Per la parte iniziale della lezione (spionaggio e controspionaggio), al Master in Intelligence dell’Università di Calabria, da me tenuta, v. l’articolo precedente di Andrea Sorrentino in
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Segue una sintesi del testo della lezione resa su piattaforma Zoom l’11 dicembre 2021 all Master sopra indicato.
L’evoluzione dei Servizi informativi nella storia d’Italia è molto interessante perché testimonia i mutamenti della vita politica economica, sociale e istituzionale dello Stato, anche se a volte con un certo ritardo.
Un primo elemento importante da notare è che dal 1861 al 1977 vi fu un continuo riferirsi a Norme e Regolamenti militari, perché il sistema di intelligence militare, forse il più strutturato e efficiente per quel che riguardava la difesa dei confini, è stato quasi sempre incardinato negli Stati Maggiori delle Forze Armate e ne ha seguito di volta in volta le differenti riorganizzazioni, cambiando profondamente l’approccio solo nel 1977 quando è stata tolta la competenza di quegli organi su una parte della dimensione informativa militare. Peraltro, anche con la riforma successiva del 2007, un servizio informativo di carattere tecnico, soprattutto, di supporto importante per le missioni all’estero è sempre rimasto in quel quadro normativo militare che ha caratterizzato tutto il periodo precedente.
Nel corso del secolo XIX il Regno d’Italia ebbe sempre un suo Servizio Informazioni nell’ambito del Comando del Corpo di Stato Maggiore, incardinato quasi stabilmente nel Riparto Operazioni, fino ad arrivare alla prima Guerra Mondiale, quando nel 1915, nel quadro organizzativo del Comando Supremo, vi fu un Ufficio Informazioni, alle dirette dipendenze del Sottocapo di Stato Maggiore, mutando quindi sostanzialmente la dipendenza di impiego e le relative valutazioni presso l’autorità superiore nel corso del conflitto..
Una curiosità: l’indicazione servizio segreto nasce per l’Italia da una Circolare Lamarmora del Corpo Reale di Stato Maggiore dell’Armata Sarda dell’aprile 1855, ove al Capo Sesto si legge di servizio di missioni speciali e di servizio segreto, relativo alla raccolta informativa militare nell’Armata, peraltro proprio nel corso della preparazione di quella che veniva chiamata la Spedizione ad Oriente, cioè la guerra di Crimea, prima uscita ufficiale dell’esercito piemontese in campo internazionale.
Da questo evento bellico in poi fu sempre presente nel Corpo di Stato Maggiore un Ufficio o Sezione, che trattò le informazioni militari, anche se non fu mai inserito ufficialmente negli organigrammi o negli ordini di servizio che ci sono giunti in forma documentale, per un certo periodo di tempo, per sicuro eccesso di segretezza, e cioè fino al 23 agosto 1906, quando l’Ufficio uscì definitivamente dalla clandestinità. Fino al 1897 l’Ufficio fu sempre legato ai numerosi mutamenti della struttura di vertice del Comando del Corpo di Stato Maggiore, con una diversa filosofia di raccolta delle notizie, ove prevalsero soprattutto missioni ricognitive, geografiche e non, sui nuovi equilibri geopolitici.
Nel periodo della ricostruzione post bellica, due furono i problemi che si manifestarono: le discussioni sul sistema informativo all’estero e i progetti di riorganizzazione generale del settore, portando inevitabilmente anche alla rivisitazione di quell’attività in patria, considerando che nel frattempo, oltre al Ministero dell’Interno, al Ministero degli Esteri, anche la Presidenza del Consiglio aveva organizzato un suo efficiente servizio informativo.
Nel periodo della ricostruzione post bellica, due furono i problemi che si manifestarono: le discussioni sul sistema informativo all’estero e i progetti di riorganizzazione generale del settore, portando inevitabilmente anche alla rivisitazione di quell’attività in patria, considerando che nel frattempo, oltre al Ministero dell’Interno, al Ministero degli Esteri, anche la Presidenza del Consiglio aveva organizzato un suo efficiente servizio informativo.
Si stava decisamente formando una coscienza informativa, come peraltro sottolineato in una interessante Istruzione sul servizio informazioni presso le truppe, in una prima edizione dell’anno 1924, che recepiva in gran parte quanto le esperienze maturate durante il conflitto.
La necessità di un coordinamento, in linea, almeno, teorica, era stata recepita. Il 15 ottobre del 1925, con il Regio Decreto n. 1909, di soli quattro articoli, era istituito il SIM, Servizio di Informazioni Militare, che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere interforze, segnando i primi passi verso una moderna visione dell’intelligence militare. Per molte ragioni storico-politiche il coordinamento non ebbe successo, anche per mancata chiarezza nella successiva legislazione.
