La storia di Maria Adela…spia russa…Olga…

La storia di Maria Adela…spia russa…Olga…

images

Grandi giornali, come ‘La Repubblica’, non solo italiani, hanno fatto ‘scoop’ che ritengono eccezionali: una giovane donna, spia russa, sotto la copertura di disegnatrice e imprenditrice di gioielli di alto livello, per dieci anni ha lavorato in Italia per il GRU, intelligence militare del Cremlino.…altro scoop del dossier presentato dal quotidiano: la scoperta che un terzo dei diplomatici russi a Roma sono membri dei servizi di sicurezza; un classico ben noto nella ‘disfida intelligence’ tra Stati, normalmente nemici ma anche amici, why not?  Ho motivo di ritenere che questo sia ben noto alle nostre Agenzie di Sicurezza, che sanno sempre rapidamente chi far allontanare in casi eclatanti (o di reciprocità per ‘allontanamenti’ subiti), con un foglio di ‘persona non grata’. L’immunità diplomatica protegge questi speciali funzionari. Ultimo caso: quello del nostro ufficiale della Marina, capitano di fregata Walter Biot: anche in quel caso qualche personaggio dell’ambasciata fu ‘cortesemente’ richiesto di rientrare in patria, a Mosca, entro 48 ore.

L’inchiesta esclusiva di Repubblica (26 agosto 2022), come presentata, mi ricorda uno dei libri di una scrittrice spagnola, Maria Dueñas e la sua storia romanzata di Sira, una giovane donna che negli Anni Trenta, si trovò, per vicissitudini personali, a lasciare Madrid e vivere a Tangeri e Tetouan, nel momento della Guerra civile spagnola. Era una sarta di alta moda; divenne con questa copertura una delle stiliste più conosciute anche dopo la fine del secondo conflitto mondiale, fornendo informazioni militari preziose, da Lisbona e da Madrid, dove aveva aperto due atelier.

Di nuovo nell’articolo di Repubblica si cita (con poca fantasia), come celebrata spia…Mata Hari (Margaretha Zelle), diventata un mito ma che era una escort di alto bordo, abile truffatrice delle sue grazie, che non ha mai inviato informazioni di rango salvo quelle copiate dai giornali e già ben conosciute ai tedeschi. Cercò poi di fare per soldi il doppio gioco non comprendendo che i francesi le avevano teso una trappola…era poco intelligente…purtroppo tutti pensano che sia stata una grande spia, ma non ne aveva la capacità e la stoffa…Ha avuto una sola grande sfortuna: dopo la sconfitta a Verdun serviva alla Francia un capro espiatorio e quindi fare un gran chiasso mediatico (anche allora), con una donna e pure straniera…nulla di meglio per lo Stato Maggiore dell’Esercito francese, che dare a lei in parte le colpe del disastro  sul campo e fucilarla con grande risonanza; lei che mai si era interessata di tattica,  strategia e affari militari?…Tutto risulta dai numerosi documenti  francesi che la riguardano, presso il Service Historique de la Défense al Castello di Vincennes a Parigi.

Non viene mai citata, ad esempio, Mathilde Lucie Carré, agente nazista, triplo giochista durante il secondo conflitto mondiale, giudicata molto pericolosa dal SIS inglese, che ebbe una vita di agente sotto copertura molto complessa e con molti alias. O altre donne inserite nell’intelligence inglese durante la guerra, alcune delle quali hanno perso la vita per conseguire l’obiettivo richiesto, senza strani romanzi sentimentali o avventurosi.

Tornando a Maria Adela, il tutto sembra un caso da manuale. Ovviamente la sua ‘copertura’ è stata costruita, a Mosca, con una certa attenzione, come ormai molti film ci hanno fatto capire, anche se qualche errore è stato fatto come nei migliori racconti di Jan Fleming.

Sembra che il passaporto russo con il quale la bella donna è entrata in Italia sia della stessa serie di quella utilizzata da altri agenti russi del GRU riconosciuti anche qui. Altro errore riscontrato nella costruzione della sua identità: un certificato di battesimo fatto in una chiesa in Perù, che però risulta costruita molto dopo la presenza della battezzanda pargoletta in quel luogo.

Nonostante alcuni errori fatti in alcuni documenti falsi, dunque,,. Maria Adela si ambienta in Italia e si inserisce proprio dove necessitava la sua presenza, e cioè in mezzo a militari della Nato a Napoli. E ci riesce con la copertura di imprenditrice di gioielli e con una vita mondana fastosa, non appoggiata da grandi introiti della sua Ditta. Possibile che la Guardia di Finanza non avesse un occhio attento sulla quella Ditta che non sembra navigasse in ottime acque economiche e che le spese sostenute venissero da illecite fonti, quanto meno da qualche organizzazione criminale, attiva nel Sud? Dove si riforniva per l’oro? Non è facile comprare oro in Italia o all’estero, importandolo in buone quantità.

