La situazione nel vicino Medio Oriente continua a complicarsi, scandendo una ulteriore sconfitta dell’Iran, nel perseguire il suo obbiettivo di conseguire il primato nell’Islam, contro i sunniti.
Teheran ha perso la sua presa su Damasco, oltre alla Russia mentre Erdogan, il vero vincitore politico della attuale situazione, al momento prende le distanze formali da quei nuovi governanti jihadisti, che sembrano promettere relazioni ‘normali’ con gli altri stati confinanti e con il mondo internazionale. Il che è difficile da credere…
Chi è Mohammed al-Bashir, indicato come il capo del nuovo governo transitorio siriano, almeno fino al 1 marzo 2025? Laureato in ingegneria, risulta che abbia anche fatto studi approfonditi sulla sharia e sul diritto islamico e internazionale. Già nel gennaio di questo anno era stato nominato a capo del Governo di Salvezza Siriano con sede a Idlib. Occorre attendere per comprendere meglio i comportamenti del possibile attore politico, relativamente all’impronta islamica del suo possibile governo..
Chi è Abu Mohammed al Jolani, (vero nome Ahmed Hussein al Sharaa, nato in Arabia Saudita, a capo della Hay’at Tahrir al Shams – HTS- Organizzazione per la Liberazione del Levante), che ha fondato il gruppo rivelatosi come l’opposizione armata più forte contro il regime di Assad? E’ colui che ha sempre insistito sulla necessità di creare una repubblica ‘islamica’ in Siria, ponendosi, fin dal 2016, come la persona che avrebbe reagito con un conflitto armato contro il regime di Assad. Ha fondato appunto nel governatorato di Idlib la HTS nel 2017, per organizzare servizi civili, scolarizzazione, sanità, infrastrutture giudiziarie, non dimenticando la parte finanziaria da tenere in salde mani jihadiste. Da non dimenticare che ha collaborato con Abu Bakr al Baghdad, capo dello Stato Islamico di Al Qaeda in Iraq. Quando al Baghdad ruppe i suoi legami con al Qaeda, al Jolani confermò la sua lealtà a Al Qaeda. Da non dimenticare anche una sua famosa intervista a Al Jazeera del 2014 quando affermò che la Siria doveva essere governata secondo l’interpretazione rigorosa della ‘Legge islamica’ e che le altre minoranze, come Cristiani e Alauiti, non avrebbero dovute essere accettate. Lo scopo di HTS, secondo le sue dichiarazioni negli anni seguenti, era quello di abbattere il regime autocratico di Assad, espellere i militari iraniani dal territorio e stabilire uno stato governato fedelmente ai principi della ‘Legge islamica’. Dichiarazioni chiare e conseguenti nel corso del tempo.
Occorre rilevare che questa organizzazione HTS è considerata ‘terrorista’ dalle Nazioni Unite, dalla Turchia e dall’Unione Europea. Non è la sola però a voler operare per governare la Siria: è in concorrenza, per così dire, con altri gruppi di opposizione che competono per il potere come, tra i maggiori, Ahrar al Sham, Jaysh al Ahrar and Suqour al Sham…certamente una situazione non molto tranquilla, ricordando anche il Gruppo delle cosiddette Forze democratiche siriane, dominate da elementi curdi, che controllano parti della Siria orientale. Per non omettere le forze ribelli siriane allineate con i turchi al confine con la Turchia.
Interessante e indubbiamente pericoloso il comportamento di Hamas in questa occasione che si è congratulato ufficialmente con il popolo siriano per aver ottenuto libertà e giustizia, riaffermando che manterrà il proprio impegno per proteggere l’unità nazionale e l’integrità territoriale della Siria. Dichiarazioni dovute quasi ‘banali’, se non provenissero da Hamas.
In questa situazione l’esercito israeliano, alla caduta di Assad, in pieno caos politico locale, lunedì 9 dicembre ha condotto attacchi mirati strategici contro siti militari e navali siriani e è entrato direttamente sul territorio allo scopo di creare delle zone cuscinetto, indicate come ‘temporanee’, ben sapendo che non lo saranno affatto temporanee ma sicuramente permanenti. Occupa una parte delle Alture del Golan. Per Israele è fondamentale che la Siria non rappresenti più il grande alleato dell’Iran, che tra l’altro favoriva l’afflusso ingente delle armi in Libano. In questo modo ancor di più Hezbollah è stato indebolito seriamente.
Dunque: la Siria è stata conquistata dalle forze jihadiste in 11 giorni, dal 27 novembre all’8 dicembre. Sembra che la nuova forza amministratrice del governo siriano voglia iniziare da subito a costruire un governo che riporti al popolo le ‘libertà’ dopo il cinquantennale periodo del terribile potere della famiglia Assad. Almeno questo dichiara.
E’ certamente un momento politico di grande importanza per tutto il mondo arabo quel che è accaduto in Siria: una regione intera che vive un periodo molto turbolento.
Gli accordi tra Hezbollah e Israele: se ne parla ma ancora non sono in atto. Beirut sud è semi distrutta e a Gaza continuano le incursioni di Tel Aviv.
Il potere e la presenza delle potenze straniere nella regione sta profondamente cambiando: la Russia perde potere come l’Iran mentre si afferma decisamente la politica del sunnita Sultano di Istanbul.
Quel che comunque fa riflettere è la sicura avanzata del potere islamico nel governo di parti della regione. Anche se l’Iran sta fallendo il suo obiettivo di avere il primato shiita in tutto il Medio Oriente, è chiaro che forze jihadiste, di varia origine ottengono ormai il potere. Forse non accadrà in Siria come in Afghanistan ma il governo di un territorio secondo la shariarisponde a regole ben chiare e occorrerà vedere come il nuovo ‘potente’ di Damasco vorrà farle applicare se manterrà quel potere.
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