La versione di Francesco Pazienza, ex agente del SISMI…

La versione di Francesco Pazienza, ex agente del SISMI…

 

271685465_4945406525553169_1246499832818222800_n

Esce il prossimo 27 gennaio il volume di ricordi, e non solo (Editrice ChiareLettere), di Francesco Pazienza, figura internazionale assai nota, tra il 1980 e gli anni 2000.

Non bisogna dimenticare che l’autore di questo volume ha scontato tredici anni di prigione, dal 1995 al 2007, per ‘depistaggio’ nella strage di Bologna, di cui nove mesi al 41 bis.

Per meglio comprendere Pazienza e la sua storia, e la ragione per la quale, probabilmente, l’allora Direttore del SISMI (il Servizio ‘segreto’ militare), generale Giuseppe Santovito, chiese a questo, ancor giovane, finanziere dapprima di entrare nei ranghi dei Servizi, e, in seguito a un cortese rifiuto, di fare il consulente, occorre ricordare alcuni dati di base, riguardanti il momento storico e la situazione dei Servizi, in transizione legislativa da un sistema ordinativo a un altro.

Tra la fine degli Anni ’60 e la metà degli ’80 del secolo scorso, vi fu un trentennio molto difficile: il preteso ‘Piano Solo’, i fascicoli SIFAR, il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse; la strage della Stazione di Bologna nel 1980, violenze di piazza, estremismo politico, rapimenti, attentati: periodo ben noto ormai anche ai non addetti ai lavori…storici. In sintesi, anni di scandali e di strategia della tensione.

La legge n. 801 del 1977, terza riforma dei Servizi d’informazione dalla fine del secondo conflitto mondiale, fu varata in un contesto internazionale e nazionale molto particolare. Fu quella però che iniziò il mutamento concettuale dell’intelligence italiana verso una formula contemporanea dell’organizzazione informativa, nel quadro sostanzialmente applicativo della costituzione repubblicana.

Nel travagliato periodo dal 1970 al 1977, il settore informativo, così squalificato agli occhi dell’opinione pubblica e non solo, fu collocato sotto la responsabilità politica e la direzione del Capo dell’Esecutivo, sottraendolo in buona parte ai militari, con controllo parlamentare, tramite un Comitato ad hoc: concetto assolutamente impensabile solo dieci anni prima.

Occorreva un’effettiva integrazione dell’intelligence nell’azione di governo, rendendo effettivo il dialogo e la presenza dell’informazione in tutti i momenti decisionali che ne potevano avvertire la necessità di supporto…e i momenti decisionali includevano anche una informazione corretta rispetto ad altri stati, per maturare importanti e corrette politiche economiche e finanziarie.

Perché dunque Santovito, dominus del SISMI, dal 1979 al 1981, chiese nel 1980 al Pazienza di collaborare? È bene ricordare che il concetto di azione informativa era profondamente mutato dalla fine del conflitto perché si stava discostando da una visione e azione strettamente militare per interessarsi, ad altri settori quali ad esempio l’industria, l’economia, la finanza, anche se in quel periodo, l’obiettivo fondamentale, sembrava rimanere quello militare, ma inteso in senso globale, concetto quest’ultimo che si stava affermando, sia pur lentamente.

Iniziava a imporsi la percezione fondamentale che è il governo di un Paese il primo fruitore, cliente, di un Servizio informativo efficiente dal quale ricevere le notizie politiche, ma anche economiche, industriali o scientifiche di quei territori che potenzialmente potevano diventare ostili. Cioè: la sicurezza dello stato diventava sicurezza e interesse della nazione. In questo quadro erano comprese ormai l’economia e la finanza.

Paolo Emilio Taviani, ex Ministro dell’Interno, sosteneva che il servizio informazioni e sicurezza non avrebbe dovuto essere lasciato esclusivamente nelle mani dei militari. Vi erano questioni che interessavano anche i problemi di politica estera di carattere essenzialmente politico che non potevano essere bene conosciute e approfondite da chi aveva un’ottima educazione ma un’educazione prevalentemente militare…

In effetti all’epoca i quadri dei Servizi sembravano sguarniti di professionalità non militari.

