Non è affatto semplice la storia delle penetrazioni di Al Qaeda nel Maghreb islamico e soprattutto capire la differenza fra Boko Haram, Al Nusra e le altre sigle che diffondono tensione e terrorismo in Africa a nord e a sud del Sahara. Aldo Madia prova darci un quadro esaustivo della situazione attuale che peraltro è in continuo fermento e sperimenta numerosi cambiamenti complessi da seguire. Solo così però, avendo un quadro, necessariamente veloce, della presenza ‘al qaedista’ in quelle zone, si può arrivare alla comprensione di qualche avvenimento…
Il Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
Nel novembre 2013 un terrorista con decennale attività operativa nella fascia sahelo-sahariana decise di abbandonare la lotta armata e iniziò a collaborare. Le sue dichiarazioni consentono di orientarsi in quella rete tentacolare apparsa ad Algeri nell’aprile 2007 con tre attacchi simultanei eseguiti da kamikaze a bordo di autobombe contro gli uffici del Primo Ministro e due caserme di Polizia e un bilancio di ventiquattro morti e 222 feriti. L’azione è rivendicata da Al Qaeda in the Islamic Maghreb che sceglie giorno, obiettivi e modalità a forte impatto mediatico.
Il giorno scelto è l’11, divenuto significativo dall’ 11 settembre 2001. L’obiettivo nel pieno centro di Algeri contro siti ad alta vigilanza è una dimostrazione di capacità di controllo del territorio, dove nessuno potrà più sentirsi sicuro.
L’utilizzo di kamikaze con autobombe avviene mentre nella vicina Kabilya, a est della capitale, l’Esercito è impegnato da venti giorni in una campagna contro centinaia di jihadisti del Gruppo salafita per la Predicazione e il Combattimento (AQIM: Al Qaeda in the Islamic Maghreb), guidato dall’Emiro Abdel Malek Doukdel.
Come nasce, si sviluppa e opera questo nuovo soggetto combattente ormai diffuso nella zona del deserto dal Nord al Corno d’Africa e oltre?
Ci aiuta a comprenderlo Tahani, il nome scelto dal jihadista che inizia la sua collaborazione ripercorrendo il suo stretto rapporto con Mokhtar Belmokhtar, attuale leader di AQIM.
Mokhtar ha fatto esperienza in Afghanistan negli anni ’90 e, ritornato ad Algeri, si sposta nel Sahel algerino e si avvicina al Gruppo Islamico Algerino e poi al Gruppo riuscendo a tessere contatti con leader di Burkina Faso, Niger, Mauritania, Mali, Tunisia, Congo e Guinea.
Nel deserto trova un’opportunità quando alla fine degli anni ‘90 le Autorità distruggono l’organizzazione del contrabbando gestita da Hadji Betton.
Molti militanti di Betton si uniscono a Mokhtar che ne utilizza le informazioni su dislocamento, posizione e controllo del territorio da parte della sicurezza algerina.
L’autoritarismo di Mokhtar induce l’Emiro del Gruppo Salafita a inviare Abdel Razzaq detto Le Parà, già ufficiale della Sicurezza algerina, come responsabile del gruppo operativo del Sahara.
Nel marzo 2001 Mokhtar riunisce i militanti ai quali chiede di scegliere il responsabile del gruppo che si divide:
– i più anziani rimangono con Mokhtar, che si autoproclama Emiro dei jihadisti del Nord del Mali;
– una parte segue Le Parà;
– un terzo gruppo abbandona la lotta armata.
Di quest’ultimo gruppo fa parte Tahani. Dopo l’arresto di Abdel Razzaq Le Parà nel 2003, Mokhtar teme per la sua vita e si mette in contatto con i Servizi di Sicurezza algerini per essere incluso nel programma di “riconciliazione nazionale” lanciato dalle Autorità nel 2006.
In realtà riunisce l’ala residuale del Gruppo Salafita, decimato dalle campagne militari algerine, e dà vita ad AQIM che abbandona le città per rifugiarsi nel deserto.
Mokhtar imprime una svolta in seno ad AQIM indirizzandola a un jihadismo non disgiunto da pratiche illecite con sequestri di persone, contrabbando di armi e tabacco lungo la fascia frontaliera tra Mauritania, Mali, Niger e Sud dell’Algeria.
Questo dualismo operativo sarà assunto successivamente:
– dai jihadisti Boko Haram nigeriani e Shabaab somali e dalle formazioni Aqap nello Yemen, ISIS e al Nusra in Iraq, Siria e Libano;
– poco dopo dal Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad, dal Movimento per l’Unità e il jihad nell’Africa Occidentale e da Ansar Dine in Mali.
