Samarcanda… città dell’Antica Via della Seta…e dell’attuale…

Samarcanda… città dell’Antica Via della Seta…e dell’attuale…

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Dai resoconti dell’incontro annuale organizzato dalla Shanghai Cooperation Organization (SCO), il 15 settembre scorso, in Uzbekistan, si può comprendere quale potrà essere l’equilibrio mondiale nei prossimi 10/15 anni.

Fanno parte di questa organizzazione la Russia, la Cina, l’India, il Pakistan e un certo numero di Stati dell’Asia centrale, come membri.  È stata pensata e varata per controbilanciare l’influenza degli Stati Uniti in quell’area.

In occasione dell’incontro del 15 settembre scorso, l’Iran ha firmato un memorandum di intenti (Memorandum of Obligations), per entrare anch’essa a pieno titolo nella SCO, avendo partecipato alle riunioni come ‘osservatore’ fin dal 2005. Dunque, l’Iran sta entrando di nuovo nella politica internazionale di quella area, chiaramente per migliorare la sua situazione economica, commerciale e per una cooperazione nel quadro delle risorse energetiche, nucleare incluso. Assumere cioè un ruolo internazionale di livello ben definito, uscendo da un ostracismo più che decennale, in quella area.

È indubbio che la presenza in contemporanea dei quattro più importanti leader mondiali attuali, quello della Cina, dell’India, della Turchia e della Russia, ha dato un particolare rilievo a questo incontro.

Putin è risultato essere il più debole proprio per la sua difficile situazione di un aggressore, che sembra non avere in mano quel potere militare che si pensava avesse.

I due più potenti, attualmente, per numero di popolazione e per ragioni economiche sono indubbiamente Xi Jinping e Narendra Modi.

Il leader cinese e il russo si sono visti di persona, per una seconda volta dopo l’incontro del febbraio di questo anno, in occasione delle Olimpiadi invernali tenutesi a Pechino, ma allora i due leader sembravano essere sullo stesso livello di potere internazionale.  Anche se a distanza di pochi mesi, la situazione è profondamente cambiata dopo lo scontro militare in Ucraina e il mancato conseguimento di quella rapida vittoria prevista da Putin nella sua ’operazione speciale’.

La Cina, nonostante le dichiarazioni di reciproca amicizia e le esercitazioni militari congiunte, è un alleato ma anche un grande pericolo per la Russia, pur se in questo momento non sta andando platealmente contro il nuovo zar ma è certo che mantiene con cura una posizione tendenzialmente molto accorta, in vista di un futuro di preminenza.

Agli inizi della riunione, Putin si è lasciato andare a parole di apprezzamento per il Presidente cinese riguardo alla posizione di Pechino in quella che egli usa chiamare solo ‘crisi ucraina’.

Per meglio cercare l’alleanza, Putin ha aggiunto che condannava la provocazione degli occidentali (cioè USA anche non ne ha fatto specificamente il nome in modo chiaro), per quanto riguardava Taiwan. È evidente che gli Stati Uniti che stanno armando così tanto l’Ucraina affinché si difenda, se la Cina aggredisse Taiwan, farebbero sicuramente lo stesso. Ci si può chiedere, però, se nonostante gli Stati Uniti siano molto forti e potenti, militarmente e economicamente, possano riuscire a intervenire in modo pesante in due conflitti. Vero è che per il momento gli USA hanno lasciato totalmente, o quasi, dal punto di vista militare il Medioriente, pur rimanendo in atto la lotta contro il nemico jiadista.

L’atteggiamento del Presidente cinese in questo incontro è stato molto interessante perché ha risposto a Putin sostenendo che la Cina assolutamente vuole lavorare con la Russia in modo di poter dimostrare al mondo intero quanto i più importanti poteri del globo abbiano un alto senso di responsabilità nei confronti della politica internazionale e quanto vogliano instillare stabilità e energia positiva in un mondo che è in grave ‘tumulto’.