Ecco spiegata, in parte forse, la richiesta di Santovito al giovane brillante finanziere di collaborare…questa collaborazione durò due anni e si interruppe, comportando, come scritto e dimostrato nel volume, solo guai: per vari motivi, esaurientemente ricordati nel volume,  Pazienza entrò in rotta di collisione con il SISMI, a causa del Vaticano e anche per il fallimento del Banco Ambrosiano, che, secondo Pazienza, (lo spiega dettagliatamente nel libro) fu un crac voluto e che lo coinvolse negativamente, come fecero i suoi rapporti con il ‘banchiere d Dio’, Roberto Calvi che fu trovato ‘suicidato’, impiccato sotto il Blackfriars Bridge di Londra.

Sembra facile capire il ruolo del Vaticano e delle sue opere religiose e di beneficenza, ma non lo era…chi viveva a Roma e agiva allora negli ambienti finanziari conosceva bene la potenza dello IOR (Istituto per le Opere Religiose), saldamente retto dal potentissimo ‘manager’ monsignor Paul Marcinkus, che muoveva le leve finanziarie vaticane, e non solo, dal 1971; e lo ha fatto fino al 1989 quando il Papa polacco si trovò politicamente costretto a farlo dimettere. I rapporti IOR e Banco Ambrosiano erano molto noti nella capitale, con tutte le loro complesse implicazioni. Tutto ben spiegato nei ricordi di Pazienza.

Anche la Loggia P2 compare in questo volume; quella Loggia massonica della quale la Commissione bicamerale d’inchiesta, presieduta da Tina Anselmi, cercò di comprenderne gli obiettivi, il lungo rapporto con i Servizi segreti, che era nato negli Anni Cinquanta e si era perpetuato lungo l’arco di sei lustri, secondo una logica di continua ma smentita compromissione reciproca, come sintetizzato nella Relazione finale dei lavori.

Nel volume Pazienza offre – certamente è la sua visione, ma che va valutata – un quadro della situazione italiana, romana e papalina in particolare, nella cornice della grande finanza internazionale, complessa e irta di ostacoli, così come lui la conosceva e l’ha frequentata a altissimi livelli per lungo tempo.

È un racconto interessantissimo quello che si snoda nei ricordi di questo testimone di un ventennio importante della vita politica e finanziaria italiana.

Non è di facile lettura, soprattutto per i giovani, che non conoscono le vicende interne dell’Italia di quel periodo, ma spiega molti momenti di una storia travagliata e complicata, come Pazienza l’ha vissuta in prima persona e sulla sua pelle. Persona molto intelligente, si pose, o si trovò suo malgrado, in contrasto con i Servizi segreti e con il Vaticano e forse anche con altri personaggi o settori industriali…

La sua visione si affianca, è vero, a molti altri libri che trattano storicamente lo stesso periodo del volume ma questa è quella di un protagonista e di un testimone. Va letta, pensata e tenuta in debito conto. Fa riflettere.

Questo libro suscita molti interrogativi che vanno sicuramente approfonditi per una storia d’Italia dai contorni ancora non chiarissimi, per non dire oscuri, anche per uno storico che li abbia studiati a fondo e non si sia limitato alla lettura di quotidiani e periodici dell’epoca, spesso ideologicamente orientati.

Alla fine del volume, Pazienza scrive di una richiesta di revisione del processo, avviata da un magistrato da poco andato in pensione (il nome non viene fatto ma si intuisce dalla lettura del testo) e conclude con la frase famosa di Badoglio, nuovo presidente del Consiglio, del 25 luglio 1943: la guerra continua.

Personalmente spero che la guerra continui proprio per tentare di avere una verità storica che si avvicini il più possibile alla realtà dei fatti e dei comportamenti, necessaria e auspicata da molte parti, non solo da quelle direttamente interessate.

©www.osservatorioanalitico.com – Riproduzione riservata

 

Comments are closed.