Quando sapremo ‘le verità’ sul sabotaggio al Nord Stream 1 e 2?

Quando sapremo ‘le verità’ sul sabotaggio al Nord Stream 1 e 2?

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Non sarà facile sapere la verità su chi ha sabotato il gasdotto che ha ben quattro falle aperte: due sul versante svedese e due su quello danese; non si sa se la seconda sul versante svedese sia apparsa dopo qualche giorno dalle prime tre. Bisognerà attendere molto tempo perché probabilmente la verità non sarà mai una sola, ma dipenderà dalla fonte informativa che riuscirà ad essere più convincente.

Che sia un atto di terrorismo: è chiaro. Cui prodest? Domanda che sembrerebbe avere una sola risposta: a nessuno, perché in realtà danneggia la Russia, danneggia l’Europa. Porta benefici agli USA? Forse sì perché mette ulteriormente in ginocchio il nemico russo e fa salire il prezzo del gas che Washington si è impegnato a vendere agli europei per sostenerli nella guerra contro Putin per l’invasione dell’Ucraina.

Una notazione importante fatta dal Ministro degli Esteri russo, il 9 settembre scorso, e riportata dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti, riguarda il fatto che le fuoriuscite di gas dal Nord Stream 1 sono in una zona controllata dai servizi di intelligence americani, quindi a buon intenditore… l’accusa è rivolta a Washington.

Ad ogni buon fine, occorre anche ricordare che nel giugno di quest’anno una nave da guerra russa ha violato le acque territoriali danesi nel Mar Baltico esattamente quando un gruppo di politici e uomini di affari si erano radunati per un ‘festival della democrazia’ il 17 giugno nell’isola di Christianso, peraltro molto vicina all’exclave russa di Kaliningrad, situata tra Lituania e Polonia.

L’ambasciatore russo fu subito chiamato dal Ministro degli Esteri danese per ricevere una vibrante protesta sull’incidente.

Analizzando geo politicamente, però a 360° il sabotaggio, si può notare che una modifica generale della politica globale sul commercio del gas può giovare ad un gruppo di nazioni che potrebbero beneficiare di questo cambiamento. Un sabotaggio di questa portata è indubbiamente una forte pressione su coloro che contribuiscono a formare la politica mondiale: Cina? India? Turchia? Altri?

È indubbiamente un momento molto interessante, ma forse ormai scontato, che Pechino e Nuova Delhi, insieme al Brasile e al Gabon, si siano astenuti nella recentissima riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla risoluzione di condanna a Mosca per i referendum di annessione. Sembra che questi due Stati, insieme peraltro alla Turchia, si stiano progressivamente allontanando o quantomeno siano indebolendo fortemente il loro sostegno a Mosca. La stessa risoluzione sarà portata prossimamente all’Assemblea Generale e in quel caso la Russia non potrà fermarla, come con il niet dato al Consiglio di Sicurezza.

Il 30 settembre, a Mosca, di fronte a una popolazione ‘festante’, Putin ha fatto un interessante ma pericoloso discorso sull’annessione, dopo referendum, delle quattro regioni che facevano parte dell’Ucraina: Luhansk, Donetsk, Kherson and Zaporizhia; referendum considerato illegale dalle autorità ucraine e da tutti i paesi europei.

Il Capo del Cremlino ha iniziato il suo discorso con parole estremamente chiare: ‘difenderemo la nostra terra con tutti i mezzi e il potere a nostra disposizione’. Tutti i mezzi…avvertimento chiaro. Ha poi ricordato che nel 1991 l’Elite politica del partito di quel momento decise di distruggere l’Unione Sovietica e in questo modo alcuni cittadini russi si trovarono improvvisamente tagliati dalla loro madrepatria.

Putin sostiene che quanto sta facendo, concreta una lotta per il popolo russo, per la grande Russia storica, per le future generazioni: ovvero chiaramente: un ritorno ai confini del periodo sovietico. Il programma è chiaro e non ci sono dubbi. L’annessione rientra in questo programma e dalle sue parole può anche intendersi che non si fermerà a questo punto anche se ha offerto la possibilità di mettersi intorno a un tavolo con le autorità di Kiev, ovviamente ribadendo che le annessioni non saranno in discussione.

Per quanto riguarda il problema del Nord Stream, nello stesso discorso, ha sostenuto che probabilmente gli autori del sabotaggio sono gli anglosassoni per i quali le sanzioni decise contro la Russia non erano dunque abbastanza e bisognava assolutamente tagliare quella possibilità di raccordo non solo commerciale fra Mosca e altri Stati occidentali. Putin non si è risparmiato neppure delle critiche pesanti anche per quanto riguardava l’imperialismo e il colonialismo occidentale dei secoli passati.

Ha voluto poi ricordare che gli Stati Uniti sono stati l’unico paese al mondo che ha usato per ben due volte le armi nucleari distruggendo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, stabilendo così un ‘precedente’. Un discorso molto chiaro di attacco al potere occidentale e agli Stati Uniti in particolare, ricordando che, seppur in guerra, sono stati gli americani a fare uso dell’arma nucleare.

Nonostante l’enorme folla che assisteva al discorso di Putin in piazza e al programma musicale che era stato organizzato per festeggiare il ritorno alla madre patria di alcuni cittadini russi, ben si sa che la popolazione russa non ha accettato di buon grado la mobilitazione dei 300.000 riservisti.

Dunque la situazione non è, almeno non sembra essere, molto stabile in Russia, se è vero che 2400 persone, solo ad oggi, siano state arrestate per aver dimostrato contro la decisione della mobilitazione, preludio a una guerra da dichiarare, ma in atto. E ora il decreto di mobilitazione, dopo l’annessione delle quattro regioni ex Ucraina, alla Russia, riguarderà anche gli uomini di questa regione: quale sarà la reazione di quella popolazione?

Molte le congetture di come sia avvenuto il sabotaggio, come indicato dalla Nato e dalla EU, considerato che indubbiamente deve essere stato usato molto materiale esplosivo. Di che tipo? Messo da chi? Quando?

Si accenna nelle ultime notizie, alla possibilità di robot che possono aver collocato l’esplosivo: forse da chi si occupava della manutenzione o qualche nave da guerra russa che si era affacciata del Baltico senza autorizzazione??

Queste sono le ultimissime ipotesi che stanno comparendo sui media.

Ultima ipotesi forse un po’ fantasiosa ma che potrebbe avere una sua base reale: perché non pensare a un attacco di dissidenti russi nel tentativo di mettere in grande difficoltà il capo del Cremlino. Molto probabilmente i suoi oppositori, in patria e forse più all’estero, cercano ogni modo di rovesciare la situazione interna, soprattutto dopo la mobilitazione dei riservisti. E perché non pensare che qualcuno si sia infiltrato nell’équipe di manutenzione delle due pipeline e abbia potuto utilizzare un robot per piazzare l’esplosivo che sarebbe poi esploso con un comando da lontano.

Non bisogna far altro che attendere anche se vi è motivo di dubitare che l’intelligence russa e quella americana, qualora scoprissero qualcosa di interessante, ma che li riguardasse direttamente, potrebbero darne notizia al mondo.

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