Alcuni analisti sostengono con ragione che a Samarcanda in realtà Putin si è presentato come qualcuno con ‘il cappello in mano’, sostenendo che in Ucraina si sta realizzando un ‘pantano militare’ russo e che le sanzioni gravano sulla Russia nell’economia e in un crescente isolamento internazionale, almeno per quanto riguarda la parte occidentale delle potenze economiche e militari.

In realtà, come molti analisti scrivono, la sua decisione di invadere l’Ucraina e il fatto che il mondo occidentale si sia unito per non accettare questa aggressione ha ovviamente imposto a Putin di volgersi verso il ‘gigante euroasiatico’, estremamente importante dal punto di vista economico, considerati i problemi che l’economia di Mosca sta comunque avendo a causa delle sanzioni.

La Cina in questo momento è indubbiamente molto più forte della Russia che, nonostante tutto, rimane piegata dalle sanzioni, anche se bisogna attendere ancora qualche mese per vedere quali effettivamente ne siano le ultime conseguenze.

In questa situazione è chiaro che la Cina risulti molto più forte di Putin, portando la loro relazione politica internazionale da un livello di parità (come sembrava fosse lo scorso febbraio), a uno di debolezza russa che rende la Cina molto più consapevole della sua forza che nel passato.

Pechino, che pure ha i suoi problemi a causa dell’impatto della pandemia, conta ancora molto sul suo commercio con il mondo occidentale e sulla sua ormai radicata presenza in Africa dove costruisce e sfrutta ampiamente anche le risorse del continente.

È altresì evidente che la Cina guarda con un certo mal dissimulato favore quel che sta succedendo in Occidente perché è evidente che l’Occidente, soprattutto l’Europa, stia diventando debole economicamente e politicamente nel quadro internazionale. Se Mosca si sta impoverendo per le sanzioni inflitte dal mondo occidentale cioè dall’Europa, a sua volta l’Europa si sta terribilmente indebolendo in economia anche perché non riesce ad essere unita proprio su quello che dovrebbe essere il problema più importante per Bruxelles: prendere decisioni in comune con lo stesso indirizzo politico ed economico, mentre Olanda e Norvegia, membri EU, sembrano pensare e perseguire solo i loro interessi nazionali, lasciando la parte sud dell’Europa, soprattutto Italia e Grecia, in condizioni di disgregazione economica forte, con notevoli rischi anche dal punto della stabilità interna. Bruxelles dovrebbe comprendere che non può attivare una unità europea a differenti velocità nazionali.

Dunque, ci sono due grandi nazioni che stanno notando con interesse quello che sta succedendo nel mondo occidentale: una, la Cina e l’altra, l’India che, mentre prima raramente acquistava risorse strategiche dalla Russia, ne è ora diventato un cliente importante dopo la Cina, perché le raffinerie indiane iniziano a lavorare a pieno regime sul petrolio e gas che acquistano da Mosca a prezzo calmierato, quei prodotti sui quali il mondo occidentale ha posto le sanzioni.

È evidente che nell’incontro di Samarcanda Putin sperava di avere finalmente il supporto pieno e solido della Cina nel quadro della sua politica contro l’Ucraina ma ancora una volta l’abile leader cinese non ha dato quell’apporto che ci si aspettava anche se sostiene che la guerra in Ucraina è stata provocata dalla Nato. Certamente non è una giustificazione per un’invasione. Non lo ha detto in modo chiaro: queste parole le ha fatte solo intendere.

È altresì evidente che nel quadro degli incontri a Samarcanda, Putin abbia cercato di diversificare e aumentare il suo export di energia verso la Cina e verso l’Asia, pensando anche a un possibile gasdotto attraverso la Mongolia: infatti, erano stati previsti degli incontri tra il leader russo, il cinese e il presidente della Mongolia.

Intanto Putin a Samarcanda ha incontrato anche i presentanti dell’Iran, del Pakistan per ampliare le proprie esportazioni e relativo flusso di danaro e per riguadagnare una positiva forte immagine a livello internazionale.

In sintesi, la riunione del 15 settembre scorso è estremamente indicativa di quelli che probabilmente saranno i futuri equilibri di potere e di economia nel nostro XXI secolo. Da monitorare attentamente i risultati di quell’incontro.

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