IRAN. LUCI E OMBRE SUL NEGOZIATO NUCLEARE

IRAN. LUCI E OMBRE SUL NEGOZIATO NUCLEARE

Ingresso del bazar a Teheran

Ingresso del bazar a Teheran

Grande difficoltà nel negoziato nucleare tra Iran e il resto del ‘mondo’. Gli iraniani sono sottili abili negoziatori e hanno un ruolo preminente nel settore strategico mediorientale. Ne sono coscienti quindi….il negoziato sarà lungo e cederanno ogni volta pochissimo pur di arrivare al loro obiettivo.

Il Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

A Vienna tra il 17 e il 20 marzo 2014 si svolgerà un’altra sessione del Vertice dei P5 + 1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania) con l’Iran in merito alla questione nucleare.

L’ulteriore round negoziale è stato deciso il mese precedente nella capitale austriaca a conclusione dell’incontro fra gli stessi interlocutori che hanno concordato di esaminare gli aspetti tecnici del tema nel successivo colloquio.

Secondo le dichiarazioni ufficiali l’intesa raggiunta prevede:

–       limite del 5% dell’arricchimento di uranio per la produzione dell’energia a scopo civile con mantenimento del limite del 20% nel reattore di Teheran utilizzato per la ricerca;

–       necessità di definire la destinazione del reattore ad acqua pesante di Arak e delle 19 mila centrifughe di ultima generazione presenti in Iran;

–       intensificazione delle ispezioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica nei prossimi mesi in vista dell’intesa definitiva che dovrebbe essere siglata entro sei mesi;

–       ulteriori controlli alla miniera di uranio di Shagand, alla fabbrica di concentrato d’uranio di Ardakan e al centro di tecnologia sperimentale di Lashkar Abad;

–       monitorizzazione dello sviluppo dei detonatori Exploding Bridge Wire e del polonio.

Partecipanti al summit ed esponenti della comunità internazionale si dichiarano soddisfatti dei risultati sin qui acquisiti, anche se ammettono che il percorso da fare è ancora lungo.

In realtà la situazione è molto diversa.

Il vertice di febbraio si è aperto con un teso incontro fra il vice capo della delegazione iraniana il vice Ministro degli esteri Abbas Araghchi e la sottosegretaria di Stato statunitense Wendy Sherman, portatori di agende diverse.Unknown-1

L’incontro di marzo è necessario per creare una struttura incaricata di negoziare le questioni principali e svolgere colloqui ogni mese. Ma quali sono le divergenze di fondo?

La Guida Suprema Ayatollah Alì Khamenei al termine dei lavori di febbraio ha ribadito il suo sostegno ai colloqui e l’interesse a raggiungere un accordo con USA e Occidente ma si è detto convinto che il negoziato non porterà ad alcun accordo.

E ha elencato alcuni punti di ambiguità da parte degli USA che hanno trovato successive conferme:

–       sono proseguite minacce, anche da parte del Presidente, di un attacco militare in mancanza di adesione alle richieste statunitensi e di parte dell’Occidente;

–       è stata confermata la validità delle sanzioni in essere, la penalizzazione delle Compagnie che le hanno violate e la minaccia a quelle interessate a riallacciare rapporti commerciali con l’Iran;

–       è continuato il sostegno in favore dei ribelli contro il Presidente Assad, alleato di Teheran.

Tutti indicatori dell’intenzione USA di usare la problematica nucleare solo per indebolire e destabilizzare il Paese?

Peraltro, la stessa Sherman in occasione della deposizione al Congresso di fronte ai senatori aveva assicurato che al Vertice di febbraio avrebbe inserito in agenda due richieste: lo smantellamento totale del programma nucleare iraniano e la sottoposizione della parte residuale delle strutture a un regime ispettivo molto intrusivo.

Inoltre, gli USA vorrebbero che l’Iran cessasse ogni sostegno alla Siria, a Hezb’Allah e alle formazioni palestinesi filo-iraniane come il Jihad Islamico Palestinese, operante a Gaza, e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale di Ahmed Jibril, presente a Damasco e a Teheran. Ancora più pressante è la richiesta USA di congelare il programma di difesa missilistica in fase di sperimentazione in Iran.

In termini più chiari, gli USA sarebbero orientati a utilizzare la diplomazia non verso un accordo che riconosca le legittime aspirazioni iraniane ma per ottenere quanto richiedono seppur non compreso nell’agenda concordata sulla tematica nucleare. In più, nel caso di una risposta negativa di Teheran resterebbe percorribile l’opzione militare per il cambio di regime.

Il timore degli USA e di Israele è che l’Iran sia in condizione di installare testate nucleari sui missili a lungo raggio. Sul punto l’Iran ha già ribadito mesi addietro che i missili balistici a lungo raggio hanno funzione solo difensiva per proteggersi da Israele che ha più volte minacciato iniziative militari unilaterali.

Lo stesso vice Ministro Araghchi a fronte delle richieste della sottosegretaria di Stato Sherman nel corso del colloquio bilaterale di febbraio ha chiarito che le questioni difensive non sono negoziabili né soggette a compromessi e che l’Iran nei Vertici a venire non discuterà di argomenti diversi da quelli concordati sul nucleare.

La situazione è più articolata da quanto traspare dalle dichiarazioni ufficiali. Infatti, alcuni senatori statunitensi hanno presentato una bozza di legge per subordinare l’eventuale accordo finale sul nucleare alla rinunzia da parte dell’Iran al programma missilistico di difesa.

L’iniziativa è stata adottata dopo che a metà febbraio 2014 Teheran ha testato con successo due missili balistici costruiti in Iran dopo che la Russia ha interrotto la fornitura dei missili di nuova generazione S – 300 con una portata stimata di almeno 1.500 km.

La distensione USA e Occidente con l’Iran attraversa ancora una fase d’instabilità che si ripercuote anche all’interno di tutti i Paesi interessati e in particolare a Teheran dove alla fine di febbraio il discorso televisivo del Presidente Hassan Rowani sulle manifestazioni del giugno 2009 contro la rielezione di Ahmedi Nejad è stato più volte rinviato per asseriti problemi tecnici. Segnale che si allinea alla posizione dei conservatori presenti fra pasdaran, Esercito e opposizione parlamentare e ha ascolto anche nella Guida Suprema Khamenei.

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Hassan Rohani e Alì Khamenei

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