Cossiga…un intelligente politico da non dimenticare

Cossiga…un intelligente politico da non dimenticare

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Sto facendo, in questi mesi, uno studio nel quale mi sono imbattuta più volte in dichiarazioni o relazioni di Cossiga ai disegni di legge sul riordinamento dei Servizi ‘non più segreti’, come faceva correttamente notare, verso la fine del suo impegno politico e della sua vita.

Diceva: “Non sono pazzo, faccio il pazzo per farmi ascoltare”. Era vero. Ironico, provocatorio, presentava disegni di legge e proposte al Senato e alla Camera, molto dettagliati e ha avuto una notevole influenza sulla legge di riforma del sistema globale dell’intelligence in Italia, cioè dell’organizzazione ordinativa e concettuale delle informazioni per la sicurezza dello Stato.

Le sue lezioni sull’intelligence, esposte in quelle relazioni depositate in Parlamento, hanno ancora un gran valore concettuale e espositivo, di una mente terribilmente logica e predittiva. Ne sto scrivendo in un volumetto di prossima pubblicazione dedicato all’iter legislativo delle leggi di riforma dei ‘Servizi’ informativi, dal 1977 ai giorni nostri.

La Società Italiana di Intelligence (Socint), ha istituito un Premio a suo nome. L’ultimo premiato è stato Paolo Savona; il primo, Carlo Mosca, grande conoscitore del sistema statale, che ci ha lasciato poco tempo fa.  E’ Presidente della Socint il professore Mario Caligiuri, autore di un bel ricordo di Cossiga. Per la cortesia dell’Autore e di Formiche.net pubblichiamo di seguito la parte finale di un più ampio e documentato ricordo che ripercorre la vita e l’impegno politico dell’ex Presidente della Repubblica

“Una certa idea dell’Italia” nel XXI secolo

di Mario Caligiuri (Formiche.net, 23.08.2021)…

“…In modo molto approssimativo, potremmo distinguere tre fasi su come Cossiga ha declinato l’interesse nazionale. La prima, che va dal 1948 al 1989, è quella dell’anticomunismo e della lotta al terrorismo. La seconda, che si sviluppa dal 1989 al 2001, in cui contribuisce a realizzare l’alternanza delle culture politiche nel governo del Paese. La terza fino al 2010, nella quale si impegna a mettere in evidenza l’importanza dell’intelligence e del riequilibrio dei poteri istituzionali in modo da rendere efficiente la democrazia italiana per affrontare le sfide del nuovo millennio.

Cosa potrebbe suggerire oggi l’esperienza di Cossiga per perseguire l’interesse nazionale? Il quadro è totalmente mutato ma i quattro “terreni delle riforme” che lui aveva evocato nel messaggio alle Camere del 1991 sono ancora di scottante attualità. Li riporto: forme di governo e sistemi elettorali (basti pensare al referendum costituzionale promosso nel 2016 da Matteo Renzi, alla necessità di una nuova riforma elettorale per rispondere alla riduzione dei parlamentari decisa con il referendum del 2020, tema sul quale nessuno interviene); autonomie (la vicenda pandemica ha confermato la dannosa e inefficiente articolazione dei poteri tra governo, Regioni e Comuni); ordine giudiziario (dal 1992 i rapporti tra politica e giustizia sono centrali e irrisolti, come la recente vicenda Palamara conferma); interessi diffusi e interessi collettivi (secondo Cossiga, i cambiamenti sociali richiedono l’articolazione di “nuovi diritti e nuovi doveri”. Scriveva: “in questa categoria di “nuovi diritti” […] deve trovare collocazione e riconoscimento anche quello di una corretta informazione, come corollario inscindibile della libertà di espressione”. Cossiga anticipa quindi quella che, secondo me, è indubbiamente l’emergenza democratica ed educativa di questo tempo: la disinformazione).

Nel suo ultimo libro del 2010, scritto insieme ad Andrea Cangini, affronta il tema urticante delle mafie, ipotizzando uno scenario nazionale dove potrebbero essere indistinguibili politica, economia e criminalità.

Allora “una certa idea dell’Italia”, per tutelare l’interesse nazionale, non può che partire dai nostri punti di forza che sono conseguenza della storia e della geografia del nostro Paese: la cultura da una parte e il mare dall’altra…”

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