Europa. Un percorso difficile.

I primi 25 anni di questo secolo stanno portando a comprendere alcuni cambiamenti epocali che possono contraddistinguere il XXI secolo: un cambio profondo degli equilibri di potere internazionali.

L’Europa è fortemente indebolita e in regresso ideologico di identità di valori. Ha una governance non di spessore, ad alti e bassi livelli, e si è impantanata anche in diatribe, queste di assoluto basso livello, su come togliere o non, l’immunità a una ‘onorevole’ che, pur difendendo se stessa (potrebbe essere comprensibile), infanga anche spesso l’Italia, suo Paese natale. Non è la sola, peraltro.

L’Europa sembra aver perso la sua battaglia per avere un peso rilevante nella politica mondiale del XXI secolo. Se si avessero dei dubbi, basta vedere quello che è successo al recente XVI incontro del Gruppo informale BRICS a Kazan, una cittadina della Russia sud-occidentale. 

BRICS rappresenta al momento il 45% della popolazione mondiale, un numero importante sul quale riflettere. 

Mappa del Mondo

Per memoria ricordiamo che questa sigla raccoglie Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa e che dal 2024 ne fanno parte anche Emirati Arabi Uniti, Iran, Egitto, Arabia Saudita, ovvero un Islam sunnita e shiita, che è stato lì rappresentato ai massimi livelli, tra gli altri, con l’egiziano Al Sisi, l’iraniano Pezeshkian. Attenzione: un membro della Nato, la Turchia, lo scorso settembre ha fatto ufficialmente richiesta di entrare nel Gruppo: il ‘sultano’ Erdogan ben intuisce gli umori e gli equilibri internazionali e le relative forze decisive. La Turchia è vicina fisicamente al territorio italiano e in tempi recenti i suoi rapporti con l’Europa hanno avuto momenti di tensione, anche se Istanbul rimane partner importante della Nato, dal 1952. Si sta espandendo fortemente nel Mediterraneo orientale e la sua richiesta e eventuale adesione al BRICS dovrebbe costituire un ulteriore segnale di attenzione per l’Europa.

Anche la Malesia ha fatto analoga richiesta di entrare nel Gruppo.

Il padrone di casa di questa riunione è stato Putin, che, ricordiamo, dal marzo 2023 è oggetto di un mandato internazionale di cattura per crimini di guerra. Il ‘criminale di guerra’ ha potuto ricevere molti potenti della terra sul suo territorio in un incontro di tale portata, quale non si era visto da molto tempo in Russia e questo avviene proprio quando Mosca è coinvolta, da due anni, in una guerra su territorio europeo. Sono arrivati l’indiano Narendra Modi, il cinese Xi Jinping e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa: rappresentanti di forti poteri economici oltre che politici.

Anche il Segretario Generale ONU, Guterres, ha fatto una visita, molto criticata peraltro, in quella riunione. Ha lasciato perplessi molti commentatori ma forse essa è da interpretare come una presenza non solo dovuta per motivi diplomatici ma utile, che potrebbe aprire alcuni spiragli di tregua sul conflitto russo-ucraino. Una perplessità, però, può anche nascere dal fatto che Guterres non aveva accettato un invito dall’Ucraina a partecipare, nel giugno scorso, a una conferenza ‘sulla pace’, indetta da Kiev in Svizzera.

Nessun occidentale presente, per ovvi motivi.

Analizzando sinteticamente questa riunione, si vede come in realtà Putin non sia così isolato, a livello mondiale, come l’Occidente, cioè Europa e USA, sostiene ma dimostra invece di avere conseguito una statura internazionale con ‘amici’ e quindi Partners di primo livello, inserendosi nel ruolo di decidere una rivisitazione della distribuzione del potere economico e politico a livello internazionale: l’equilibrio mondiale. Non è certamente il più forte tra Cina e India, ma la loro ‘alleanza’ ne rende la presenza e l’accordo, imprescindibili per qualsiasi atto economico o politico a livello globale.

Di fronte a questa realtà, l’Unione Europea è molto debole economicamente e anche gli USA stanno avendo un momento molto difficile, non solo per le elezioni presidenziali ormai in arrivo ma anche perché uno degli obiettivi dichiarati dei membri BRICS, fin dal 2023, è ridurre la dipendenza della finanza internazionale dal dollaro e dal sistema dei trasferimenti finanziari SWIFT. Purtroppo non è debole solo economicamente ma anche nella sua affermazione dei principi della CEE del Trattato di Roma del 1957 e del Trattato di Maastricht del 1992 e dei successivi, non riuscendo, tra l’altro, per esempio, a governare l’integrazione della massiva immigrazione dall’Africa e dall’Asia, spesso anche non volendo riconoscere i reali problemi di un paese di ‘confine’ come l’Italia o come la Francia. 

Ricordando un interessante intervento in un recente convegno sul Mediterraneo e Artico, se diamo uno sguardo attento alla carta geografica, vediamo che, in realtà, effettivamente l’Europa è stretta tra l’Oceano Atlantico a ovest e l’immenso territorio della Federazione Russa; a sud, l’Africa islamica; a est….l’Asia. Un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro: può essere schiacciata se non riesce a integrarsi nella politica mondiale, forse anche staccandosi da una tradizione di politica atlantica. Difficile, certamente, ma i centri del potere cambiano. Gli equilibri mondiali stanno mutando velocemente e occorre averne ben chiara la realtà. Il prossimo decennio darà chiare indicazioni, se le si sanno cogliere, di come orientare rapporti e politiche economiche.

A mio personale avviso, uno dei problemi è che a governare l’Europa non ci sono vere figure di statisti di rilievo che quindi non sanno inserirsi là dove il potere economico e politico esiste e consegue risultati. L’Europa ha poi alle sue porte una vera guerra russo-ucraina e ai suoi piedi un’altra vera guerra in Medio Oriente; conflitti nei quali si dovrebbe inserire con una politica che sappia far valere una sua diplomazia di carattere e di concretezza. 

L’Europa e i suoi governanti è debole e forse impreparata alle nuove sfide politiche mondiali, compreso il radicalismo islamico, per fare un esempio… solo un esempio…

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