Stella Rimington, la prima donna a capo di Servizi segreti…inglesi, MI5 dal 1992 al 1996.

Stella Rimington, la prima donna a capo di Servizi segreti…inglesi, MI5 dal 1992 al 1996.

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Il nome di Dame Stella Rimington è ormai ben noto al pubblico inglese. Lo è meno in Italia ma nonostante non vi siano al momento carte d’archivio sulle quali studiare, ci sono i suoi libri di ricordi e le sue interviste pubbliche (documenti dell’era contemporanea), per farne conoscere la storia al pubblico italiano.

È interessante la vita di questa donna che ha raggiunto la responsabilità apicale di uno dei Servizi segreti più sperimentati nella storia contemporanea, iniziando come per caso…per ‘dare una mano’ da segretaria e dattilografa. Prima donna a dirigere il Servizio. Ha aperto la strada: dal 2002 al 2007 Eliza Mannigham-Buller ha occupato quella posizione.

È stata testimone e in parte anche artefice, del cambiamento epocale di MI5 sia per ruolo delle donne sia per alcuni cambiamenti operativi importanti, nel Servizio.

La sua autobiografia, Open Secret ci presenta una donna molto intelligente e positiva, avanti nei tempi. Attraverso i suoi ricordi fa anche rivivere un periodo storico negli Anni ’60 in India e quello del terrorismo irlandese in Gran Bretagna, con gli occhi di un agente sperimentato, anche se all’epoca iniziale a New Delhi era solamente una impiegata a tempo parziale e poco o nulla sapeva di quell’arte nella quale si sarebbe dimostrata molto professionale.

Nata nel 1935 aveva fatto studi assolutamente normali con laurea in English Language and Literature all’università di Edimburgo, città dove incontrò il futuro marito, John Rimington, che stava per intraprendere la carriera diplomatica.

Quando il consorte ebbe la prima destinazione in India, Stella lasciò il suo primo impiego nel European Manuscripts Department della India Office Library e lo seguì, sodisfatta di una nuova avventura che aveva forse inconsciamente atteso, come dichiara lei stessa. Arrivarono a destinazione nell’autunno 1965.

Dopo un certo tempo, a Delhi, però, la vita da moglie di un diplomatico iniziò a annoiarla: essere indicata solo come la consorte del Primo Segretario, senza avere un ruolo attivo nel mondo del lavoro non le dava soddisfazioni. Un diplomatico, uno dei ‘Primo Segretario’ accreditati presso il Governo indiano, le chiese se per caso avesse del tempo libero per aiutarlo in lavori di segreteria. Stella sapeva molto poco della struttura del Servizio e del concetto defense forces of the realm alla base degli impegni di MI5 e MI6, ma accettò volentieri l’incarico, peraltro retribuito anche se modestamente, che la esimeva da alcune incombenze mondane per consorti di diplomatici, quali organizzare feste di beneficenza o confezionare giocattoli di pezza.

Spesso ha ripetuto nelle interviste che iniziò come semplice segretaria dattilografa, anche se le sue qualificazioni in questo settore erano particolarmente scarse: scriveva il suo superiore al Capo di MI5, nel presentare la nuova recluta, che era educata e discreta, affidabile, anche se ‘scriveva a macchina solamente con due dita’. In quei tempi il reclutamento di personale nei Servizi non seguiva determinati canoni o concorsi trasparenti ma dipendeva da funzionari-agenti che intravedevano, in alcune persone ritenute di sicura fede, possibili validi collaboratori.

John scrisse personalmente ai genitori di Stella circa questo incarico perché, come d’uso, sebbene assunta temporaneamente, la nuova impiegata, ancorché persona conosciuta, doveva avere quel che oggi si indica come nulla osta di sicurezza: accurate indagini non solo sulla persona ma anche sulla parentela stretta. Continuando ironicamente sul tema, scrisse anche che qualche giorno prima aveva ricevuto una strana telefonata, da interlocutore sconosciuto, durante la quale gli si chiedeva se era mai stato in un campo di prigionia con influenza fascista… o comunista…lo spettro di quegli anni.

