ISLAMICI IN ITALIA. A MARGINE DEL CONVEGNO ISDEP (Improving Security by Democratic Participation), in Gran Bretagna.

ISLAMICI IN ITALIA. A MARGINE DEL CONVEGNO ISDEP (Improving Security by Democratic Participation), in Gran Bretagna.

Qualche breve notazione sul fenomeno delle conversioni all’Islam in Italia e sulla presenza dei vari Centri islamici sul territorio.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Il Convegno svolto alla fine di marzo 2014 dall’Improving Security by Democratic Participation (ISDEP) svolto nell’U.K. College of Policing a Bramshill con rappresentanti di 8 Paesi europei ha sviluppato il crescente fenomeno su:

–       conversione di cittadini europei all’islam;

–       radicalizzazione degli stessi;

–       scelta del jihadismo;

–       trasferimento in Siria per integrarsi in uno dei gruppi combattenti di opposizione.

A margine del Convegno sono state discusse anche la presenza islamica in Italia e il livello della minaccia che pare dilagare non solo in Europa ma nel mondo intero.

Una prima overview è relativa al panorama italiano mentre la seconda è allargata ai 78 Paesi che nel mondo affrontano lo stesso problema di sicurezza.

Da dati aggiornati la presenza dei musulmani in Italia è di 1 milione e 650.902 provenienti da: Marocco: 431.529; Tunisia: 103.678; Senegal: 72.618; Ghana: 44.353; Nigeria: 48.674; Egitto: 82.064; Bangladesh: 73.965; Pakistan 64.859.

Ci sono inoltre diecimila cittadini italiani convertiti.

Il rito della conversione è molto semplice:

–       testimonianza di fede: testimonio che non v’è Dio se non Iddio  e testimonio che Muhammad è l’inviato di Dio;

–       la testimonianza si ripete davanti a un musulmano (moslem) e due testimoni;

–       i pilastri della fede sono cinque: Fede, non vi è alcun Dio all’infuori di Dio e Muhammad è il suo Profeta; Salat, è il nome delle preghiere che si recitano 5 volte al giorno; Zakat, purificazione e crescita e rappresenta l’elemosina, vera e propria imposta coranica; Ramadan, digiuno dall’alba  al tramonto per un mese all’anno; Haji, pellegrinaggio alla Mecca in Arabia Saudita almeno una volta nella vita.

Il fenomeno dei convertiti ha avuto eco mediatica in Italia solo dal 13 giugno 2012 dopo il caso del ventiquattrenne di Genova, Giuliano Ibrahim Delnevo ucciso in Siria mentre combatteva con i ribelli.

Due anni dopo, nel febbraio 2014 in Italia è emersa all’attenzione mediatica la morte di Mesinevic Ismar, 30 anni, bosniaco residente a Belluno, shahid in Siria mentre la famiglia lo riteneva al lavoro in Germania.

Secondo l’imam della Moschea Wahid di Milano e vice Presidente della Comunità religiosa Islamica (COREIS) Yahya Pallavicini,

Yahya Sergio Pallavicini  (credit: Reuters)

Yahya Sergio Pallavicini (credit: Reuters)

fra i convertiti esiste una minoranza crescente che ha scelto di radicalizzare la propria vita finendo nelle mani di falsi maestri e predicatori come nel caso Delnevo ma  la conversione deve essere solo una scelta di fede e mai di violenza.

Posizione diversa sul caso è espressa da Patrizia Khadija Dal Monte convertitasi nel 1990 e oggi dirigente dall’UCOI, secondo la quale al di là delle motivazioni religiose  vi può essere stato il desiderio di aiutare un popolo oppresso.

Sul punto lo scrittore Hanif Kureishi sostiene che il fenomeno della conversione dipende dal fatto che le ideologie opposte – il capitalismo imperialista con i suoi interventi in Afghanistan e Iran e il fondamentalismo che vive tutto questo come un’aggressione – si rinforzano parlando lo stesso linguaggio dell’esclusione e dell’odio.

L’Occidente – secondo Kureishi – dovrebbe evitare interventi e uccisioni in larga scala come in Pakistan, Afghanistan e Iraq, non supportare regimi oppressivi come ha fatto per anni, chiudere Guantanamo.

Hanif Kureishi

Hanif Kureishi

Infine, lo scrittore sostiene che il fenomeno dei convertiti occidentali jihadisti non ha nulla di nuovo come dimostra la partecipazione internazionale di giovani comunisti di mezza Europa nella guerra civile in Spagna. Solo che prima si combatteva per la libertà mentre nel caso del jihadismo c’è l’attrazione per le regole che danno certezza fino al sacrificio di se stessi.

In Italia sono censiti 110 imam per 164 moschee e 161 per 222 luoghi di culto. Altre 781 sale di preghiera sono senza imam.

Inoltre vi sono 120 centri culturali e 275 associazioni.

I luoghi di culto e le sale di preghiera sono disseminati in tutto il Paese:

–       Nord: 23 in Liguria, 60 in Piemonte, 3 in Valle d’Aosta, 123 in Lombardia, 23 in Trentino Alto Adige, 16 in Friuli Venezia Giulia, 110 in Veneto;

–       Centro: 104 in Emilia Romagna, 34 nelle Marche, 46 in Toscana, 18 in Umbria, 13 in Abruzzo; 2 in Molise, 36 in Lazio;

–       Sud e Isole: 25 in Campania; 25 in Puglia; 2 in Basilicata; 26 in Calabria, 54 in Sicilia; 6 in Sardegna.

Vi sono anche 150 organizzazioni riunite in seno all’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOI), vicina ai Fratelli Musulmani (anche detta Confraternita, brootherhood) presieduta da Izzedin Elzir, imam a Firenze, coadiuvato dal segretario Alessandro Paoloantoni convertitosi nella moschea di Centocelle a Roma dopo l’11 settembre 2001.

A livello giudiziario il fenomeno è seguito dai pool di magistrati che si occupano di terrorismo, internazionale e no.

Inoltre, gli apparati di Sicurezza sono in contatto non solo a livello europeo ma in tutto il mondo e si coordinano con gli omologhi inquirenti dedicati alla stessa fenomenologia.

In merito vengono eseguiti numerosi corsi con scambi notiziali sull’eziologia del fenomeno, le inchieste in corso e la programmazione di quelle future atteso il livello transnazionale del fenomeno.

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Marrakesh

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