Diplomazia e intelligence nel XXI secolo. Brevi note storiche a margine di una lezione…

Diplomazia e intelligence nel XXI secolo. Brevi note storiche a margine di una lezione…

secondo volume

 

Leggendo una lezione di Michele Valensise, diplomatico Segretario Generale del Ministero degli Esteri dal 2012 al 2016, durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri, vien fatto di ricordare che nel passato, e mi riferisco al periodo fascista e durante la seconda guerra mondiale, in realtà c’è sempre stata una rete di intelligence organizzata dal Ministero degli Esteri.  Un esempio. Secondo i documenti inglesi, prima dell’armistizio, nei Balcani, a parte la presenza dell’OVRA, era stato attivo un Servizio informazioni del Ministero degli Esteri. In due su tre casi accertati si riteneva però che fosse comunque rappresentato da ufficiali. A Salonicco ad esempio si diceva che fosse il tenente colonnello Fadda a lavorare per quel Ministero con due ufficiali che viaggiavano in Ungheria, Bulgaria e Albania, coprendo quei territori. Molto probabilmente uno di questi ufficiali era il maggiore dell’Arma Ugo de Carolis, titolare di un passaporto di servizio intestato a ‘Giuseppe De Carolis’ di professione impiegato. In realtà il de Carolis lavorava a stretto contatto con il colonnello, poi generale, Giuseppe Pièche, che nel 1942 era stato inviato nei Balcani, a disposizione del Ministero degli Esteri. La sua presenza e la sua collaborazione con quel ministero complicò ulteriormente la situazione intelligence italiana nei Balcani, anche perché in quel periodo vi erano ben cinque diversi organismi italiani, con due centri SIM regolarmente accreditati, un elemento singolo per la Marina e uno per l’Aeronautica e un collaboratore di Pièche. Il tutto suscitava localmente una certa diffidenza. Da quelle zone Pièche inviò al Ministero degli Esteri una serie di rapporti molto dettagliati sulla situazione della Croazia, Dalmazia, Serbia, Ungheria, Bulgaria, Grecia e Romania; sulla personalità e sull’operato di Ante Pavelic, sul partito degli ustascia, sulle stragi di croati e serbi e ebrei nella Croazia.

Leggendo documenti d’archivio si nota come sempre la diplomazia sia stata una fonte di intelligence sia all’interno del ministero sia in rapporto con i Servizi informativi del momento. Una nota storica: subito dopo la prima guerra mondiale Tommaso Tittoni, allora Ministro degli Esteri, progettava una riorganizzazione dei servizi di informazione, propaganda e stampa all’estero da sottoporre ai vertici militari. Il Ministero degli Esteri aveva dato un valido appoggio all’attività informativa e voleva divenire protagonista e comunque parte integrante di un nuovo eventuale servizio informazioni post bellico unificato. Da questa ambizione derivò una circolare dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Nitti alla Regia Marina in cui chiedeva la soppressione di tutti i centri dipendenti all’estero, passandone la competenza alle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane. La Marina promise di studiare il problema ma altri avvenimenti poi non permisero quanto richiesto da Nitti.

Estratto da Pasqualini, Carte Segrete dell’intelligence, vol.II.

Di seguito la lezione di Michele Valensise.

La diplomazia ha subìto un’evoluzione nel corso dei secoli, accompagnando i cambiamenti politici, economici e sociali, economici della storia dei popoli. Oggi la diplomazia continua a favorire i rapporti tra gli Stati e si estende in nuovi spazi, come ad esempio vediamo nella “diplomazia dei vaccini”. Per gli Stati uscire per primi dalla pandemia significa non solo superare la crisi sanitaria, ma anche riattivare la propria economia con vantaggi competitivi su altri Stati.

“Occorre trovare un punto d’equilibrio – ha osservato l’ambasciatore Valensise – tra la necessità di collaborazione e la volontà di competizione”. Nel secolo scorso dopo la Prima Guerra Mondiale è stata costituita la Società delle Nazioni, dopo la Seconda Guerra Mondiale nacque l’Organizzazione delle Nazioni Unite, due istituzioni con una base concettuale comune, fondata sul dialogo e sulla collaborazione tra gli Stati. Dopo la pandemia vivremo una nuova stagione di cooperazione internazionale o un ripiegamento sulle politiche nazionali?

Per l’Italia i cardini restano chiari, Unione Europea e NATO, al di là di qualche recente polemica nei confronti dell’Ue per ritardi e inefficienze in materia di acquisizione di vaccini. Un po’ paradossalmente il ruolo dell’Unione Europea nel mondo è allo stesso tempo debole e forte, “accanto alla forza economica e al suo mercato, l’Unione ha istituzioni e procedure che meritano di essere rafforzate”. Circa l’Alleanza atlantica, è da notare il cambio di strategia politica degli Stati Uniti, dalla distanza, quasi lo scetticismo di Trump verso la Nato, alla maggiore attenzione di Biden per un raccordo con gli alleati per fronteggiare, auspicabilmente coesi, le incognite e la concorrenza di Cina, Russia e altri attori importanti sulla scena internazionale. D’altra parte la rinnovata assertività di Pechino e in particolare di Mosca impone cautela verso chi ha interessi strategici, geopolitici, economici diversi dai nostri. Sul piano dell’azione di intelligence, il fatto di non poter realisticamente immaginare a breve una struttura comune di intelligence europea non deve impedirci di promuovere un maggiore raccordo operativo tra le agenzie dei Paesi membri del’Ue.

Diplomazia e intelligence – ha concluso Valensise – si confermano sfere strettamente connesse e complementari, quasi due facce della stessa medaglia, la proiezione estera dello Stato. L’informazione, la rappresentazione e il negoziato, essenza dell’azione diplomatica, saranno tanto più efficaci quanto più ampia e solida sarà la base di conoscenza, anche alla luce di elementi e valutazioni di intelligence. Per converso quest’ultima potrà utilmente avvalersi, per il migliore orientamento della propria azione, sia delle fonti aperte su cui opera la diplomazia sia del riferimento alle priorità e agli obiettivi specifici stabiliti nell’ambito della politica estera dello Stato.

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