L’evoluzione impressa da Mokhtar ad AQIM alimenta contrasti e dissidi con l’Emiro nazionale Droukdel e del suo vice Khaled al Mig – che sarebbe poi stato ucciso nell’ottobre 2012 a Yacourene in provincia di Tizi Uozi – contrari alla pratica e gestione dei sequestri.
Per frenare le iniziative di Mokhtar, autonominatosi leader della Katibat al – Moulathamin, Droukdel modifica gli assetti della formazione per collocare nei punti chiave elementi di provata lealtà.
Attualmente l’organico con almeno 2 mila combattenti ha una struttura fortemente gerarchizzata con un’unica Autorità di vertice, l’Emiro Nazionale Droukdel – anche se contesa dal Capo degli Anziani e Notabili Abu Obeida Yousef, – coadiuvato dal Consigliere militare Yahia Djouadi.
L’Emiro dispone delle seguenti Commissioni:
– politica e relazioni esterne, guidata da Ahmed Deghdegh;
– militare, al comando di Abu Ala;
– finanziaria, presieduta da Hisham Abu Akram, per il controllo della redistribuzione dei proventi dei sequestri tra i diversi gruppi;
– sicurezza, diretta da Mousa Bourhala.
Si avvale inoltre dei Consigli:
– della Shura o dei Notabili, retti da Abu Obeida Yousef;
– dei media, di cui è responsabile Saldh Abu Muhammadd.
Mustapha Debshi, esperto di comunicazioni, sarebbe stato incaricato di guidare le cellule in Europa.
Sotto il profilo operativo, AQMI è divisa in quattro Regioni, ognuna affidata a un “Emiro di zona”:
– Centrale, con Algeri, Boumerdes, Bouira e Tizi Ouzou;
– Orientali, per la Tunisia;
– Occidentale per il Marocco;
– Meridionale per il Sahel, dove Droukdel ha pianificato l’ulteriore divisione in zona Sud e zona del Sahara per proiettarsi nelle aree desertiche di Algeria, Chad, Niger, Mali e Mauritania, fino alla Nigeria.
All’interno delle zone i combattenti sono ripartiti in unità operative (Katibat, battaglioni) a loro volta suddivise in piccole e mobili unità che si spostano a bordo di fuoristrada equipaggiati con mitragliatrici calibro 14,5 mm e 12,7 mm.
AQIM è presente anche in Mauritania e Niger settentrionale.
Le Katibat operanti nel Sahel sono:
– al Moulathamin, diretta da Mokhtar;
– Tarek ibn Ziyad, diretta da Abdel Hamid Abu Zeid, è quella specializzata in sequestri di persona ed è divisa in tre seriya (brigate): al Furqan, comandata da Yahya Abu al Hammadou, la più efficace; al Ansar, guidata da Malik Abu Abd al Karim al Tariki. Il leader Abu Zeid è stato ucciso nel giugno 2013, in Mali durante l’offensiva francese per riconquistare il Nord del Paese. Ne è indicato successore Djamel Okacha, vicino a Mokhtar che come lui e a differenza di Abu Zeid è più interessato ai sequestri che al jihad;
– Al Fatah al Moubine, che opera nel Sud-est dell’Algeria.
L’affiliazione ad Al Qaeda sin dal 2006 più volte ribadita anche per ampliare l’eco mediatica delle iniziative armate indica in ogni caso la ricercata internazionalizzazione di AQIM ed emerge dagli evidenti rapporti con le analoghe formazioni jihadiste presenti in Nord Africa, nella area sahelo – sahariana fino al Corno d’Africa e in Nigeria. Proprio in Nord Africa, in Libia, nel marzo 2012 Mokhtar si è trattenuto circa un mese per rifornire di armi il suo gruppo. Fra le priorità di AQIM figura anche l’Europa alla quale è già dedicato un referente per i contatti.
Le guerre in Libia, Mali e Repubblica Centro Africana – su input iniziale della Francia – e il sostegno europeo a quelle in Afghanistan e Iraq individuano nell’Europa un obiettivo prioritario di intervento per i jihadisti, come dimostrano gli attacchi in Spagna l’11 marzo 2004 e i due a Londra del 7 e 21 luglio 2005 eseguiti il primo da militanti islamici maghrebini e gli altri due da jihadisti del Corno d’Africa.
©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata
Lascia un commento