In quella estate 1967, oltrepassando una porta blindata, da aprire con una combinazione segreta, in fondo al corridoio della sede dell’Alto Commissario inglese a Delhi,  Stella entrò nelle segrete stanze, per scoprire che vi era anche un rappresentante di MI6: costui accreditato, come semplice attaché in lista diplomatica, si occupava ufficialmente di eventi politici, oltre a fare l’attore in alcune recite nella British High Commission Amateur Dramatic Society; sotto amabile copertura, come si conveniva a un agente del controspionaggio. Anche Stella recitò in queste pièce amatoriali: la sua attività a Delhi, sul palcoscenico, al momento della nomina a Direttore di MI5 fu simpaticamente ricordata dai giornali, nel senso che già da giovane era stata sotto efficace ‘copertura’!

Gli inizi del suo lavoro in questo mondo ‘segreto’ non furono particolarmente ‘eccitanti’, a suo dire. In quel momento uno degli obiettivi più importanti di ambedue i Servizi, MI5 e MI6, era di comprendere quali fossero gli agenti dei Servizi informativi della parte avversa o coloro che facevano il doppio gioco. Secondo Stella, anche loro due, moglie e marito, come diplomatici, furono oggetto di un ben mascherato tentativo di reclutamento non riuscito dalla parte avversa. Faceva parte del gioco.

Dopo un anno, al cambio del rappresentante di MI5, la collaborazione di Stella fu reputata non più necessaria ma la giovane donna iniziò subito dopo a lavorare in Ambasciata presso un altro settore riservato del Foreign office, the Information Research Department (IRD), imbustando materiale propagandistico anticomunista per giornalisti, politici, accademici: infatti il compito principale dell’IRD in quei tempi era contrastare l’influenza sovietica anche con articoli e studi vari atti a favorire la posizione inglese in India.

Il termine della missione del marito in India si stava avvicinando e nel febbraio 1969 i Rimington ritornarono a Londra. Lì Stella prese contatto con il suo ex Capo in Delhi, per vedere se vi fosse la possibilità di divenire un membro permanente del Servizio.

Questa volta Stella ebbe un regolare colloquio attitudinale con due funzionari, un uomo e una donna responsabile del personale femminile, che, se ne accorse immediatamente, era trattato in modo molto diverso rispetto ai colleghi uomini. La politica di reclutamento, infatti, in quel tempo era la seguente: gli uomini erano ingaggiati, fin da subito, come ‘officers‘; le donne potevano aspirare al massimo a una carriera di seconda classe, come assistant officers e collaboravano in ufficio ma non partecipavano alla raccolta informativa sul campo e/o a operazioni di intelligence.

Inoltre, molti degli uomini in MI5 provenivano dal servizio coloniale; giungevano in piccoli gruppi, a mano a mano che le varie colonie diventavano indipendenti: entravano come officers ma non era loro garantita una progressione di carriera né avevano la preparazione adatta per il nuovo lavoro che erano chiamati a svolgere.

Sono interessanti e non banali le notazioni di Stella su come in quegli anni era vista la posizione della donna nel Servizio: tra la segretaria e governante di casa, sia pur di alto livello. Certamente ai nostri giorni tutto questo sembra impossibile da credere e valutare. Nel XXI secolo molto è cambiato sulle aspettative di impiego dell’elemento femminile da quei giorni. La Rimington era sicura che nessuno dei suoi colleghi uomini avesse mai pensato, allora, che stessero agendo in modo discriminatorio verso le loro colleghe e il problema del loro ruolo non si poneva nel Servizio.  Peraltro ricorda che all’inizio del suo lavoro nemmeno lei pensò mai che questo rappresentasse discriminazione di genere.

