad e Sana’a il convitato di pietra era Washington.

L’Arabia Saudita, pur restando alleato degli USA nello Yemen per condivisi interessi, ha perso la fiducia per la posizione statunitense in Siria e Iraq Paesi nei quali la leadership rimane quella sciita: in Siria perché c’era e ci rimane e in Iraq, perché di fatto è il risultato della guerra del 2003.

ARABIA SAUDITA E AL QAEDA nella Penisola Araba (AQAP). UNA STORIA: Arwa Baghdadi.

Il Ministero dell’Interno saudita ha ufficializzato a maggio 2014 la fuga di Arwa Baghdadi

Arwa Baghdadi? Potrebbe essere....

Arwa Baghdadi? Potrebbe essere….

con l’aiuto del network terrorista di Al Qaeda in the Arabian Peninsula. L’inizio della sua attività di terrorista a tempo pieno consente di conoscerne il percorso sulla strada del jihad lungo l’asse Riyad – Sana’a.

Tutto iniziò nel dicembre 2010 quando il fratello di Arwa, Muhammed, venne ucciso nella capitale saudita in un raid durante un’operazione contro ricercati accusati di reclutare giovani pronti al terrorismo. L’anno precedente, Arwa era stata la prima donna saudita a essere fuggita dal Paese senza un permesso. Con l’aiuto dell’amica Hola al Qasair, Arwa raggiunse il marito Said Al Shiri nello Yemen, mentre Hola, ritenuta militante di Al Qaeda, fu arrestata nel 2010.

Ritornata in Arabia Saudita, Arwa fu processata e condannata per coinvolgimento nel nucleo definito dalle Autorità “gruppo deviante”, per indicarne la vicinanza con gli ambienti terroristi. Arwa è stata detenuta nel carcere di Hair della capitale e ne è uscita in libertà provvisoria, affidata alla famiglia. La sua radicalizzazione era ormai compiuta. Un altro fratello, Anais, venne imprigionato con l’accusa di terrorismo.

Arwa è diventata nota solo dopo la divulgazione di messaggi sui social network per istigare i giovani ad abbracciare la strada della lotta armata contro i nemici “vicini”, nel loro Paese, e “lontani”, contro gli Occidentali che occupano le terre dell’Islam. Dal gennaio 2014, Arwa non posta più messaggi. Dopo qualche mese è ricomparsa su Twitter per comunicare di essere fuggita di nuovo (già nel 2013) per tornare nello Yemen e smentire il suo arresto.

Solo allora i media locali hanno diffuso la notizia che Arwa era stata inserita nell’elenco che il negoziatore di AQAP, Meshaal al-Shadoki, aveva presentato all’Ambasciatore saudita nello Yemen, Alì al – Hamdan, richiedendo il rilascio del diplomatico saudita Abdullah al-Khalidi.

La minaccia di AQAP per l’Arabia Saudita è concreta: la rete è già presente e operativa nel Regno.

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Copertina della rivista 'Inspire', prodotta da Al Qaeda in Arabia Saudita

Copertina della rivista ‘Inspire’, prodotta da Al Qaeda in Arabia Saudita

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