L’alba di una nuova guerra ma non troppo: breve storia delle origini della guerriglia.1

L’alba di una nuova guerra ma non troppo: breve storia delle origini della guerriglia.1

Questo saggio sulla storia della guerriglia non è una analisi geopolitica ma OA ritiene che possa fornire interessanti informazioni per i non addetti ai lavori. La guerriglia, è noto, è largamente praticata in vari angoli del mondo. Le guerre convenzionali sono sempre più rare e difficili, anche quelle a bassa intensità; invece la guerriglia, urbana o di territorio, è forse la caratteristica maggiore dei conflitti attuali…qualche riflessione e nozione storica ci aiuterà forse a meglio comprendere alcuni avvenimenti.

Il Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

UnknownUnknown-1Quali sono i processi storici che hanno portato all’introduzione della guerriglia nella scienza bellica? La prima risposta a questa domanda va cercata nelle origini storiche di questo tipo di guerra. La maggior parte dei non addetti ai lavori considera la guerriglia un fenomeno bellico reperibile solo nel corso dell’ultimo secolo e mezzo.

Sarebbe troppo banale, tuttavia pensare che questo tipo di scelta strategica sia il risultato delle evoluzioni dell’epoca contemporanea e si riduca allo scontro di due eserciti di cui uno di valore inferiore. La “guerra di fuoco”, se vogliamo utilizzare le parole di Polibio non può essere avulsa rispetto ai contenuti dalla scienza bellica: è il risultato di un melting pot delle varie tipologie di combattimento. Come scrisse il cinese Sun Tzu, autore di un meraviglioso volumetto sull’arte della guerra: “…Le note musicali non sono più di cinque, eppure nessuno può dire di aver udito tutte le loro combinazioni…”. Strategia, tattica, tecnologia, economia e velocità sono le chiavi per il successo di ogni operazione bellica, quasi le cinque note dell’arte della guerra; se per economia intendiamo gestione delle risorse, allora possiamo applicare questa considerazione anche all’epoca antica.

La guerriglia ha origini molto antiche. Nella sua evoluzione essa ha conosciuto moltissime fasi; le regole d’impiego tattico della ‘piccola guerra’ sembrano figlie delle tradizioni nomadi, ovvero delle popolazioni che non avevano raggiunto un grado di urbanizzazione sufficiente per sviluppare vere e proprie strutture militari diversificate.

Lo sviluppo di una letteratura sull’argomento evidenzia una volontà di razionalizzare questo tipo di disciplina bellica. Questa, infatti, è presente già in epoca romana repubblicana, anche se la più certa descrizione della guerriglia come tattica da utilizzare per controllare il territorio e difendersi dalle incursioni nemiche è di epoca bizantina: il De velitatione, di Niceforo Phokas fu utilizzato certamente come manuale tattico per la difesa dei territori della frontiera anatolica.

Anche nel medioevo e in età moderna in misura maggiore ebbero luogo moltissimi episodi di guerriglia, che produssero una letteratura annessa; sembra che nella progressione temporale, questo tipo di lotta si sia diffusa sempre di più come strategia bellica da affiancare alla guerra di tipo convenzionale. Antoine de Ville scrisse un trattato che comparve nel 1674 nel quale mostrava le tattiche di guerriglia utilizzate nei conflitti a lui contemporanei. Questa letteratura si è rinvigorita in epoca contemporanea grazie anche agli scritti di Thomas Edward Lawrence e di Ernesto Che Guevara, che furono due maestri nello specifico settore. Nell’ultimo secolo in particolare tutti gli eventi bellici hanno visto l’utilizzo della guerriglia con maggior intensità rispetto al passato e ci si potrebbe quasi azzardare a definire il XX secolo come l’epoca in cui essa ha raggiunto la sua massima espressione.

Analizzando gli studi sull’argomento si può forse dividere la guerriglia in tre tipi diversi: antemurale, di interdizione  e di soppressione.

La guerriglia antemurale si configura come un tipo di tattica volto a mantenere una linea difensiva mobile ed elastica, arretrando ma non consentendo al nemico un’avanzata veloce, andando continuamente a minacciarne le linee di rifornimento. Per guerriglia d’interdizione s’intende invece un continuo attacco alle difese dell’esercito occupante su obiettivi strategicamente importanti, senza dare al nemico alcun punto di riferimento.