Nel giugno 1969 a Stella fu offerto il livello iniziale di impiego, nonostante avesse lavorato già nel settore e avesse una laurea.  Non proprio soddisfatta del grado assegnatole, accettò comunque la sistemazione.

Sono anni ancora difficili nel mondo occidentale per la Guerra Fredda. La Sezione nella quale era stata inserita aveva come compito di identificare i membri dei vari partiti comunisti britannici e aprire dei dossier personali a loro nome, in particolare con informazioni tratte da fonti aperte: persone appartenenti a simili organizzazioni erano considerate automaticamente dal Governo come elementi non leali verso la patria.

Nonostante fosse stata assunta a livello iniziale, è proprio dal luglio 1969 in poi che Stella apprende i principi alla base di un lavoro di intelligence. Ricorda che il tutto le sembrava molto noioso ma fu sicuramente un’ottima base di partenza per penetrare lentamente una professionalità che l’avrebbe portata a dirigere il Servizio.

Agli inizi Stella non ebbe un ufficio proprio ma fu collocata in una stanza stile lungo corridoio, insieme a giovani reclute officers (uomini) e assistants (donne). I supervisori erano due ufficiali anziani e due ‘signore’ stile buona società: two well-bred ladies of ‘a certain age’, from the twin-set-and-pearls brigade la sua ironia è rimasta famosa… Ricordava anche che aveva compreso di trovarsi in un mondo di ‘eccentrici’, quando osservò con suo divertito stupore che intorno alle 12.00 i suoi colleghi, aperti i loro cassetti, ne traevano bicchieri di cristallo di ottima fattura, bottiglie di sherry superiore per organizzarsi un elegante piacevole aperitivo prima di andare a mensa.

Come parte del suo addestramento passò un periodo lavorando nell’archivio. Questo era il posto dove tutti i dossier del Servizio erano stivati. In questo reparto lavoravano solamente donne. Tra di loro vi era un certo numero di signore, da tempo lì impiegate, conosciute come le Registry Examiners, perchè gestivano le richieste di vari agenti per documentarsi sui dossier; controllavano che tutte le pratiche fossero state organizzate con determinate regole e se queste non erano state seguite, rinviavano al mittente il carteggio con una ‘notina’ su carta verde. Ricordava Stella che quando questi dossier tornavano indietro, rappresentavano quasi una rituale umiliazione che faceva soffrire colui che le riceveva. In segreto queste signore venivano chiamate le regine dell’archivio a capo del quale però era un uomo, uno solo in tutto l’archivio.

In quel periodo si presumeva che i nuovi assunti dovessero già conoscere quasi tutto e non erano certamente incoraggiati a cercare informazioni su come svolgere il proprio lavoro. Stella, però, era di natura molto curiosa e faceva numerose domande ma subito comprese che la guardavano con un certo sospetto, tanto più che era donna.

Ai nuovi assunti veniva raccomandato fermamente di non confidare a nessuno dove stessero lavorando, nemmeno ai loro genitori e men che meno a fidanzati o fidanzate. C’era, quindi, una ossessiva segretezza nell’ambito dei Servizi di intelligence britannici durante la Guerra Fredda: le istituzioni del settore, sia occidentali sia orientali, temevano fortemente, a ragion veduta, infiltrazioni di agenti doppi.

Ricorda spesso Stella che lavoravano sempre con la paura che uno di quelli che li circondava potesse essere una spia del blocco sovietico. Era applicato il concetto del ‘non tutti devono sapere tutto’ e in quegli anni tra il ‘60 e il ‘70 la massima segretezza era applicata a 360°.  Questo tipo di comportamento dei quadri dirigenti, a vari livelli dei Servizi, fu un insegnamento per la Rimington. Notava però che tutta questa segretezza, ovvero l’etica della Guerra Fredda, così la definisce, aveva naturalmente dei risvolti pericolosi, dando origine a una reale inefficienza anche perché le informazioni sensibili, tenute così nascoste, potevano non arrivare a chi invece avrebbe dovuto averle per lo svolgimento del proprio incarico. Quindi le indagini collegate potevano risentirne e non ottenere i risultati sperati. In altri termini questo senso di eccessiva segretezza aveva portato a una paranoia nel settore e, a volte, inefficienza.

