Scrivevo in articoli qui già pubblicati che l’Iran nella sua lotta contro Israele starebbe anche e soprattutto cercando di ottenere il primato nel mondo musulmano contro quello sunnita dell’Arabia Saudita, in primis.
La Giordania ha aiutato Israele intercettando gran parte dei missili che l’altra sera hanno solcato il cielo mediorientale per colpire TelAviv. Sono ormai note le manifestazioni di giubilo in varie regioni sunnite per la morte di Nasrallah e l’indebolimento indiscutibile, almeno per il momento, di Hezbollah.
Pochi hanno notato un avvicinamento forte tra Mosca e Teheran, almeno così sembrerebbe. Il 30 settembre scorso infatti il Presidente iraniano ha ricevuto nella capitale Teheran il Primo Ministro della Federazione Russa dal 16 gennaio 2020, Michail Mishustin, politico e economista. Secondo quanto riportano giornali iraniani di regime in lingua inglese, il politico russo avrebbe sottolineato l’importanza di incrementare i legami tra i due Stati per rafforzare commercio e cooperazione economica, soprattutto nei settori dei trasporti, energia, industria e agricoltura. La delegazione russa era molto numerosa, dimostrando un grande interesse per la visita: nulla accade se Putin non approva e non indica chiaramente quali obiettivi conseguire.
Secondo sempre quanto riportato dalla fonte ufficiale iraniana, anche di situazione attuale in Medio Oriente si sarebbe discusso. In particolare sarebbe stato il Primo Vice Presidente, Mohammed Reza Aref che, nell’asserire la necessità del rafforzamento dei legami con Mosca, ha ufficialmente condannato, come era chiaro, quanto il ‘regime’ (sic) di Israele sta compiendo in Libano e a Gaza, lodando le autorità russe, cioè Putin, per quanto la Federazione Russa sta facendo a livello internazionale, e in particolare presso il Consiglio di Sicurezza ONU, dove l’influenza di Mosca aiuta ‘a mitigare la violenza contro vittime innocenti’.
Apparentemente, a parte questo singolo momento sulla politica internazionale, tutta la riunione sarebbe stata dedicata a rapporti di cooperazione commerciale, all’insegna dei forti legami storici tra Iran e Russia, basati su ‘amicizia’ e ‘buon vicinato’, con un ringraziamento palese di gratitudine per l’appoggio russo all’adesione dell’Iran alla Unione Economica Euroasiatica (che unisce alcuni stati, in passato parti dell’Unione Sovietica: Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan). Pezeshkian ha più volte sottolineato la necessità per l’Iran di avere ottime relazioni con gli stati confinanti e l’adesione alla Unione rappresenta un punto di forza nella sua visione della politica economica e non.
Dunque l’amicizia tra Mosca e Teheran viene esaltata e rafforzata, e non solo a parole ma con accordi su legami commerciali molto stretti. Forse per il momento si tratta solamente di questo aspetto importante economico ma la visita di un Primo Ministro russo non è da sottovalutare nel quadro generale mediorientale nel quale Putin vuole avere un ruolo certo e forte, politico e economico, contrastando la supremazia statunitense nella regione e nel Mediterraneo.
Nell’attaccare Israele nella sua capitale, in particolare con l’obiettivo di distruggere se possibile la sede del Mossad, o comunque centri militari, Teheran ha definito l’attacco come una self-defence, una difesa contro ulteriori attacchi dell’intelligence israeliana, implicitamente riconoscendo che i Servizi informativi israeliani hanno avuto indubbi successi anche all’interno del territorio iraniano, e nella stessa capitale, avendo ucciso più di un importante comandante militare iraniano e membri di Hezbollah presenti.
Ha infatti dichiarato Pezeshkian a Doha, il 2 ottobre, in un incontro con l’emiro qatarino Tamim bin Hamad al-Thani, che la sicurezza della regione è alla base della sicurezza per tutte le nazioni musulmane. Una dichiarazione accettabile ma forse poco sincera, necessaria però alla luce degli avvenimenti, per ottenere comunque solidarietà da altri stati della regione: solidarietà apparente, in realtà, anche se in fondo la lotta di Hezbollah contro Israele, con una vittoria di Tel Aviv, serve proprio alla comunità sunnita per evitare il primato iraniano nella regione e riaffermare i principi degli ‘Accordi di Abramo’.
Si continua a scrivere che si teme una ‘escalation’ che porti a una guerra in Medio Oriente. La guerra è già esistente e l’Iran, con i suoi avamposti locali, Hezbollah e Houthi, rischia una sconfitta cocente (almeno così si spera), fallendo l’obiettivo principale, il primato nel mondo islamico, e anche l’altro non meno importante: cancellare lo stato di Israele dalla terra mediorientale.
Comunque l’offensiva di Israele sul terreno libanese non sarà facile e breve, più lunga e più sanguinosa di quella del 2006.
Interessante la dichiarazione di ‘persona non grata’ per il Segretario Generale delle Nazioni Unite da parte di Tel Aviv: la prima volta per tale Autorità internazionale è la dimostrazione che l’ONU deve urgentemente rivedere il suo ruolo e la sua organizzazione ma questo richiederà molti anni…se mai sarà possibile portarla a termine.
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