L’ultimo tipo, quella di soppressione, mira solamente ad attaccare le truppe nemiche senza occuparsi di obiettivi strategici, ed è molto simile alla guerra di tipo convenzionale. Essa si sviluppa, infatti, solamente quando la campagna operata dai guerriglieri si avvia verso la vittoria e si trova in una situazione in cui le bande ormai numerose sono simili ad un esercito regolare. Così almeno la intendeva Che Guevara nel 1961.

Come si ponga attenzione a queste tre categorie, ogni esercito sembrerà utilizzare soltanto un tipo di guerriglia senza ricorrere agli altri; eppure nello svolgersi di una ‘campagna’ il combattente sarà costretto per forza a utilizzare tutti e tre gli aspetti sopra citati. Nello scegliere le diverse forme non si può prescindere da alcuni elementi, come il numero di uomini, la mobilità, l’armamento e una leadership adeguata. Sempre con il pensiero del Che!

L’evoluzione della mentalità attraversa fasi diverse, espresse  inizialmente nei valori  che nella letteratura mondiale trovano i loro archetipi più antichi nei personaggi omerici di Ulisse per la mêtis e Diomede per le capacità combattive; valore, quest’ultimo, che muta per  il combattimento regolato da norme precise, rappresentato nella figura di Aiace.

Le regole della guerriglia non sono costanti ma in continua evoluzione poiché è la stessa ‘piccola guerra’ che lo impone, escludendo ogni altra regola, nel senso che le modalità di attacco devono essere molteplici anche se è molto difficile variare i modelli tattici: bisogna riuscire a non rimanere ancorati a schemi fissi. Come ricorda Marco Costa, in un suo studio sulla psicologia militare del 2003, è importante aver presente che in guerra non ci sono regole se non quelle fornite dalle circostanze dell’ hic et nunc; un elemento importante per evitare lo schema fisso  è la guida di un leader geniale che sfrutti i vari elementi a disposizione elaborando dei piani d’attacco sempre originali.

Possiamo affermare che se la guerra convenzionale impone di utilizzare la pelle del leone con cucita addosso quella della volpe, la guerriglia impone la creazione di una chimera o utilizzando un machiavellismo, di un centauro, ossia un essere polimorfo. Si deve pertanto essere umani o feroci come una belva, secondo le situazioni.

Per essere utilizzate con il maggior effetto possibile, le tecniche di guerriglia devono essere impiegate su terreni che possano mettere in risalto le debolezze tattiche del nemico. Non si deve pensare, come la cinematografia ci ha abituato a credere, che l’ambiente sia da composto solo da giungle, deserti o aspre montagne; Essa può sorgere anche in città e campagne. La capacità della guerriglia sta nel limitare e volgere contro il nemico la sua forza, meccanismo molto simile  alla caratteristica dell’arte marziale del Ju jitsu che si traduce nella frase: “Hey yo shin kore do” ovvero “Il morbido vince il duro”. Tale disciplina insegna a sfruttare la forza del proprio avversario contro lui stesso; e perciò la pesantezza dei grandi eserciti e la loro difficoltà di manovra su terreni sconosciuti sarà la loro debolezza e la conoscenza del terreno sarà il vantaggio dei guerriglieri. Un esempio di tale effetto fu la sconfitta dell’armata tedesca nella battaglia di Stalingrado, dove la maggior conoscenza del luogo da parte dei soldati dell’Armata Rossa sopperiva al miglior equipaggiamento della Wehrmacht; costretta a combattere strada per strada e muro contro muro, le forze tedesche furono soprattutto frustrate da unità di tiratori scelti di cui faceva parte il famoso Vasilij Grigor’evič Zajcev il quale, nel 1943 a Stalingrado, uccise 225 tra soldati e ufficiali della Wermacht e di altri eserciti dell’Asse, tra cui undici cecchini nemici. Tali uccisioni misero a dura prova la linea di comando tedesca e diedero un forte colpo al morale dell’esercito nemico.

(continua)

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