Nel 1969 qualcosa iniziò a cambiare per la Gran Bretagna. Nel Nord Irlanda vi era una violenza in continuo aumento che aveva approfondito le divisioni fra le due comunità locali, inglese e irlandese. Il movimento sui diritti civili aveva guadagnato terreno E nell’aprile di quell’anno una ventunenne, Bernadette Devlin, fondatrice del partito socialista repubblicano irlandese, era riuscita a farsi eleggere come membro del Parlamento per il Mid-Ulster. La situazione iniziò a impensierire seriamente il governo di Westminster che ritenne di aver bisogno dell’intelligence per gestire la situazione.

In quegli anni era pensiero comune che prima di lanciare un’indagine, usando tutte le possibili risorse (intercettazione di comunicazioni, sorveglianza attiva in copertura e informazioni da agenti sotto copertura), bisognava dimostrare che esistesse una minaccia seria alla sicurezza nazionale: era importante per la protezione dei diritti e delle libertà individuali che le risorse dello ‘Stato segreto’ (come veniva definito), fossero applicate solamente quando la situazione fosse tale da doverle richiedere. Ricorda Stella che, durante il suo periodo come dirigente del Servizio, molto spesso si trovò, con i suoi colleghi, a decidere se il livello della minaccia fosse da catalogare come un crimine organizzato o un estremismo libertario che giustificasse un’azione di MI5 o se tali attività rappresentassero invece materia di ordine pubblico che doveva essere lasciata alla polizia da gestire.

Quando nell’autunno 1969 Stella fu destinata per la prima volta alla Sezione irlandese, la situazione era ancora calma. Aveva poco personale in sede, ma era supportata da un piccolo gruppo di persone che, andate in Irlanda del Nord a lavorare, riferivano su quel che fosse opportuno fare. Il suo lavoro era semplice: mettere in ordine tutti i documenti generati al proposito e archiviarli in modo che potessero essere localizzati e usati, all’occorrenza. Nel giro di poco tempo, la Sezione fu però sommersa da un flusso di documentazione imponente perché la pressione aumentava.

Fu proprio quel periodo di fine Anni ‘60 che iniziò il grande cambiamento strutturale e di operatività di MI5: stava emergendo anche una seria minaccia di terrorismo alle porte della Gran Bretagna, domestico e internazionale che marcò un cambiamento significativo nell’uso delle risorse, allontanandosi progressivamente dai tradizionali obiettivi della Guerra Fredda.

La Sezione stava divenendo sempre più importante ma Stella, ancora assistant , fu inviata a lavorare in un reparto che da tempo si occupava di quello che era comunque rimasto un nemico importante, i Servizi informativi dell’Unione Sovietica: scoperti i ‘Cinque di Cambridge’, MI5 si trovava di fronte alla necessità di approfondire quale fosse stata in realtà la rete che quelle spie avevano gettato intorno a sé, ovvero trovare i loro collaboratori occulti per renderli inoffensivi. L’inchiesta fu attuata e conclusa, ritenendo che nulla di importante fosse successo a questo riguardo. Intanto, a giudizio di Stella, era interessante comunque monitorare in quel periodo la situazione dello spionaggio nemico in Gran Bretagna, sempre molto critica.

