Gli USA stanno tessendo, come sempre, i loro legami internazionali, soprattutto ora nel loro confronto duro con la Russia…e con la Cina. Un’interessante analisi di Paolo Brusadin.
Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini
La visita è stata significativa non solo per la tempistica ma, soprattutto, per l’agenda delle questioni regionali ed internazionali trattate.
Lo sceicco al-Thani, divenuto emiro del Qatar nel 2013, succedendo al padre Hamad bin Khalifa al-Thani, contrariamente ai tre predecessori, è il primo sovrano ad essere salito al potere senza un colpo di stato.
È considerato un uomo pragmatico e calcolatore, con buoni rapporti con l’Occidente e, cosa che non guasta, molto ricco (nella top ten dei reali più ricchi al mondo), con un patrimonio proveniente dalla QIA – Qatar Investment Authority, che gestisce le riserve di gas e petrolio del Paese.
Nel corso del vertice bilaterale sono state trattate numerose questioni, tra cui la sicurezza del Golfo e del c.d. Grande Medio Oriente (l’area che dal Mediterraneo orientale e dal Golfo Persico si estende verso il Mar Caspio ed il Caucaso sino ad arrivare ai confini occidentali della Cina), con riferimento alla stabilità degli approvvigionamenti energetici mondiali.
Argomento sensibile è stato il futuro dell’Afghanistan ed il ruolo che il Qatar potrebbe avere in tale contesto, considerando quanto ha fatto e sta facendo l’emirato in termini di mediazione. Non si deve dimenticare che, dopo che le truppe americane hanno lasciato l’Afghanistan, il Qatar si è preso cura degli interessi diplomatici degli Stati Uniti.
Così come è utile ricordare che per molti anni, passando attraverso tre diverse amministrazioni della Casa Bianca, il Qatar ha ospitato i vari cicli di colloqui tra i talebani e gli americani sino all’accordo finale di Doha del 28 febbraio 2020.
È utile ricordare che, dal ritiro nel mese di agosto 2021 delle truppe USA dall’Afghanistan, la Compagnia aerea statale, Qatar Airways, ha trasportato migliaia di persone in luoghi più sicuri. Inoltre, l’Amministrazione Biden si avvale ancora dei buoni uffici qatarini per facilitare il canale diplomatico con i talebani e Doha e Istanbul dovrebbero gestire i cinque aeroporti dell’Afghanistan.
Il Qatar svolge altresì un ruolo attivo anche nella questione dell’accordo nucleare iraniano, in fase di cauta rivitalizzazione. Dal 2018, quando la precedente Amministrazione Trump ha fatto naufragare l’accordo, nella capitale austriaca si sono svolti vari turni negoziali, senza però arrivare (sinora) a una vera e propria svolta.
Recentemente il Ministro degli Esteri del Qatar ha affermato che il suo Paese, nella precipua questione del nucleare, non si limiterà a svolgere il semplice ruolo di trasmettitore dei messaggi tra Washington e Teheran ma s’impegnerà a facilitare la ricerca di un accordo duraturo sul programma nucleare iraniano.
Un vero e proprio ruolo da mediatore tra USA e Iran, grazie ai buoni rapporti che il Qatar ha saputo coltivare nel tempo con entrambi i Paesi (prova ne è lo scambio delle recenti visite bilaterali). La sensazione è che, nei prossimi mesi, potremmo assistere a un incontro diretto tra negoziatori statunitensi ed iraniani, propedeutico alla definizione di un nuovo accordo.
Oltre ai due dossier aperti, l’incontro è stato utile per implementare le relazioni commerciali bilaterali.
Il Qatar è un importante partner degli Stati Uniti d’America ed il già citato Fondo Sovrano QIA ha fortemente investito nel settore immobiliare e nel commercio al dettaglio. Recentemente il Fondo ha cercato di diversificare gli investimenti, puntando fortemente sul settore tecnologico, su quello sanitario e sulle infrastrutture.
Le autorità locali hanno altresì adottato delle misure per cercare di attrarre maggiormente gli investimenti esteri, in particolare è stata approvata una legge che consente alle imprese straniere di raggiungere una proprietà fino al 100% in quasi tutti i settori produttivi. Va da sé che tale legge ha portato e porterà beneficio anche – e soprattutto – alle aziende statunitensi.
Significativa la sigla del contratto tra la Boing e Qatar Airways per l’acquisto da parte di quest’ultima di 102 velivoli, per un valore commerciale di circa 34 miliardi di dollari.
In particolare, saranno gradualmente acquistati 52 Boing Cargo e 50 (25 confermati e 25 opzionali Boing 737-10 per trasporto passeggeri.
In prospettiva a medio termine e comunque entro il triennio 2023-25, il Qatar è dunque destinato a modernizzare tutta la sua flotta, aumentando l’efficienza ed il rating a livello mondiale sia nel segmento turistico, sia in quello commerciale.
Da non trascurare, infine, i riflessi politici dell’incontro, con la significativa e, visto i tristi tempi che stiamo vivendo con la guerra russo-ucraina, elevazione del Qatar allo status di importante alleato non NATO degli Stati Uniti d’America.
Il Presidente Biden ha così voluto formalmente rinsaldare i buoni rapporti tra i due Paesi e, nel contempo, implementare la cooperazione nel settore della sicurezza e della Difesa.
Il Qatar è il terzo Paese del Golfo ad avere ottenuto questo status, dopo il Kuwait e il Bahrein, il diciannovesimo a livello mondiale.
Va da sé che tale status non implica per gli Stati Uniti d’America un obbligo d’intervento a difesa dell’alleato ma permette la concessione di specifici privilegi nel settore della difesa, della sicurezza, del commercio e della cooperazione.
In altri termini, il Qatar potrà agevolmente beneficiare della tecnologia, dei sistemi d’arma e delle attrezzature militari degli americani.
Possiamo affermare quindi che il Qatar, dopo aver superato il congelamento dei rapporti nel 2017 con i vicini Paesi del Golfo e avere stretto alleanza sia con la Turchia, sia con l’Iran, è riuscito nel duplice obiettivo di ottenere una più ampia autonomia nel Consiglio della Cooperazione del Golfo e assurgere al ruolo di partner affidabile e privilegiato degli Stati Uniti d’America.
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