L’EGITTO DEI GENERALI

L’EGITTO DEI GENERALI

Un tribunale egiziano ha condannato a morte in questi giorni Mohamed Badie e insieme a lui altri 700 militanti dei Fratelli Musulmani. A distanza di meno di un mese dalle elezioni presidenziali, Al Sissi non sembra avere un programma elettorale. Dove va l’Egitto? La sua stabilità è importante per tutta la regione mediterranea. Si avrà stabilità a discapito di un briciolo di democrazia? Forse sì…è una scelta difficile che il popolo egiziano deve fare.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il giorno dopo il triplice attentato all’Università del Cairo che ha causato la morte di un ufficiale e cinque feriti, è arrivata la tempestiva rappresaglia del Governo nato dal colpo di Stato del 3 luglio 2013.

La normativa decretata il 4 aprile 2014 dispone la maggiorazione delle pene e del numero di attività catalogate come “atti terroristici” per la necessità di contrastare gruppi eversivi come chiarito dal Ministro della Giustizia Nayyer Abdel Moneim Othman che ha ricordato le centinaia di militari uccisi dalla fine del Governo Morsi. Tessuto legislativo coerente con i golpisti guidati da Abdel Fattah Sisi che ha scatenato una furiosa repressione con migliaia di arresti fra i Fratelli Musulmani incarcerandone il legittimo Presidente Morsi e l’intera leadership. E il 25 marzo nel primo processo contro i Fratelli Musulmani, la Corte di Minia ha condannato a morte 529 elementi per l’accusa di omicidio di un poliziotto (di questi, è notizia recente, 492 hanno avuto la pena capitale commutata in ergastolo).

Nel mese di aprile sono stati celebrati altri due processi contro altri 919 islamici che avranno la stessa condanna e che fanno parte dei sedicimila islamisti detenuti. La sentenza è stata criticata dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea. Misure repressive che hanno causato secondo i dati forniti da Amnesty International 1.400 morti, decine di migliaia di feriti e l’inserimento della Confraternita nell’elenco delle organizzazioni terroristiche con il pieno appoggio dell’Arabia Saudita che con Bahrein ed Emirati Arabi Uniti ha adottato per i Fratelli Musulmani lo stesso trattamento.

Recentemente alle elezioni presidenziali del 27 – 28 maggio 2014 si è ufficialmente candidato il generale Capo delle Forze Armate e Ministro della Difesa al Sissi lasciando i suoi incarichi, ripercorrendo il cammino fatto dal 1952 dai generali Gamal Abdel Nasser, Anwar al Sadat e Hosni Mubarak.

Hosni Mobarak

Hosni Mobarak

Il 59 enne candidato è stato il più giovane generale del Consiglio Supremo delle Forze Armate ed ha guidato l’Egitto per 18 mesi dal 25 gennaio 2011, dopo l’estromissione di Mubarak. Privo di un programma anche perché la legge elettorale consente l’inizio della campagna solo dopo la pubblicazione della lista dei candidati, Abdel Fattah Sissi pone la ripresa economica come priorità assoluta in parallelo con la sicurezza e l’apparato relativo resta di fatto nelle mani dell’ex Ministro.

La Difesa svolgerà un ruolo apicale secondo il dettato della nuova Costituzione e ne è stato nominato Ministro è il 57 enne generale Sedki Sobhi, legato da forte amicizia con al Sissi; si è distinto per l’appoggio al golpe del 3 luglio e ha ottimi rapporti con gli Emirati Arabi Uniti.

Sedki Sobhi

Sedki Sobhi

Sedki Sobhi è stato nominato anche Capo delle Forze Armate. Negli ultimi tre anni il generale Sobhi ha sempre represso le mobilitazioni operaie fino ad arrestare e sostituire i dirigenti di Aziende pubbliche controllate dalla Stato o di proprietà dell’Esercito.

Il nuovo Capo di Stato Maggiore e capo dell’Intelligence è Mahmud Hegazy, parente del neo candidato presidenziale.

L’occupazione del Governo da parte dell’ex Ministro della Difesa ha dato avvio a manifestazioni di islamisti e scontri con la Polizia iniziati all’Università Ayn Sham con un bilancio di 5 morti – fra cui la giornalista 22 enne Mayada Ashraf del quotidiano Dostour – 22 feriti oltre a 89 islamisti arrestati. Gli scontri sono proseguiti nel quartiere operaio di Embaba e si sono allargati a Helwan, Maadi, Giza e Fayyum.

Le elezioni presidenziali saranno certamente vinte da al Sissi anche se, come emerge da recenti sondaggi e dati del Centro Egiziano per l’Opinione Pubblica Baseera, potrebbe perdere il sostegno dei giovani che dettero inizio alla rivoluzione del gennaio 2011 e dei Tamarrod dell’estate 2013.

Mahmud Hegazy

Mahmud Hegazy

Secondo il sondaggio il 51% voterà per Abdel Fattah al Sissi, il 45% è incerto e solo l’1% voterà il candidato dell’opposizione Madeen Sabbahi anche per il ritiro importanti esponenti politici come:

–       il leader di “Egitto Forte” Abdel Moneim Futuh;

–       l’ex Capo di Stato Maggiore Sami Annan;

–       l’avvocato Khaled Alì, anche perché ritiene che militari e politica non dovrebbero sovrapporre i reciproci e diversi suoli;

–       il Presidente ad interim Mansour.

L’affluenza alle urne dovrebbe essere fra l’81 e l’83% con una percentuale di non votanti minori di 30 anni doppia rispetto a quella degli ultratrentenni.

Il Paese resta comunque diviso a metà con il pericolo focolaio del Sinai ormai in mano a bande armate che continuano a mietere vittime nella penisola e nel Paese. Dati a cui si aggiunge la criminalizzazione dello straniero, in particolare se palestinese, dopo che Hamas è stata inserita nell’elenco delle Organizzazioni terroriste.

A dimostrazione vi sono gli scontri di Aswan, nel Sud dell’Egitto dove le tribù di Al-Halail e Al- Dabudia si sono affrontati con armi automatiche e bombe a mano causando 23 morti, il ferimento di oltre 30 persone e l’incendio di diverse abitazioni.

Al Governatore Mustapha Youssuri non è rimasto che chiedere l’intervento dell’Esercito per coadiuvare la Polizia nella difesa dell’ordine pubblico nel caos che ha costretto a chiudere 17 scuole.

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

Lascia un commento