Il governo provvisorio di Damasco ha sospeso, sembra per soli tre mesi, la Costituzione in vigore sotto Assad, certamente non più conforme ai desiderata dei nuovi governanti e per maggiore sicurezza, anche il Parlamento è stato sciolto. Si ricomincia da zero…quale zero non è ancora dato sapere.
Provengono anche molte notizie riguardanti impiccagioni sulla pubblica piazza di persone, amministrativi o politici, appartenenti al regime caduto: esecuzioni da comprendere, sostengono giornali arabi, considerato quello che i seguaci di Assad hanno fatto al popolo siriano. Assad, che era sostenuto dalla Lega Araba, dall’Iran e dalla Russia: queste ultime intendevano dividersi un territorio ormai esausto politicamente e economicamente.
E’ certamente una tragica conclusione storica della caduta di un regime molto duro contro i dissidenti; conclusione non nuova nella storia di molti Paesi, alla caduta di un sistema particolarmente vessatorio.
I nuovi leaders hanno annunciato una amnistia generale per tutto il personale militare che, di fatto, fu costretto a prestare servizio dal regime ma in realtà il Primo Ministro al Bashar ha comunicato che questa amnistia non sarebbe stata applicata a coloro che si erano macchiati di torture o uccisioni nelle carceri siriane, come seguaci di Assad. Del resto i numeri delle persone scomparse e uccise dal regime – è stato verificato – sono molto alti.
Il 13 dicembre è stato il primo venerdì di preghiera in Damasco e in altre zone ormai libere del territorio siriano e naturalmente la gioia, manifestata in vari modi, è grande ma è costante il pericolo di un rinnovarsi a breve del pericolo di guerra jihadista dell’ISIS, situazione molto temuta dagli USA, tanto che Blinken, in un incontro in Turchia e in Giordania (è passato anche dall’Iraq), ha discusso sulla necessità di evitare questa possibilità, peraltro non peregrina, in Siria. Il Ministro degli Esteri di Ankara ha ovviamente convenuto che occorre assicurare il ritorno di una ‘stabilità’ in Siria…s’intende con l’aiuto prevalente della Turchia: è chiaro che il Sultano voglia mantenere una forte presa su Damasco e non solo sul territorio di confine a nord, ora che è riuscito a sbarazzarsi del nemico iraniano.
La situazione siriana preoccupa molto anche la Cina se il Ministro degli Esteri cinese, in visita al Cairo ha dichiarato chiaramente ai giornalisti che, pur rispettando la sovranità siriana, occorre, in accordo con il partner egiziano, prevenire il terrorismo di forze estremiste che possono trarre vantaggio dal caos attualmente presente, dopo la caduta di un brutale regime cinquantenario: prevenire vuol dire ‘intervenire’…anche in maniera massiva.
Per le potenze interessate al Medio Oriente, la situazione è descritta da tutti come ‘fluida’.
‘Fluida’: termine molto diplomatico per definire una situazione assolutamente ancora molto ‘confusa’ sul territorio siriano.
Al Jolan, il nuovo vero capo almeno di una parte della Siria, cercando di mostrarsi equilibrato, chiede tra l’altro ai cittadini di non manifestare la loro gioia per la caduta del regime con l’uso di armi e sparatorie celebrative ma la situazione rimane quella comune a tutti i cambi di regime: le armi servono non solo per manifestare la gioia della caduta di un tiranno ma anche per uccidere i nemici. E comunque ci sono e possono essere usate in qualsiasi momento che non piaccia agli insorti ‘patrioti’.
E non si può dimenticare la storia jihadista di Al Jolan che attualmente si vuole accreditare come un ‘moderato’ ma lo saranno anche i suoi seguaci se, come sembra da alcune testimonianze, iniziano a imporre, in modo surrettizio, delle regole ‘talebane’, ad esempio alle donne? E’ lecito dubitarne.
L’Iran è il primo grande sconfitto in questo storico momento siriano. É interessante analizzare le parole del Leader Supremo Khamenei dette due giorni fa al riguardo. Ha accusato gli USA e Israele di aver procurato la caduta il regime siriano di Assad, risultato appunto ‘ di un complotto ‘americano -sionista’, con l’aiuto di uno stato confinante, senza nominarlo peraltro, che continuerebbe nella sua opera di destabilizzazione del territorio, appoggiando le forze di opposizione al regime. Non ne fa il nome ma sembra chiaro si riferisca alla Turchia che, in effetti, ha sempre appoggiato quelle forze di opposizione a Assad. Per l’Iran la caduta del regime è un grave colpo politico perché il deposto dittatore aveva un ruolo strategico importante in quello che l’Iran definisce ‘l’asse di resistenza’ contro USA e Israele e la loro influenza anche armata sul territorio siriano e iracheno. In effetti Washington spera che la caduta di Assad indebolisca definitivamente la presenza di Teheran nella regione mediorientale, impedendole di conseguire quel primato di potere politico islamico che persegue da almeno 30 anni.
Un’altra potenza ha avuto un ruolo determinante nel sostenere Assad:la Russia di Putin che concretava il suo ritorno importante sulla scena mediorientale. Non dimentichiamo che ha installato una base navale a Tartous e una base aerea a Hmeimim, a sud est di Latakia. Sembrerebbe che la Russia si stia ritirando da queste basi ma Mosca ha prontamente smentito. Le navi però si stanno allontanando dal porto, secondo quanto viene riportato.
Iran e Russia hanno problemi seri: l’Iran, che è in una crisi da tempo non vista così grave, è sotto la pressione crescente di Israele, che potrebbe arrivare a attaccare Teheran, anche se è più opportuno che usi una certa cautela; Mosca si trova in problemi seri nel settore ucraino, anche se sembrerebbe prevalere in questa fase del conflitto.
La Turchia, invece, approfitta delle difficoltà dei concorrenti e ha ancora truppe sul suolo siriano che non pensa proprio di ritirare…
La situazione attuale è molto difficile per l’Occidente, Europa in particolare che con Spagna, Italia e Grecia dipende particolarmente dagli avvenimenti nel Mediterraneo e nella regione mediorientale.
Von der Layen ha già fatto sapere che l’Europa è pronta a impegnarsi per la ricostruzione di uno stato siriano che protegga tutte le minoranze.Occorrerà vedere se i nuovi governanti lo permetteranno.
Salvo prove future concrete, è lecito avere dei seri dubbi sui comportamenti ‘moderati’ della nuova dirigenza siriana, di origine jihadista molto chiara.
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