Questo sembra essere il momento in cui la giovane impiegata, nonostante fosse un assistant officer, avesse iniziato a comprendere meglio quale potesse essere il ruolo di MI5 nel settore: esperienza che ebbe un certo peso quando ne divenne il Direttore. In effetti il Servizio stava iniziando a cambiare: il gruppo di ufficiali provenienti dall’ex servizio coloniale si stava esaurendo e erano necessari nuovi reclutamenti, sebbene ancora fatti sulla base di conoscenze personali, come era avvenuto per Stella in India.

Agli inizi degli anni 70 le donne del Servizio iniziarono a non essere soddisfatte del loro livello impiegatizio inferiore. Si erano rese conto che avevano maturato la stessa professionalità degli uomini e spesso rimaneva loro difficile lavorare con qualche collega officer che, magari recentemente assunto, ne sapeva meno di loro.

All’alba dei suoi 37 anni, dopo essere già stata quattro anni nel Servizio a Londra e un anno in India, Stella iniziò a pensare che era giunto il momento di cambiare, non volendo peraltro accreditarsi come ‘rivoluzionaria’ in un ambiente che non vedeva di buon occhio protestatari interni. Il momento decisivo di pensare a una richiesta in merito fu quando si trovò ad essere assistant officer di un giovane fresco di università, ventitreenne, appena reclutato che non aveva evidentemente la sua competenza nel settore. Attese il momento della sua annuale intervista con il capo del personale e afferrò l’opportunità di chiedere per quale ragione lei e le altre colleghe non potessero diventare officer, lasciando interdetto il suo interlocutore perché non era mai accaduto che una donna ardisse divenire un membro officer di MI5.

A metà degli Anni ‘70 i cambiamenti dedicati agli elementi femminili non furono gli unici che si ebbero nell’ambito del Servizio, considerato che erano necessarie nuove professionalità per poter abbattere il terrorismo, sorto proprio agli inizi di quel periodo, che stava per portare cambiamenti profondi della cultura e dei metodi.

Stella aveva idee molto chiare rispetto al futuro, sostenendo che in un’organizzazione di intelligence servono qualità differenti che si trovano sia negli uomini sia nelle donne e forse sono proprio le differenze di genere quelle che servono in un settore così complesso. Una donna già proiettata nel XXI secolo.

Molti pregiudizi, però, persistevano ancora sull’utilizzazione degli elementi femminili nel settore operativo: era idea comune che nessun agente dell’intelligence, compresi i Servizi sovietici, avrebbero preso direttive da una donna; inoltre non si poteva mettere una donna a diretto contatto con qualcuno proveniente da paesi arabi perché le differenze culturali erano così forti da non poter essere superate.  Non potevano essere impiegate nemmeno nell’antiterrorismo in Irlanda, lavoro pericoloso e, in quanto tale, a loro non adatto. Tantomeno potevano operare in settori di collaborazione con la polizia perché di sicuro un poliziotto non avrebbe mai considerato una donna come collega. Si faceva poi riferimento al posto della donna nella famiglia, per non concederle posti di rilevante responsabilità: il lavoro nell’intelligence era quasi totalizzante ma Stella sosteneva che anche per l’elemento maschile era importante tornare a casa proprio per poter mantenere un equilibrio personale, anche nel lavoro. Quindi non vedeva le differenze. Ancora però queste erano ben chiare ai responsabili dei Servizi informativi, non solo Gran Bretagna.

La promozione arrivò ma fu un caso isolato, ad personam. Era, però, stata avviata la discussione sulla discriminazione di genere nella società inglese di quegli anni e la sua promozione contribuì ad abbattere un muro perché negli anni seguenti molte donne furono reclutate direttamente come officer e altre, che erano state solo segretarie, furono promosse al rango di assistant officer.

