Ieri 20 settembre Israele ha attaccato nuovamente con un raid aereo un suburbio meridionale di Beirut densamente popolato, Dahiyeh. Chi conosce quella città, sa bene chi ne siano gli abitanti di quell’ampio quartiere…basta passare per una strada sopraelevata che divide la città e dall’alto si vedono chiaramente quei quartieri popolosi, con alle finestre bandiere gialle con i simboli Hezbollah in verde. Non era e non è consigliabile avventurarsi a piedi in quell’ampio quartiere, se riconoscibili come stranieri.
Cinque minori fra le otto vittime (quasi 60 i feriti) di questo raid, tra le quali si conta anche un importante leader di Hezbollah, Ibrahim Aqil, ritenuta la mente dell’attacco del 7 ottobre 2023: probabilmente l’obiettivo predefinito da eliminare, vista la precisione con la quale è stato abbattuto l’edificio nel quale si trovava. A fine luglio era già stato eliminato un altro Comandante importante, Sayyed Fouad Shokr (noto come Sayyed Mohsen), sempre dopo un attacco israeliano, anche lui considerato ormai un martire come Aqil. Dopo la sua morte, lo scorso 25 agosto più di 300 missili e droni (le nuove ‘bombe’) furono esplosi contro Israele. E quei colpi comunque non ebbero lo scopo voluto di ristabilire una certa deterrenza verso Hezbollah.
Dopo le vittime dei ‘cercapersone’ e dei walkie-talkie fatti esplodere (da 3000 ai 4000 apparecchi), ecco un nuovo attacco più tradizionale. Per il Libano – dicono alcuni analisti – la guerra ‘sarebbe’ in arrivo ma in realtà occorre accettare il fatto che sia già pesantemente in atto, sia pur con modalità diverse dal passato; una guerra anche d’intelligence molto tecnologica, oltre a raid di bombardamenti aerei, che hanno sempre una loro funzione distruttiva, anche perché una volta usato questo tipo di attacco tecnologico, sarebbe difficile farne ancora uno similare. E’ un attacco ‘unico’. Però la tecnologia attuale è in continua evoluzione anche con lo sviluppo della AI, e questo da ambo le parti. Comunque come non ricordare che due anni fa gli israeliani erano riusciti a piazzare un virus, il noto Stuxnet, proprio nei computer delle centrifughe che arricchivano l’uranio dell’impianto nucleare di Natanz; impianto nucleare sorvegliato all’esterno da una garitta con osservatore armato, anche con un potente binocolo ogni due metri, per cui, passando vicino a quelle mura, si dovevano occultare bene le macchine fotografiche.
Occorre osservare che questi ‘colpi’ tecnologici sono difficilmente riproducibili con lo stesso schema…, anche se, non molti anni fa, se eri a Beirut città, già sapevi bene che se il tuo cellulare smetteva improvvisamente di funzionare, dovevi spegnerlo e allontanarti il più rapidamente possibile da dove eri! Consiglio sussurrato…
Il colpo è stato pesante, ha confermato il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che lo ammette durante il suo primo discorso dopo l’attacco. Doveva aver avuto qualche ‘premonizione’ o, meglio, qualche consiglio da ‘esperti’ (forse chissà molto ‘interessati’), se aveva detto ai suoi seguaci di non usare più i telefoni cellulari facilmente intercettabili dal nemico. Erano stati dunque ordinati nel lontano febbraio questi oggetti ritenuti ‘innocui’, che venivano usati un tempo quando i telefonini non erano ancora il mezzo più usato per comunicare.
I pagers non usano internet e quindi non sembrerebbero potenzialmente pericolosi come invece lo sono stati. Il Mossad ha avuto la miglior intuizione, se così la si può chiamare, ben sapendo che il sistema di comando e controllo di Hezbollah faceva perno comunicativo su quel sistema.. Sembra che in realtà l’intelligence israeliana sia usa vendere al nemico oggetti tecnologici di prima scelta e totalmente innocui, dietro società di ‘comodo’ (cioè sotto copertura), per poi, una volta acquistata la fiducia del committente, manometterli come è accaduto, con conseguenze molto importanti.
Ovviamente Nasrallah ha dovuto riconoscere, nel suo discorso, sia pur con viso decisamente affaticato, che questo è stato un attacco importante, di tipo mai ricevuto prima e che sarà duramente rivendicato. Come? Il leader di Hezbollah non lo specifica al momento ma sostiene, dirigendosi direttamente al Premier israeliano, che ‘darebbe il benvenuto’ a una invasione che considererebbe addirittura una ‘opportunità’….ovviamente nel modo tradizionale per confrontarsi sul terreno con il nemico da cancellare dalla faccia del Medio Oriente. Del resto questo è l’obiettivo della maggior parte dei Paesi arabi, fin dal 14 maggio 1948 quando lo Stato d’Israele fu proclamato.
Interessante è notare che Nasrallah non ha indicato il modo per compiere la vendetta. E’ facile pensare che, viste le forze sul campo degli Hezbollah, questa sarà forse lenta, graduale ma di fronte a una invasione sul terreno, sarebbe più facile chiedere maggiori e cospicui aiuti militari all’Iran, che peraltro già ne fornisce non pochi.
Hezbollah ha però già perduto molti capi e molto personale combattente e probabilmente il morale dei rimasti non è dei migliori.
Dunque si attende la guerra sul campo, ma la guerra già c’è e il Libano ne soffre e ne soffrirà ancor di più. Sciiti e israeliani non si arrendono e dovrà essere la comunità internazionale, quella locale per interessi locali, a cercare di fermare la terza guerra in atto in Medio Oriente. L’Organizzazione delle Nazioni Unite è e sarà impotente al riguardo.
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