Scontri nel Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG)…tra emiri, re e sultani….

Scontri nel Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG)…tra emiri, re e sultani….

Cosa accade nel Golfo? Come sempre è tradizionalmente accaduto, re, sultani e emiri fanno la loro politica e l’Arabia Saudita è sempre più preoccupata per la propria leadership nell’area e per la potenza politica che gli sciiti iraniani acquistano nella stessa area. E quindi varie manovre diplomatiche…e non solo.

IL Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

images-1La sera del 5 marzo 2014,  Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti hanno annunciato il ritiro dei loro Ambasciatori dal Qatar, accusato di interferire negli affari interni dei Paesi vicini.

L’iniziativa saudita raggiunge molteplici obiettivi:

–    delegittima in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo il Qatar che nella riunione del giorno precedente a Riyadh ha contestato la legittimità del colpo di Stato del 3 luglio e ribadito l’appoggio ai Fratelli Musulmani (FM), i quali sono ostili al wahabismo e negano il ruolo di “Custode di Mecca e Medina” autoassegnatasi dalla dinastia Saud;

–  inserisce il giorno dopo i FM nell’elenco delle organizzazioni terroristiche anche perché da wahabiti considerano l’ascesa al potere attraverso le elezioni un anatema;

–     rinforza la posizione degli Emirati Arabi Uniti (EAU) che addirittura puniscono i FM per la loro attività negli Emirati;

–    indebolisce ulteriormente Doha che nel Vertice con Arabia Saudita e Kuwait del novembre 2013 aveva assicurato di limitare l’appoggio ai FM mentre appena tre mesi dopo aveva consentito allo Sheikh Yusef Qaradawi, ideologo dei FM, di trasmettere sull’emittente qatariota Al Jazeera sermoni a favore dei FM stigmatizzando il colpo di Stato;

Sheikh Yusef Qaradawi

Sheikh Yusef Qaradawi

–     incassa l’immediato appoggio politico dell’Egitto dei militari che si sono affrettati a dichiarare la posizione del Qatar contraria a quella delle maggioranza dei Paesi arabi e, non a caso, hanno in corso un processo a carico dell’emittente del Qatar;

–    ha  ribadito con forza la sua egemonia areale punendo platealmente il Qatar, colpevole di aver appoggiato la posizione dell’Oman che nei mesi precedenti aveva bocciato la proposta saudita di creare un blocco sunnita in materia militare ed economica sotto il suo comando per contrastare l’Iran e la Siria, sciiti. Nell’occasione Doha si oppose alla punizione che Riyadh intendeva comminare a Muscat.

Nei giorni successivi anche Kuwait e Oman hanno condiviso l’iniziativa saudita ritirando i rispettivi Ambasciatori mentre Riyadh ha in corso la procedura per chiudere l’emittente qatariota dal regno.

Il compattamento del CCG su questo fronte è determinato principalmente dal fatto che il Qatar ha subito nell’immediato un forte crollo nelle Borse e nel breve-medio termine vede ridimensionato il suo ruolo internazionale che spazia dall’apertura di un Ufficio di rappresentanza per i Taleban ai rapporti con Israele di cui ospita un Ufficio commerciale e all’Iran con cui, come l’Oman, condivide interessi su risorse energetiche comuni.

Al contrario, l’Arabia Saudita ha chiuso l’accerchiamento al Qatar. Già nel dicembre 2013, infatti, ha sottratto a Doha la gestione dell’opposizione armata siriana avuta per due anni soppiantando l’Esercito Libero Siriano – a guida di Turchia e Qatar – con la formazione del Fronte Islamico forte di oltre 60 mila combattenti e jihadisti finanziati e armati da Riyadh.

Le ripercussioni su Siria e Iran sono inevitabili: Arabia Saudita e Israele identificano entrambi i due Paesi sciiti e i loro sostenitori come pericoli esiziali e su questo tema saranno sempre d’accordo spalleggiandosi a vicenda.

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Ahamdinejad e Re Abdullah

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