Con il nuovo livello, finalmente Stella poteva condurre indagini in proprio, dedicandosi alla ricerca di altre informazioni sul ‘circolo di Cambridge’. Lentamente l’approccio verso le donne nel Servizio stava cambiando e questo lo dimostra un primo impegno operativo a responsabilità esclusiva di Stella, quello di ottenere informazioni utili da un marinaio di una nave mercantile del blocco sovietico che, in uno dei suoi viaggi in Gran Bretagna, aveva informato un poliziotto locale che avrebbe avuto volentieri un contatto con qualcuno dei Servizi di intelligence inglesi perché aveva informazioni da dare. L’operazione fu un successo anche se l’uomo, dopo un primo sdegnato rifiuto di parlare con una donna, si convinse a essere intervistato da lei. Le informazioni che le confidò risultarono di rilevante importanza.

Questo evento segnò un punto di riferimento nella scalata delle donne alla carriera e in particolare per la Rimington, per raggiungere posti di maggiore responsabilità, fino a divenire il vice direttore della Sezione ‘agenti del blocco sovietico’ nel 1980.

Erano anni in cui si cercavano febbrilmente le spie dei nemici, con successo, tanto che nell’aprile 1971 furono espulsi dalla Gran Bretagna ben 105 agenti dell’intelligence sovietica e delle le nazioni che facevano parte del Patto di Varsavia, tutte molto ben rappresentate sotto diverse coperture.

Il 1976 fu un momento di picco della Guerra Fredda e in quel periodo il blocco oltre cortina era particolarmente attivo. Il KGB contava più di12.000 agenti, solamente in una delle sue Direzioni, quando Gorbaciov divenne Segretario generale del partito comunista sovietico: e molti di questi agenti erano stati inviati in missione all’estero. In Gran Bretagna costoro cercavano di avere informazioni dal punto di vista militare, economico, politico, scientifico e tecnico. Dispiegavano altresì una grande attività per il reclutamento di informatori locali e di agenti doppi. Un momento di notevoli successi per i Servizi di intelligence sovietici. La sorveglianza sulle rappresentanze diplomatiche dei Paesi del Patto di Varsavia era naturalmente molto forte e di una parte se ne occupava direttamente Stella, ormai come responsabile del settore. In quel momento, poiché gli agenti sovietici andavano particolarmente in cerca di documenti che fossero stati classificati ‘segreti’, il Servizio riusciva a far passare carteggio falsamente classificato ‘segreto’ allo scopo di disseminare informazioni distorte, in parte confezionate nella sua Sezione.

Ricorda Stella che in quel periodo di Guerra Fredda i Servizi di intelligence del blocco sovietico rappresentavano una seria minaccia alla sicurezza nazionale. Quando Oleg Gordiewsky, già agente doppio in favore dei britannici, all’interno della cellula KGB in ambasciata, disertò la sede dell’intelligence sovietica a Londra, il Servizio ebbe la conferma con le sue rivelazioni che il piano di prevenzione contro le infiltrazioni di quel blocco era stato efficace.

Dopo tre anni a capo della Sezione ‘agenti del blocco sovietico’, ebbe l’incarico di Assistente del Direttore di una delle Sezioni competente per la lotta all’eversione, in un periodo di disordini politici e di attività sovversiva, soprattutto a Liverpool. La più gran parte di quelle sommosse erano fomentate dal mondo comunista, probabilmente con il consiglio e l’appoggio dell’ambasciata sovietica a Londra e delle organizzazioni trotskiste.

Fu difficile per lei e per il Servizio decidere se queste attività erano di sicura competenza di MI5 perché classificabili come funzioni di difesa della democrazia. Una sua interessante notazione rispetto all’operatività di un Servizio informativo è che questo debba monitorare una nuova minaccia per la sicurezza dello stato più che prevedere teoricamente possibili pericoli.

Occorre ricordare che l’operatività contro le sommosse agli inizi degli anni ‘80 era basata sulla definizione di eversione data dal Parlamento negli anni ‘70. Lo stesso concetto fu poi incorporato nel Security Service Act del 1989: l’eversione era definita come azioni che intendevano rovesciare o minare la democrazia parlamentare con mezzi politici, industriali o violenti. Era focalizzato sulla ostilità al processo democratico ma non aveva mai incluso il dissenso politico, espresso nelle dovute forme legali. Un difficile periodo di lavoro proprio per la situazione interna in Gran Bretagna in un momento di forte disordine politico.

