Il sabato degli ostaggi, il quinto.

Oggi, ancora una volta, Hamas ha montato il solito spettacolo, il quinto, per gli abitanti di Gaza, per i palestinesi e, soprattutto, per il mondo. Questa volta a Deir el Balah, che si trova al centro di Gaza…dopo aver rilasciato a nord e vista mare. Grande spiegamento di forze di Hamas. Pubblico ben ordinato, cellulari alla mano, mantenuto a bada dai combattenti, pesantemente armati; fotografi ufficiali, civili e in divisa, ammessi, probabilmente di stretta osservanza palestinese; telecamere di Al Jazeera opportunamente sistemate. Bandiere verdi e palestinesi sventolanti. Le vetture della Croce Rossa pronte e i pick-up bianchi ben allineati alla vista: una regia strategica accurata e ben studiata.

Gli ostaggi – due catturati da Hamas nel Kibbutz Be’Eri e uno, da combattenti palestinesi al Nova Festival della Musica – arrivano scortati da un pick-up pieno di combattenti, armi alla mano, mentre i rappresentanti della Croce Rossa firmano i soliti documenti che certificano la consegna degli ostaggi, con tanto di timbro apposto da un comandante ben travisato.

Ecco gli ostaggi sul palco con accanto due uomini armati che li tengono per il braccio. Gli ostaggi questa volta non sorridono, attori involontari di una accorta messa in scena. Sembrano molto provati, civili, quindi evidentemente non considerati degni di essere accuratamente vestiti con nuove tute militari, come fu per le ragazze rilasciate. Sono anche intervistati…e rispondono, obbligati, senza un sorriso. Gli elicotteri israeliani al confine li attendono per riportarli in patria.

Andati via gli ostaggi, il popolo si riprende la scena, festeggiando i combattenti. Fuori la prigione Ofer israeliana, il contrasto: silenzio e assenza di spettatori, in attesa che i bus dei 183 prigionieri da rilasciare oggi varchino l’ingresso e si avviino verso il luogo della consegna alla CRI.

Sembra ovvio che Hamas organizzi tutto questo per far vedere al modo arabo e non, a Israele e ora anche al Presidente degli Stati Uniti, che Gaza sarà palestinese in uno Stato di nuova creazione e che lo Stato sarà governato da Hamas, prima forza militare e politica del territorio, in opposizione a Mahmoud Abbas noto come Abu Mazen, Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, considerato a livello mondiale il Presidente dello Stato di Palestina…ancora però da creare ufficialmente.Ma il territorio di Palestina è conteso tra varie fazioni, oltre Hamas che in questo particolare momento sembra o vuole sembrare la più forte, agguerrita e ben armata. Ha perso il suo leader e molti dei suoi principali esponenti eliminati con militare attenzione da Israele.

E se invece tutto questo sfoggio di potenza fosse organizzato per velare una seria debolezza di Hamas che dopo circa 500 giorni di guerra con Israele ha perso uomini e mezzi in gran quantità. Gaza è ridotta in macerie a circa il 75/80% e con difficoltà enormi per la popolazione e per la ricostruzione della Striscia, iniziando dalla demolizione dei fabbricati inservibili o macerie totali.

Riflettendo sulle parole di Trump circa l’evacuazione di Gaza, la ricostruzione come Striscia ‘balneare’ ad alto livello…Il Presidente degli USA è un imprenditore, anche immobiliare, di gran successo. Con occhio esperto ha visto le difficoltà reali della ricostruzione e il tempo che occorre per averne almeno una piccola parte fatta e le possibilità di far fare grandi affari agli investitori americani e non solo. E se ricostruire la Striscia in modo che i palestinesi e i loro figli, una volta rientrati, trovassero ampie possibilità di lavoro ben retribuito in un territorio che può avviarsi lentamente verso una relativa stabilità economica?

Ovviamente gli USA non possono insediarsi e governare Gaza politicamente ma da un punto di vista imprenditoriale essere alla base della ricostruzione con grandi mezzi e investimenti. Una Striscia indipendente economicamente sarebbe un grande aiuto per il nuovo Stato Palestinese… 

Trump ha sicuramente sbagliato in alcune sue affermazioni non ben limate ma ha avuto una visione…diciamo attualmente onirica…del futuro possibile di Gaza c questa dovrebbe essere considerata anche dai rudi combattenti di Hamas che hanno intelligenti e preparati psicologi e comunicatori, a meno che l’aspetto religioso shiita, drastico, non impedisca simile visione occidentale.

Il futuro ce lo dirà, un futuro però non certamente molto prossimo.

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