La liberazione degli ostaggi israeliani. Sollievo e paura…riflessioni.

Altre 4 donne militari, 4 ragazze, sono state liberate da Hamas, nella Piazza Palestine di Gaza City piena…di ‘soldati’ di Hamas, ben inquadrati, ben vestiti, con allineati molti nuovi pick-up bianchi che usano per il trasporto militare e in gran numero, in mezzo a macerie, ma di fronte a edifici ancora in piedi. Personalmente, l’ho trovata una visione drammatica della situazione, mettendo da parte il sollievo della liberazione di 4 giovani donne che speriamo in buona salute, anche se dopo quasi un anno e mezzo di prigionia sicuramente difficile, le ferite psicologiche saranno sicuramente profonde. Forse la loro gioventù e forza le aiuterà.

Le hanno esibite, sorridenti, come dive, vestite con una divisa paramilitare nuova e pulita, su una pedana, circondate dai ‘guerrieri’ di Hamas armati, militarmente equipaggiati e da fotografi facenti indubbiamente parte dell’organizzazione, dal volto coperto. Per dimostrare che Hamas tratta bene i prigionieri e le prigioniere…credo sia ammesso avere qualche serio dubbio in merito. 

La piazza di Gaza City per questo evento era silenziosa: solo bandiere verdi e palestinesi sventolanti, in sicura attesa dei prigionieri rilasciati da Tel Aviv per gioire e sparare in aria, per significare il loro rientro non solo in famiglia ma anche in una resistenza attiva in armi. I prigionieri palestinesi hanno lasciato le loro carceri su un convoglio di bianchi autobus, in attesa della ovazione del loro popolo. Mettendo da parte ogni considerazione politica, il carcere segna profondamente, dipende se produce sentimenti di riflessione o solo sentimenti di vendetta contro i carcerieri e nel caso specifico, continuare con tutti i mezzi la lotta per l’annullamento dello Stato d’Israele.

Una visione che mi ha colpito in modo drammatico perché ha voluto rappresentare la reale vittoria di Hamas che attende duecento suoi prigionieri in Israele, dei quali molti terroristi: 1 a 50. Il precedente rilascio era stato 1 a 30. Queste valutazioni del valore di una persona rispetto a un’altra fanno ricordare similari tragiche valutazioni che durante la seconda guerra mondiale avvennero varie volte. Roma le ricorda bene, dopo l’attentato di Via Rasella e l’eccidio alle Fosse Ardeatine del marzo 1944.

Come sarà avvenuta la scelta degli ostaggi da liberare? La seconda mancata liberazione di una donna soldato, Arbel Yehoud, annunciata già nel precedente rilascio fa pensare che la scelta sia orientata anche, forse soprattutto, rispetto alla salute, almeno a vista esterna, delle persone rilasciate. Le quattro ragazze rilasciate, infatti, sono salite sul palco-propaganda con facilità, senza alcun problema. Israele poi accusa Hamas di non aver rispettato tutte le condizioni per il rilascio dei prigionieri e quindi non vuole ritirarsi, non permettendo così ai rifugiati di tornare a Gaza nord, almeno fino a quando Arbel non sarà rilasciata. 

Questa giornata ha dimostrato che Hamas non è stato sconfitto, riceve ancora finanziamenti importanti se può mostrare nuovi veicoli e armamento militare forte. E questo Hamas voleva dimostrare per poter probabilmente riuscire a governare Gaza e l’eventuale stato palestinese che si dovrebbe creare per arrivare a una ‘regolarizzazione’, per quanto possibile, di una parte di quella regione mediorientale. Non credo arriveranno a costituirlo in breve tempo e anche quando la politica internazionale ci sarà riuscita, chi sovvenzionerà il nuovo Stato? Israele come vorrà reagire? I confini saranno invalicabili…? Ma sono ancora domande oziose…

Altra piazza ovviamente quella di Tel Aviv: uno schermo televisivo dava le notizie in diretta a molte persone riunite per poter vivere il momento di questo rilascio, sentito molto profondamente. Il 7 ottobre 2023 è un ricordo vivo di un attacco, ferita non ancora rimarginata, se mai lo potrà essere. Quell’attacco peserà inesorabilmente per molto tempo, anche se lo Stato palestinese riuscirà a essere costituito.

La politica internazionale si chiede quale potrebbe essere il ruolo positivo di The Donald: ma Trump sarà Presidente per relativamente pochissimi anni, rispetto ai 75 anni di questo conflitto in Medio Oriente.

P.S. Avendo scritto l’articolo in contemporanea al rilascio, i giornalisti di una televisione francese avevano indicato che i prigionieri degli israeliani sarebbero arrivati a Gaza City. Invece sono stati portati ai confini con l’Egitto, la maggior parte, perché non hanno avuto l’autorizzazione da Israele a risiedere nel territorio di Gaza ma devono andare in esilio in Egitto, in Tunisia o in Turchia. Per quanto tempo osserveranno questo esilio…è da vedere….

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