Fu però un momento storico durante il quale Stella fece una esperienza notevole nel contrasto all’eversione, facendo riconoscere la sua abilità professionale tanto da divenire Direttore della Sezione controterrorismo. Un incarico molto articolato e sensibile: doveva fare in modo che la pianificazione dell’attività dei suoi agenti, il loro addestramento e le risorse finanziarie, il tutto fosse usato correttamente e in sintonia con le direttive politiche del Governo del momento. Doveva delegare ai suoi agenti l’operatività sul campo (avrebbe preferito esserci lei stessa) e comprendere le conseguenze politiche che ne potevano derivare dal loro comportamento. In quel periodo andava spesso a Whitehall per coordinarsi con il Gabinetto del Primo Ministro e quindi divenne in quei luoghi un volto noto. Il suo modo di agire, però, non fu molto benvisto dalle autorità del Servizio che, all’epoca, ritenevano che i corridoi del Parlamento e gli Uffici del Primo Ministro conoscessero il meno possibile di quel che MI5 sapeva e quindi raramente frequentabili. Fu questo un momento di crisi per Stella che sentiva una crescente ostilità intorno alla sua persona, tanto che, nonostante la recente promozione, decise di cercare un altro impiego: in particolare si candidò al posto di Rettore di una prestigiosa accademia per ragazze, la Roedean. Doveva però nel suo curriculum segnalare quale era stato il suo lavoro fino a quel momento: la massima segretezza che ancora circondava il Servizio e i suoi agenti non le avrebbe permesso di spiegare chiaramente quello che aveva fatto prima. Scrisse, però, qualcosa apertamente al riguardo che lasciò interdetti coloro che dovevano esaminare la sua richiesta, per la franchezza dell’esposizione. La sua candidatura non fu accettata perché ‘non aveva precedenti esperienze nel campo dell’insegnamento’.

La crisi verso l’Istituzione fu accompagnata da una crisi nella vita personale: Stella e John decisero di separarsi. Risultava dunque vero quel che nel passato le avevano detto e che aveva ritenuto una discriminazione e cioè l’impegno di lavoro in quel settore era molto coinvolgente e che poteva portare a notevoli difficoltà in famiglia, specialmente se anche l’altro coniuge aveva una personale carriera interessante e di valore? Ma non fu un problema per lei.

La sua carriera continuava ad avere successi: nel 1986 divenne Direttore del controspionaggio e cinque anni dopo nel 1991 raggiunse il posto apicale, diventando Direttore Generale e a quel punto il suo nome fu noto a tutti. L’imbarazzo di non saper cosa rispondere agli amici che le chiedevano quale fosse il suo impiego svaniva finalmente. Spesso aveva dichiarato di essere un rappresentante di cosmetici o un venditore di stivali!

Ha ispirato la figura femminile interpretata da Judy Dench nel film ‘Casinò Royale’, evidentemente il superiore, se non proprio il Direttore di MI5, dell’agente 007, figura ideata da Jan Fleming nei suoi romanzi. In una scena del film la donna, che come taglio di capelli, richiama molto quello della Rimington, rimprovera James di avere ucciso una probabile spia, quando sarebbe stato invece molto più proficuo interrogarla. Ben si sapeva nell’ambiente che Stella si era sempre battuta contro l’idea, divulgata dai romanzi di Ian Fleming e John Le Carré, che un agente dell’MI5 avesse la licenza di uccidere E che il mondo dell’intelligence fosse pieno di intrighi e di uomini particolarmente intelligenti o affascinanti come Alec Guinnes o Sean Connnery. Nelle numerose interviste concesse e nelle sue memorie ha sempre ribattuto che nessun agente dei Servizi informativi inglesi avesse mai avuto la libertà di uccidere un avversario e soprattutto che, nonostante fisiologiche gelosie di mestiere, il lavoro veniva svolto con serietà e professionalità.

