L’eredità del ‘Cavaliere Rosso’: breve analisi del commercio illegale d’armi nella regione dell’Asia Centrale. 1

L’eredità del ‘Cavaliere Rosso’: breve analisi del commercio illegale d’armi nella regione dell’Asia Centrale. 1

contro-il-traffico-di-armi-orig_mainLa prima parte di una sintetica analisi sul commercio delle armi nella regione centro asiatica. Occorre ricordare che il commercio delle armi è sempre stato, in particolare delle armi da fuoco, è stato ed è sempre un’attività molto remunerativa per chi l’ha praticata e  la pratica tutt’ora. Molti documenti d’archivio sono una testimonianza inoppugnabile della presenza continua d trafficanti d’armi. Aggiungo che in piccoli tappeti (dii scarsa fattura ma di valore comunicativo) che si acquistano da tempo in Afghanistan gli AZ47 vi sono raffigurati insieme a carri armati e altri strumenti di guerra. Non più fiori…ma armi sui tappeti. Anche questo è un segno del mutamento dei tempi.

Il Direttore Scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

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Come viene raccontato efficacemente dal personaggio immaginario e trafficante d’armi Yuri Orlov, interpretato da Nicolas Cage nel film statunitense Lord of War del 2005: “Di tutte le armi dell’immenso arsenale sovietico, nulla era più remunerativo dell’Avtomat Kalashnikova, modello del 47… più comunemente conosciuto come AK-47 o Kalashnikov… E’ il mitra più popolare del mondo, un’arma che tutti i combattenti amano. Un amalgama di 4 chili d’acciaio e legno multistrato… Non si rompe, non s’inceppa né si surriscalda. Spara se è coperto di fango o pieno di sabbia. E’ così facile da usare che anche i bambini possono farlo, e spesso lo fanno. I Sovietici hanno messo l’arma su una moneta, il Mozambico l’ha messa addirittura sulla bandiera… Alla fine della guerra fredda il Kalashnikov divenne il prodotto russo più esportato, prima della vodka, del caviale, e dei narratori suicidi. Una cosa è certa: nessuno si metteva in fila per comprare… le loro automobili.”

Come questo monologo riassume, uno degli elementi catalizzatori del traffico illegale d’armi fu la caduta dell’impero sovietico, a cui fece seguito l’apertura di tutti i suoi arsenali sparsi per il suo vastissimo territorio. Per la regione dell’Asia Centrale, questo elemento è stato il fattore determinante per lo sviluppo del commercio illegale d’armi leggere. La nascita dei cinque Stati che compongono l’Asia Centrale: il Tagikistan, il Kazakistan, l’Uzbekistan, il Turkmenistan e il Kirghizistan avvenne all’inizio degli anni 20 dopo la fine delle lotte seguite alla Rivoluzione di Ottobre. La suddivisione avvenuta in base al criterio linguistico, non ha tenuto conto delle diversità etniche e delle peculiarità delle varie popolazioni locali. Esse si trovano, quindi, a vivere in un ambiente multiculturale che, da quasi un secolo crea instabilità politica nella regione.

A parte il Kazakistan e il Turkmenistan (politicamente più solidi), gli altri Stati continuano a vivere momenti turbolenti: il Tagikistan, è stato sconvolto dalla guerra civile dal 1992 al 1997  la quale ha straziato il Paese. Si registrano ancora oggi atti terroristici e di sabotaggio, come la strage del settembre 2010, quando un convoglio militare è stato attaccato nella valle di Rasht, facendo circa 23 vittime tra i militari tagiki. A sua volta il Kirghizistan è stato teatro di violenze nel 1999, dovute ad incursioni in territorio kirghiso dell’Islamic Movement of Uzbekistan (IMU). Questi Movimento è stato costituito nel 1998 con l’obiettivo di creare uno stato islamico in Uzbekistan. Negli anni seguenti, l’organizzazione terroristica ha ampliato i suoi obiettivi, mirando alla creazione di uno stato islamico in Asia centrale. In teoria il califfato islamista comprenderebbe Uzbekistan , Kirghizistan, Tagikistan , Kazakistan, Turkmenistan e la provincia Xinxiang in Cina. L’IMU è composto da militanti islamici dell’Uzbekistan e dei paesi dell’Asia centrale. Il gruppo è stato fondato dall’ideologo islamico Tahir Yuldashev e dall’ex paracadutista sovietico Juma Namangani che ha servito nella guerra sovietico-afgana, entrambi di etnia uzbeka della valle di Fergana. E’ stata l’esperienza del cofondatore nella lotta contro i mujaheddin in Afghanistan che lo ha avvicinato all’Islam radicale e all’alleanza con Osama bin Laden.