Un certo coordinamento iniziò a realizzarsi lentamente allo scoppio del secondo conflitto mondiale: dopo alterne vicende e vicissitudini, nel 1942 il controspionaggio venne accentrato nel SIM che dal 1941 era divenuto organo informatore superiore, finalmente coordinatore, in diretta dipendenza e impiego, del Comando Supremo: coordinava il Servizio Informativo del Regio Esercito, (SIE, costituito nel frattempo), l’Ufficio ‘E’ della Regia Marina (SIS) e il Servizio Informazioni della Regia Aeronautica (SIA), anche se solamente per il controspionaggio.
Finito il conflitto, era molto cambiata la situazione dell’Italia che con l’adesione al Patto Atlantico era entrata nel novero dei paesi democratici occidentali.
Nel gennaio 1946 nel quadro di studi sulla futura organizzazione informativa italiana per poter correttamente considerare le possibili intenzioni di un nuovo servizio informativo militare era necessario farlo in rapporto al governo italiano e alla struttura militare. Era evidente che si sarebbe trattato di un organo militare che avrebbe avuto competenza sull’intelligence riguardante l’Italia.
Tra la fine del 1945 il 1946 sono numerosi progetti, le opinioni e i memoranda scritti da ufficiali americani a vari livelli. Vi era una fondamentale differenza di opinioni tra gli ufficiali italiani e quelli alleati per quanto riguardava il controspionaggio. Gli alleati erano dell’idea che occorresse separare il controspionaggio puramente militare da quello meramente civile: evidenziavano che l’arma dei carabinieri che lo effettuava quasi interamente con la sua doppia funzione forniva la copertura per la sicurezza militare delle truppe e per quella civile dell’intera nazione.
Alla mentalità americana non sembrava che questo sistema potesse funzionare al meglio perché è una direzione centralizzata per due tipi di operazioni così diverse e poteva andare a scapito di una delle due. Inoltre, se l’esercito di cui l’arma era una parte integrante fosse stato responsabile delle due funzioni sopra descritte in effetti veniva ad essere provvisto di una polizia segreta che non era auspicabile in quel momento storico. Occorreva dunque fare in modo che il controspionaggio militare fosse ben distinto da quello civile.
Per arrivare ai nostri giorni dobbiamo ricordare che nel complesso iter parlamentare della Legge 24 ottobre 1977, n. 801 nella VII Legislatura: il SISDE e il SISMI. nel 1969, durante la V Legislatura, si era costituita una Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dal deputato Giuseppe Alessi, sugli eventi del giugno-luglio 1964 (SIFAR) che aveva lavorato dal 15 aprile 1969 al 15 dicembre 1970. Nella sua relazione conclusiva aveva indicato che era ormai necessario arrivare a una riforma che prevedesse un unico Servizio informativo; un’indicazione che si consolidò progressivamente negli anni successivi ma che non fu scelta alla fine dell’iter. La Commissione aveva preso in esame anche il problema del segreto politico-militare, soprattutto dal punto di vista processuale più che sostanziale e fornito alcune considerazioni.
Dagli Atti Parlamentari si evince un dibattito serrato, serio, responsabile, con un positivo atteggiamento da parte degli schieramenti politici per arrivare rapidamente alla definizione di nuovi Servizi su basi democratiche, vincolando il più possibile il provvedimento in discussione a affermare il massimo della legalità con la chiarezza dei fini perseguiti e dei compiti assegnati ai due Servizi che venivano proposti.
Da un punto di vista dell’analisi storica, si può affermare che questo comportamento responsabile del Parlamento è stato importante nella storia repubblicana perché prima del 1977 e subito dopo, l’Italia aveva e avrebbe affrontato prove di grande pericolo per la sicurezza interna, ma le istituzioni democratiche, ben salde, ressero alla sfida, assicurando la stabilità dello Stato sorto sulle rovine, morali e fisiche, del secondo conflitto mondiale.
In sintesi le due vere novità che si affermarono rispetto al passato furono il riconoscimento, unanime o quasi, della responsabilità politica del Presidente del Consiglio dei Ministri e della sovrintendenza politica del Comitato interparlamentare.
Nel 2007, con la legge n. 124 del 3 agosto, il Parlamento ha dato un nuovo ordinamento al sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica con nuovi principi derivati dalle precedenti esperienze, soprattutto in una situazione politica internazionale profondamente cambiata.
In una prossima pubblicazione che si prevede nel corso del prossimo anno, gli Atti Parlamentari relativi a queste due Leggii sono stati approfonditamente analizzati, insieme alla L. n.133 del 2012, considerata di ‘manutenzione’ della struttura ordinativa dei Servi informativi per la sicurezza della Repubblica.
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