Nel 1996 Stella ha lasciato il servizio attivo e è divenuta un’apprezzata autrice di romanzi di spionaggio nei quali ha riversato quella che è stata la sua esperienza professionale, firmando i libri con il suo vero nome.

Da Direttore del controspionaggio, prima, e poi come Direttore Generale, la Rimington curò molto la collaborazione e soprattutto la condivisione dell’intelligence con gli alleati più vicini della Gran Bretagna e cioè gli Stati Uniti e le Nazioni del Commonwealth, che la portarono a fare frequenti viaggi non solo a Washington, ma anche in Australia, Canada e Nuova Zelanda, ampliando la sua conoscenza di altri sistemi informativi. Ha sempre ricordato che fu la Guerra Fredda a condizionare le direttive del lavoro d’intelligence ed era allora chiaro che qualsiasi efficiente difesa contro gli sforzi massivi dell’URSS e dei suoi alleati nel Patto di Varsavia avrebbe dovuto comportare la più forte collaborazione fra i Servizi informativi occidentali, sempre con la paura che qualcuno di essi non riuscisse a contrastare la penetrazione di qualche agente nemico, come poi avvenne in alcuni casi; nel 1989, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, cessò l’influenza invadente della Guerra Fredda anche su MI5. Questo evento sembrò quasi non essere stato previsto, nota la Rimington, ma fu chiaro che ebbe un effetto dirompente sull’organizzazione di tutti servizi occidentali e sulla professionalità degli agenti dell’ovest e dell’est che dovettero rapidamente riconvertirsi ai nuovi modelli di raccolta informativa e relativa analisi.

La sua stagione dirigenziale si dovette spesso confrontare con il terrorismo, quello irlandese e quello che si affacciava nel panorama internazionale, in particolare con dirottamenti di aerei e altre forme di lotta cruenta come la presa e spesso finale uccisione di ostaggi. Il che comportava la ricerca di un nuovo approccio per fronteggiare quelle sfide alla sicurezza internazionale. Questo comportò nuove relazioni più strette anche con i Direttori dei Servizi ‘segreti’ europei. Fu questo un momento di grande impegno per la Rimington, che perseguì con intensità il nuovo approccio di MI5 all’intelligence, soprattutto quello di condividere informazioni molto sensibili agli Stati oltre confine in modo da allertare qualsiasi territorio stesse sotto minaccia terroristica, partecipando a quasi tutte le riunioni dei Direttori dei Servizi informativi occidentali, attuando la nuova filosofia operativa di MI5.

Da Vice Direttore Generale del Servizio, prima, e poi nella pienezza dei suoi poteri di Direttore Generale, riuscì nella difficile impresa, non senza contrasti anche politici, di riorganizzare il servizio di controspionaggio, riuscendo a sottrarre alla Metropolitan Police Special Branch la competenza esclusiva che aveva sempre avuto nelle operazioni contro il terrorismo irlandese sul territorio della Gran Bretagna, allo scopo di dare una linea più corretta e performante a quella Direzione.

Le interviste che ha rilasciato, interessandosi anche di politica internazionale attuale, sono molto interessanti: una donna sicuramente avanti nei tempi, che si è saputa collocare con intelligenza, non scevra da ambizione personale, in un momento di cambio epocale, trovando la via giusta per inserirsi e aprire la strada per altre funzionarie, in quel particolare settore che è sempre stato fin dagli inizi terreno riservato all’elemento maschile, salvo qualche rara eccezione.

Stella Rimington ha avuto certamente una vita interessante e una carriera soddisfacente, aiutando altre donne a averla.

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Proprietà letteraria: MGPasqualini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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