Il Movimento islamico dell’Uzbekistan crescendo vicino a Bin Laden ha fatto proprie l’ideologia e gli obiettivi di al Qaeda. Con la crescente volontà dell’IMU finalizzata alla creazione di uno stato islamico regionale, il gruppo ha spostato il suo interesse su obiettivi d’interesse strettamente uzbeki, continuando allo stesso tempo l’impegno contro le forze di coalizione occidentali in Afghanistan e le strutture diplomatiche statunitensi in Asia centrale. Questo doppio impegno ha portato però a una drastica riduzione degli affiliati, a causa dei veri rovesci militari dovuti agli scontri con la NATO. Sul fronte interno, il modus operandi del gruppo è quello dei sequestri di persona, finalizzati al rilascio da parte del governo uzbeko di prigionieri politici appartenenti al movimento. Le tensioni comunque non si sono sopite e nel giugno del 2010, dopo le elezioni politiche del nuovo presidente Kurmanbek Bakiyev, sono scoppiate violente manifestazione, nella città di Osh. L’apparato politico dell’Uzbekistan, subisce ancora oggi una forte pressione, esercitata dall’IMU, che rende alcune aree del territorio nazionale particolarmente instabili, specialmente quelle al confine con il Kirghizistan e il Tagikistan.

La grande regione centro asiatica soffre del problema del traffico illecito di armi leggere e di piccolo calibro, che è strettamente connesso con l’instabilità politica ed economica della regione. Le armi di piccolo calibro (small arms) sono designate per l’uso personale, mentre quelle leggere (light weapons) sono destinate all’equipaggiamento di più persone, appartenenti quindi a un gruppo armato più strutturato. I due termini sono uniti nella sigla SALW (small arms and light weapons). Nella categoria delle armi di piccolo calibro sono inseriti: revolver, pistole semiautomatiche, fucili e carabine, fucili d’assalto, mitra e mitragliatrici leggere. Nella seconda categoria si indicano: mitragliatrici pesanti (dalle quali vanno escluse chain gun cioè mitragliatrici a catena e gatling mitragliatrice a canne rotanti), lanciagranate, cannoni antiaerei portatili, cannoni anticarro portatili, cannoni senza rinculo, lanciamissili portatile, sistema missilistico antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla MANPADS (Man-portable air-defense systems) ed infine mortai dal calibro minore di 100 millimetri.

L’uso di armi leggere e di piccolo calibro è per la maggior parte circoscritto ai conflitti interni, delimitati da confini precisi. Le ragioni di una simile destinazione sono facilmente intuibili: in primo luogo, si tratta di armi relativamente economiche e facilmente utilizzabili in assenza di accurate conoscenze tecniche o tecnologiche, facili da trasportare e le quali richiedono spese minime di manutenzione. Sono inoltre preferibili per ragioni di tipo tattico, ad esempio in conflitti, dove si ricorre spesso alle tecniche di guerriglia. In azioni di DA (direct action) per mezzo di pattern quali imboscate, queste armi possono essere decisive ed in grado di mantenere il giusto equilibrio tra il fattore velocità e potenza di fuoco, che sono alla base delle capacità tattico-strategiche di una fazione impegnata in questo tipo di conflitto.

Le cause che hanno favorito e continuano a stimolare la proliferazione di questo tipo di commercio illegale si possono individuare nella guerra in Afghanistan e in Tagikistan e nella grave situazione economica che coinvolge l’Asia Centrale. Il trasferimento su larga scala di armi leggere e di piccolo calibro in Afghanistan è cominciato negli anni ottanta, in seguito alla decisione sovietica di invadere il territorio afghano, trasformando l’Afghanistan in un immenso magazzino d’armi. Molti governi non direttamente coinvolti nella vicenda hanno dato il loro appoggio, grazie all’invio di armi e munizioni, ai mujaheddin che all’epoca costituivano l’unico baluardo difensivo nei confronti dei sovietici nell’intera regione. Gli Stati Uniti rendendosi conto della tenace resistenza dei mujaheddin, decisero di inviare partite d’armi ai guerriglieri afghani e di fornire tramite l’intelligence e le special forces validi addestratori, utilizzando i territori tribali del Pakistan come base logistica.

 (continua)

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