Spionaggio e controspionaggio nella storia d’Italia

Spionaggio e controspionaggio nella storia d’Italia

 

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Sintesi della mia lezione al Master in Intelligence dell’università i Calabria diretto dal prof. Mario Caligiuri. Seguirà il testo di parte della lezione con altro articolo.

Il Direttore scientifico: Maria Gabriella Pasqualini

Spionaggio e controspionaggio nella storia d’Italia”. Sono questi gli argomenti descritti dalla storica dell’intelligence Maria Gabriella Pasqualini nella lezione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

La professoressa ha introdotto la lezione spiegando come spionaggio e controspionaggio, apparentemente contrapposti nella teoria e nella pratica, rappresentino in realtà due facce della stessa medaglia. È quindi passata a delineare la loro percezione all’interno della società nazionale. In particolare, ha sostenuto che dal 1952 al 1977, il termine spionaggio era connotato in senso fortemente negativo, a causa di molteplici ragioni storiche, ideologiche e culturali. Nonostante questo, invece l’attività di intelligence risulta essere fondamentale per la sicurezza dello Stato. “Per intelligence – ha spiegato – devono intendersi tutte le attività dei Servizi informativi, comprendendo le azioni di contro ingerenza, controspionaggio e contro influenza”. “Spionaggio e controspionaggio – ha proseguito – presentano due termini diversi a seconda di dove si svolgano tali attività, poiché il controspionaggio è un’attività di sicurezza difensiva orientata a prevenire, a mettere dei muri contro le attività di altre agenzie informative ostili, ma anche amiche”.

La docente ha poi approfondito i protagonisti delle attività di controspionaggio che possono essere compiute sia da operatori di intelligence ufficiali che da agenti sotto copertura. Questi ultimi sono in genere accreditati come diplomatici nelle ambasciate e nei consolati. Un esempio italiano in tal senso è rappresentato da capo centro dei Servizi in Medio Oriente Stefano Giovannone, talmente inserito nel contesto che, secondo l’ex sottosegretario Francesco Mazzola, “era l’unico vero agente segreto che l’Italia abbia avuto; di lui non si sapeva bene fino a che punto fosse un nostro agente infiltrato nei palestinesi oppure un agente palestinese infiltrato nei nostri servizi segreti”. Segno, in ogni caso, della sua bravura e professionalità.

“La storia dell’intelligence – precisa Pasqualini –  si intreccia inevitabilmente con la storia d’Italia. Infatti, tra il 1871 e il 1977 di intelligence si parlava solo all’interno degli ambienti militari e durante la Prima Guerra Mondiale ha riscontrato gravi problemi non solo di coordinamento interno ma anche di analisi delle notizie provenienti dal comando supremo. Per questo motivo, la disfatta di Caporetto può essere considerata come un fallimento dell’allora intelligence italiana”.

Secondo la storica, complicato è stato anche il periodo fascista con il Servizio Informazioni Militare che, essendo stato coinvolto con azioni del regime come l’assassinio dei fratelli Rosselli, ha contribuito a creare quella fama negativa dell’intelligence che ancora oggi permane nei media italiani e nella interpretazione accademica e culturale. “Con l’armistizio e la successiva fine della Seconda Guerra Mondiale – ha spiegato – gli apparati d’Intelligence vennero influenzati direttamente dagli Anglo-Americani per poi essere trasformati nel 1951 nel Servizio Informazioni Forze Armate. Gli anni della Guerra Fredda sono stati lo sfondo di vicende complesse con la trasformazione del SIFAR in SID, avvenuta nel 1966 attraverso una circolare interna del Ministero della Difesa, che poneva il Servizio alle dirette dipendenze del Ministro e non più del Capo di stato maggiore della difesa.

Pasqualini ha concluso comparando le varie riforme legislative che hanno interessato i Servizi, sostenendo che, sebbene le leggi del 1977 e del 2007, abbiano chiarito molti aspetti pratici e organizzativi, una revisione migliorativa dell’intelligence è oggi quanto mai necessaria in vista delle prossime sfide che riguarderanno la cyber security, poiché “oggi il pericolo principale proviene dalla Rete oltre che, principalmente nel nostro Paese, dalla criminalità organizzata, sia italiana che straniera”.

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