La bella russa entra in un Lions Club Monte Nuovo a Napoli, frequentato proprio da quelle persone che doveva avvicinare: militari e funzionari di quel mondo Nato.

Maria Adela, o ‘Olga’, il suo vero nome, ha saputo ben lavorare, probabilmente, quanto meno nel mantenere la sua copertura fino a quando lei stessa, in seguito ad alcuni avvenimenti che peraltro non sembra la riguardassero direttamente, nel 2018 prese un aereo per Mosca, scomparendo: probabilmente le arrivò l’ordine di ‘sparire’ prima che le nostre ‘Agenzie’ per la Sicurezza la smascherassero ufficialmente…perché, mia ipotesi personale, sono convinta che la sua vera identità fosse ormai ben conosciuta là dove si cura la sicurezza nazionale. Quindi: o Mosca la richiamò o…perché no…per motivi a noi, per ora ignoti ma sicuramente nell’interesse nazionale italiano, le nostre ‘Agenzie’ fecero in modo che fosse richiamata, senza ‘alzar polvere’ mediatica, allora. Perché la ‘polvere’ sarebbe stata tanta e scomoda, anche per lo stesso Allied Joint Force Command (JFC), i cui Comandanti non avrebbero stranamente capito nulla, dell’attività pericolosa della tedesco-russa trapiantata in Italia. Ma non lo credo possibile.

‘Bellissimo’ il sottotitolo dell’articolo principale della prima pagina del quotidiano La Repubblica: ‘amori e finzioni dell’agente del GRU…’sembra proprio il titolo di una soap storia da realizzare a puntate per serate leggere di evasione intellettuale. O anche da notare nel corso dell’articolo un ’marinai, donne e guai’ per introdurre una parte dello stesso. Avrei suggerito anche altro titolo attagliato in questo quadro narrativo: Comando Nato: intrighi e passioni…ma per fortuna questo è stato risparmiato.

La storia è ben raccontata, sul quotidiano, con un taglio, almeno per ora, del tipo ‘giornale femminile di moda’ e altro. Però Olga Kolobova, alias Maria Adela Kuhfeldt Rivera, dichiaratasi mezza tedesca e mezzo peruviana, è una storia vera, direi poco romantica e molto seria, di un tentativo di avere notizie militari con sistemi di intelligence, usati da secoli, che funzionano quasi sempre. Non posso credere che questa brillante signora non avesse attirato l’attenzione e la sorveglianza dei nostri ‘007’.

Perché ora un brillante quotidiano italiano abbia voluta svelare con titoloni questa storia insieme al sito investigativo Bellingcat, a Der Spiegel e the Insider…? Forse perché in questo momento Mosca non gode della ‘simpatia’ occidentale avendo colpevolmente invaso uno stato sovrano?

La situazione di conflitto guerreggiato è nota; anche un conflitto mediatico è in atto, dirompente quasi quando quello armato, oltre a quello, sotterraneo ma potente, di intelligence. E quindi si cercano le carte da scoprire, in un campo e nell’altro…à molto probabile che Putin e il suo entourage si stiano avvalendo di notizie riferite dalla Olga-Maria Adela sulla Nato, sempre che siano state di vaglia e di notevole importanza strategica…visto che proprio in quell’importante Comando Atlantico a Napoli è stato poi scoperto, nel 2020, anche un ufficiale francese, un colonnello, al soldo del Cremlino.

Mettendo insieme almeno queste tre storie, Olga-Maria Adela, il militare francese e il nostro capitano di fregata, risulta evidente il grande interesse russo per l’Alleanza Atlantica, che potrebbe dimostrare chiaramente come quello che è successo il 24 febbraio di questo anno sia stato a lungo meditato e organizzato. E poi attuato con una invasione da condannare.

Olga-Maria Adela di sicuro ricomparirà sotto altra copertura, colore di capelli, magari non più identificabile fisicamente, per continuare una storia di donne attive nell’intelligence sotto copertura o nelle Agenzie, quali analiste di vaglia, ad esempio.

Rimane il fatto, a mio avviso, che questa storia su Repubblica, con tutto il rispetto per chi ha fatto ricerche, è stata trattata e scritta, con superficialità, ricorrendo a vecchi conformisti paradigmi da novella romanzata, per una donna agente intelligence.  È una storia che andava analizzata meglio in un contesto di analisi geopolitica e di guerra ‘informativa’, soprattutto con maggior rispetto per le donne che operano seriamente in questo settore e sono molte, in Italia e all’estero.

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

Comments are closed.